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Bibliotheca Hertziana [Editor]; Bruhns, Leo [Honoree]; Wolff Metternich, Franz [Honoree]; Schudt, Ludwig [Honoree]
Miscellanea Bibliothecae Hertzianae: zu Ehren von Leo Bruhns, Franz Graf Wolff Metternich, Ludwig Schudt — Römische Forschungen der Bibliotheca Hertziana, Band 16: München: Schroll, 1961

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https://doi.org/10.11588/diglit.48462#0446

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Lamberto Donati

avvenne alla fine. La posizione dei delfini non permette la collocazione di altri due come nell’opera, ma
soltanto di un terzo con simmetria triangolare. Puö darsi ehe, fra questo disegno e J’esecuzione, ci fosse
un altro bozzetto, forse in plastica, con il delfino posteriore. In tal caso e da questa concezione ehe discen-
de l’errore del Baldinucci ehe, come detto in principio, descrive la fontana con tre delfini e non quattro e,
a quel ehe sembra, trascurd di controllare sul posto le sue parole. II disegno di Windsor, Brauer-Witt-
kower 152 c, pur essendo dubbio ehe veramente sia opera diretta del Bernini, rappresenta una fase
posteriore, perche i delfini, piegati in avanti, sono quattro, le loro code hanno fatto posto allo stemma
ed alla tiara ed il Tritone e nella giusta posizione. Soltanto, la tazza non ha preso ancora la forma mirabile
delle due conchiglie ondulate; e un piano architettonico, come un largo capitello ionico colle sue volute,
dove tuttavia la linea leggermente pendente, ideata per far cadere nella vasca sottostante le due mässe
d’aequa, prelude alla forma definitiva. Sebbene sia disegnato all’acquarello con mano pesante e percid i
getti imponenti di acqua ne deturpino l’armonia, io sarei inclinato a crederlo, col Voss, opera del Maestro,
anche perche i triglifi sotto la tazza sono quelli stessi del primo progetto di Milano. Un’altra cosa e da
osservare, ed e l’esistenza di tre getti d’aequa, invece di uno solo come nello stato attuale. Che il Bernini
avesse concepito la fontana con in alto tre getti d’aequa simmetrici e sicuro, come provano i due disegni
di Milano, quello giä nominato di Windsor dove l’abbondanza dell’acqua e eccezionale; come prova
infine l’incisione di Gian Battista Falda (f 1678), Bartsch 5-35,7, ehe qui riproduciamo (fig. 313). Del
resto, anche Domenico Bernini allude alla massa d’aequa ehe in origine arricchiva la stupenda fontana,
«sgorga da questa con leggiadro mormorio acqua in abbondanza».
La larga composizione bilaterale della fontana richiama due leggeri zampilli, il cui discreto rovesciarsi
in basso dalle sinuosita delle conchiglie e in migliore accordo colla loro sagoma delicata e meglio conforme
al pensiero originale del Eernini, del quäle i due disegni milanesi sono sicuri depositari.
3. NOTE SÜLLE INCISIONI DI PIER LEONE GHEZZI
La fama di Pier Leone Ghezzi non e certamente affidata alle sue stampe, nelle quali non e facile scoprire
un’individualitä artistica. Essa e, invece, affidata alle sue pitture, ma principalmente alle sue caricature
eseguite a penna con tecnica e stile inconfondibili. Sono centinaia di ritratti parlanti, di sorprendente
naturalezza, ehe fanno rivivere innanzi ai nostri occhi una folla di personaggi, in gran parte ecclesiastici
e cortigiani, onde la sua opera si puö dire il piü grande repertorio iconografico della societa romana nella
prima meta del XVIII secolo. Nelle stampe, perciö, e forse anche nelle pitture, noi abbiamo un Ghezzi
«minore», ma ehe tuttavia sentiamo il dovere di studiare, almeno per rappresentarci nella sua integritä
artistica quest’aeutissimo osservatore di tutti i tipi umani ehe avvicinava, si garbato e spiritoso rivelatore
dei loro difetti fisici da farci pensare ehe i suoi occhi in ciascuno trovassero cagione d’umorismo, finanche
nel cadavere di Papa Benedetto XIII (Bibi. Vatic., Ottob. Lat. 3116, n. 167). Purtroppo quasi nulla di
quest’inimitabile vena rimane nelle sue stampe, quasi tutte di carattere serio; se talvolta vi troviamo
la nota umoristica, come nei ritratti di Zabbaglia, di Gabbuzzino e di Casata, e perche sono incisioni ehe
egli esegui da caricature preesistenti.
Sebbene il Bartsch (Peintre-Graveur, XXI, p. 299) affermi ehe il catalogo ehe egli da delle stampe e
completo, nel corso dei nostri studi abbiamo avuto l’occasione di trovarne alcune ehe egli non conosceva.
Ne diamo qui la descrizione, lieti d’allargare la cerchia d’attivitä del Ghezzi ed in pari tempo di migliorare
la conoscenza ehe abbiamo del nobile artista. Per ora diamo notizia soltanto delle stampe incise diret-
tamente dalla sua mano; quelle, invece, alle quali forni soltanto il disegno saranno oggetto di altro
studio, dal quäle si vedrä quanta parte della sua ispirazione il Ghezzi verso nella decorazione del libro
e quanto sia difficile scoprirvela. Fra i disegni ehe abbiamo esaminati nella Biblioteca Vaticana (Ottob.
Lat., 3112-3117) sono alcuni ritratti entro una cornice ovale, evidentemente preparazione per l’incisione;
altri sono perfettamente compiuti per essere incisi, come i due ritratti del Lancisi (Ottob. Lat., 3112, 68;
3113, 103). Sotto il ritratto del Matematico Vincenzo Santini (Ottob. Lat., 3115, 160) il Ghezzi scrive:
«Questo ritratto fu intagliato»; lo riproduciamo insieme coll’incisione, ehe infatti sembra di mano del
Ghezzi. Invece, nella lunga didascalia sotto quello di Gennaro Giannelli (Ottob. Lat., 3117, 198) si legge:
«Di questo disegno ne fu fatta una copia ed e stato intagliato in Francia in acquaforte.»
 
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