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Bibliotheca Hertziana [Hrsg.]; Bruhns, Leo [Gefeierte Pers.]; Wolff Metternich, Franz [Gefeierte Pers.]; Schudt, Ludwig [Gefeierte Pers.]
Miscellanea Bibliothecae Hertzianae: zu Ehren von Leo Bruhns, Franz Graf Wolff Metternich, Ludwig Schudt — Römische Forschungen der Bibliotheca Hertziana, Band 16: München: Schroll, 1961

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https://doi.org/10.11588/diglit.48462#0462

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458

Vincenzo Golzio

Non e chiaro come gli architetti potessero ispirarsi al salomonico tempio di Gerusalemme; ma e chiaro
ehe si pretendono da loro cose originalissime e mai vedute. Se non e pura amplificazione poetica e retorica,
si dovrebbe scorgere in queste parole una reazione contro la comune architettura sacra del tempo.
Non lascia di sorprenderci alquanto ehe un tema cosi importante come quello della Basilica Lateranense
fosse confinato nella seconda classe dell’architettura e non fosse stato considerato degno degli onori
della prima classe.
Vincitori furono tre romani, i cui nomi ci suonano ignoti: Ludovico Sanmarco (primopremio); Ferdinande
Reif (secondo premio); Vincenzo Nelli (terzo premio). I giudici erano: il pittore Carlo Maratti, principe
dell’Accademia, l’architetto Francesco Fontana, figlio del piü famoso Carlo; gli architetti G. B. Contini
e Carlo Buratti. II Maratti darä i disegni ehe dovevano servire agli scultori delle statue da collo-
carsi nelle nicchie della navata maggiore di San Giovanni come idea direttrice o addirittura come
modello12.
Anche Carlo Fontana aveva dato per la facciata di San Giovanni un disegno (fig. 329) ehe conosco per
la cortesia del dr. Bryan Little, conservato nell’Ashmolean Museum di Oxford (Gibbs Collection, vol. III,
p. 32). II prospetto ideato dal Fontana e del comune tipo a due ordini, ma il primo ordine ha l’apparenza
di un ordine colossale ehe comprende due piani, rispettivamente costituiti dal portico e dalla loggia.
Il secondo ordine, men largo del primo, e collegato a questo mediante palme, ehe, come nella facciata
di San Marcello al Corso dello stesso Fontana, sostituiscono le solite volute, e presenta nel centro un arco
prospettico, ehe rammenta quello della facciata borrominiana dell’Oratorio dei Filippini, e quello, ehe
verrä piü tardi, del prospetto di Santa Maria Maddalena
Dopo il concorso di San Luca e il disegno attributo a Carlo Fontana si era avuto il disegno di tal G. A. Bian-
chi, conservato nel Gabinetto Nazionale delle Stampe13. In basso del disegno si egge una scritta ehe
dichiara ehe questo «pensiero» fu terminato a Roma da G. A. Bianchi Lombardo il 15 gennaio 1716,
con la scorta di Abramo Paris, celebre architetto. Anche di costui si hanno notizie scarsissime; si conosce
solo ehe fin dal 1684 lavorava al servizio del papa, ehe era oriundo francese e ehe l’architetto inglese
James Gibbs, a Roma allievo del Fontana, lo chiama talvolta suo maestro.
Il Bianchi, come si legge in una scritta sul verso del foglio, era di Campione, uno dei tanti ticinesi dunque
ehe vennero ad operare in Italia, in assoluta prevalenza architetti.
11 suo progetto e a due ordini e assai ornato; in basso ha un portico e sopra un loggiato, nei quali le pareti
piene sono ornate da statue entro nicchie. Il portico termina con una cornice balaustrata orizzontale con
statue, ma nel centro si alza un frontone triangolare a dominare tutta la costruzione, un poco come quella
terminazione ehe vagheggerä il Galilei. L’architetto volle, come espressamente nota egli stesso, continua -
re con questa facciata il palazzo ehe le sorge accanto. Urta in questo progetto la soverchia agghindatura
ehe offende il carattere severo ehe anche il Borromini, nonostante i suoi «capricci» aveva saputo mantener
all’interno. Il suo autore in esso non si mostra superiore ai concorrenti di San Luca!
Sempre nel Gabinetto delle Stampe si conserva un altro progetto, anonimo questo, per la facciata di
San Giovanni in Laterano, anch’esso a due ordini14. Questo e piü semplice e simpatico, sempre tuttavia
dotato di un’eleganza settecentesca, ehe si disposa a forme classicheggianti; qualcosa come l’architet-
tura del Juvarra a palazzo Madama. E’ stato dal Rotili15 attribuito a Filippo Raguzzini, ma per
quanto e dato giudicare da un disegno, in quest’architettura non e facile ravvisare i caratteri stilistici
di quel maestro.
Si esitava dunque tra l’ordine unico e i due ordini; nel Settecento, anche in costruzioni minori, l’ordine
unico s’adottava volentieri. G. Antonio e Mattia de Rossi, a dar ascolto alla «Breve esposizione» citata,
volevano fare la nuova facciata di San Giovanni in Laterano a due ordini e incorporarla nel palazzo
contiguo, come proponeva anche il Bianchi; a tre ordini addirittura era il modello fatto dall’architetto
Mario Bernardi.
12 M. Lobet, Carlo Maratti e gli scultori delle statue degli apostoli in S. Giovanni in Laterano, «Archivi», 1935,
pp.140-144.
13 Cfr. Disegni di Ferdinande Fuga e di altri architetti del Settecento, catalogo a cura di Lidia Bianchi, Roma 1955, pp, 102-104
e fig. 27.
w Id., p. 94 e fig. 22.
15 M. Rotili, Filippo Raguzzini e il rococö romano, Roma (1952), pp. 77ss., e tav. XIX.
 
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