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Bibliotheca Hertziana [Hrsg.]; Bruhns, Leo [Gefeierte Pers.]; Wolff Metternich, Franz [Gefeierte Pers.]; Schudt, Ludwig [Gefeierte Pers.]
Miscellanea Bibliothecae Hertzianae: zu Ehren von Leo Bruhns, Franz Graf Wolff Metternich, Ludwig Schudt — Römische Forschungen der Bibliotheca Hertziana, Band 16: München: Schroll, 1961

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https://doi.org/10.11588/diglit.48462#0466

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462

Vincenzo Golzio

nia ehe appena sanno leggere; dove ehe a concepire, e fare una
buona e conveniente Forma adattata a un luogo dato, e
assegnato, si richiedono Architetti, ehe abbiano fatto gli studi
accennati di sopra, senza i quali non potendosi conoscere i prin-
cipi, ne le cause delle buone, ed eccellenti Forme, ne le parti
correspettive e proporzionate alle Fabbriche, forza e, ehe si
operi a mero caso, e Capriccio, e per pura pratica, e ehe si vada
pigliando di qua e di lä dall’opere dei buoni Professori, si
componga al piü un Centone di cose buone, il quäle in carta,
e in Disegno faccia a prima vista, ed agli occhi di chi non sa per
via di regole, e di principj, una bella comparsa. ma essendo quelle
si malamente connesse tra loro, e si poco adattate ai siti, ed alle
circostanze dei Luoghi, se per disgrazia si mettono in opera tali
Disegni, facciano allora irreparabilmente patente mostra dei
loro difetti, i quali rinfacciati ai loro autori non sanno altro dire
in propria difesa, se non ehe la tal cosa e stata fatta da Michel
Angelo, la tal altra dal Borromino, quell’altra dal Bernino.
F non conoscendo i meschini ehe i nominati valenti Professori
per le circostanze, nelle quali si trovarono, dovettero per far
bene, e maestrevolmente in quella guisa operare, e ehe se si
fossero trovati in circostanze diverse, e simili a quelle, nelle
quali costoro si ritrovarono, si sarebbero vergognati di operare
come essi. Dall’essere adoperati indifferentemente anche co-
storo, ehe non hanno veduto altro libro ehe il Barrozzio da
Vignola, e dall’essere senza considerazione portati e promossi
in pregiudizio dei valenti uomini, i quali lasciati da parte,
non possono in mancanza di occasioni mostrare il loro valore,
ne segue, ehe si vedono frequentemente bene acquarellati
Disegni in carta e rare volte buoni Edifizj in opera.
Tornando alla Facciata di S. Gio., da cui mi sono alquanto
dipartito, per aver creduto necessario render chiaro, non esser
facile ne da tutti il concepire una bella Forma, il formarne un
buon giudizio, ed usare tutta quella esatta avvertenza, ehe
conviene avere al sito, alle circostanze, ed alla Chiesa, acciö
riesca proporzionata, e bella non in apparenza, ne in astratto
ma in sostanza, ed in concreto della medesima Chiesa, alla quäle
difficilmente poträ adattarsi alcuna di quelle Forme, ehe si
scorgono nell’altre Chiese, perche avendo quella di S. Gio.
cinque Porte con cinque Navate ed in una delle due estreme
essendo situata la Porta santa, e dovendosi necessariamente
ornare tutto questo sito, ehe e di una estensione, e di una lar-
ghezza ben grande, chi volesse adattare una di quelle forme,
ehe a proporzione della loro larghezza molto alzar si sogliono,
sarebbe obbligato a far piü ordini un sopra l’altro, portar la
Fabbrica ad un’altezza smisurata e senza esempio al doppio di
quella della Chiesa, e per conseguenza fare una cosa propria piü
tosto di un Campanile, ehe di una Facciata con gran profusione
di denaro.
Molto meno a proposito sarebbero certe altre Forme senza una
propria terminazione, e di una minuta delicatezza di centi-
nature Fuorasquadri, e cose simili affatto improprie di un
grande e magnifico Edifizio.
Ne pure per avere una bella Forma, ed in conseguenza una
buona Facciata, bisogna idearsi una mole smisurata, o una
selva di colonne, o un ammassamento di Pilastri, o una molti-
plicitä di Ordini, o finalmente un affollamento di ornati,
Centinature, e Fuorasquadri, ehe ad altro non vagliono, se non
ehe a far fatigare senza conclusione i poveri Architetti e con-
durli a dare per necessitä nel Gotico, e raddoppiare la fattura.
Ma bisogna, ehe la Forma sia propria al sito, ed alle circostanze,
con naturalezza e con ragione ornata, e le sue parti con nuova,
e buona disposizione collocate. Ed in fatti quelli Edificj, ehe in

tal guisa sono architettati, come per esempio la Chiesa della
Rotonda, e la Cappella dei Signori Strozzi in Sant’Andrea della
Valle, beuche abbiano respettivamente altre Chiese, e Cappelle
piü grandi, piü rieche, e piü ornate di loro, nientedimeno
riempiono al paro, e forse piü di ogni altra di maraviglia e
piacere non solo i Professori, ed Intendenti, ma ogni altro, ehe
le rimira.
Una Forma di tal fatta conviene ritrovare per la Facciata di
S. Gio., e nessuna cosa puö darne tanto chiaro, ne tanto sicuro
lume, quanto le Fabbriche fatte dagli antichi Romani allorche
la loro Republica, e l’Impero di loro erano nella maggior
grandezza, e l’Architettura nella maggior eccellenza e per-
fezione, ehe mai sia stata. Da tali chiare, e reali sorgenti, e non
da diramati, e torbidi rigagnoli puö questa cavarsi. In quelle
ancorche non intese, e quasi affatto distrutte dalle ingiurie dei
Barbari, o dei tempi, e semplicemente delineate, e descritte
dagli autori, chi ben conosce trova il bello, e il buono, il vago,
il sodo dell’Architettura, e sa adattarlo al proprio bisogno, e
caminando sopra le vestigie dei Romani antichi, e seguitando
le loro costumanze, puö francamente operare con sicurezza
di far bene, e perö non sarä fuori di proposito il dire ciö,
ehe i medesimi praticavano nei loro Tempj.
Ornavano essi il piü delle volte le Facciate dei detti Tempj senza
tanti superflui abbellimenti, ma con una proporzionata natura-
lezza di belli, e magnifichi Portici, e senza altr’Ordine sopra,
si perche essendo il portico per se stesso Fabbrica compita,
e perfetta, non ha bisogno di altro accrescimento, si perche
facendosi il primo Ordine grande verrebbe con i secondi a
portarsi la Fabbrica troppo in alto, ed all’incontro facendosi
il primo depresso, rimarrebbe l’Edifizio senza maestä, si perche
ancora, come dottamente avvertisce Vitruvio, con un sol
Ordine si toglie un Lavoro faticoso, e molesto, si scema in gran
parte la spesa, e si accresce magnificenza all’opera.
In tal guisa fece Michelangelo il Disegno per la Facciata di
S. Pietro, il quäle era ideato in maniera ehe la gran Cupola gli
serviva di propria e nobile terminazione, e per essere la Basilica
isolata i Lati della Crociata gli facevano prospetto, e la Tri-
buna, i Lati, e la Facciata per essere ornati tutti di un istesso
Ordine intorno intorno, ed egualmente distanti servivano di
nobilissima base alla gran Cupola, ehe unitamente venivano
a fare una bellissima armonia, e la Facciata aveva una bellis-
sima terminazione. Ma essendosi allongata la Chiesa, e slon-
tanata la Facciata dalla Cupola, oltre all’altre belle qualitä
venne a perdere quella nobile, e giusta terminazione.
Il Maderno poi aggiunse al Disegno due Campanili per rendergli
in qualche maniera quella bella terminazione ehe aveva perduta,
ma mancati ancora questi, la Facciata e rimasta mozza, e senza
terminazione, come rimarrebbe quella di S. Agnese in Piazza
Navona, se le si slontanasse la Cupola, e le si togliessero ancora
i Campanili.
Dal detto finora pare, ehe possa bastantemente comprendersi
ehe la Facciata di S. Pietro nello stato, ehe e presentemente non
puö servire di regola di una ben compita facciata, perche non
avendo la terminazione di Michel Angelo, ne quella del Maderno
per le cause dette di sopra viene ad esser priva del piü bei
fregio, ehe le avevano dato, e non l’e rimasto se non quello di
esser composta di un sol Ordine, nel ehe merita di essere imi-
tata.
Sarä bene per tanto fare la Facciata di S. Gio. di un sol Ordine
ad imitazione degli antichi, non perö totalmente aperta, come
essi costumavano, ma in parte serrata per diversi riguardi
come quella di S. Pietro, nel ehe perö conviene avere particolare
 
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