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Napoli nobilissima — 5.1896

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Croce, Benedetto: Il bassorilievo del sedile di porto
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https://doi.org/10.11588/diglit.69898#0083

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

desse, e avrei potuto ripetergli con qualche ampiezza, e
nei loro tratti principali, le leggende che il popolo napo-
letano racconta sul meraviglioso personaggio.
« Niccolò Pesce viveva, nei tempi antichi, alla corte
« di un Re di Napoli, e si chiamava così perchè parte-
« cipava della natura dei pesci. Poteva starsene lunghe
« ore e lunghi giorni nel
« fondo del mare, senza
« bisogno di respirare,
« come se si trovasse
« nel suo proprio ele-
« mento. Quel Re se ne
« servì più volte per ca-
« varsi le più strane vo-
« glie e curiosità. Una
« volta volle sapere
« com’è fatto il fondo
« del mare, e Niccolò Pe-
« sce, dopo averlo ben
« esplorato, gli seppe dire
« che è tutto formato di
« giardini di corallo, che
« l’arena è cosparsa di
« pietre preziose, che
« qua e là s’incontrano
«mucchi di tesori, di
« armi, di scheletri uma-
« ni, di navi sommerse.
« Un’altra volta gli or-
« dinò di indagare come
« l’isola di Sicilia si reg-
« ga sul mare, e Niccolò
« Pesce gli disse che la
« Sicilia poggia su tre
« immense colonne, e la
« terza è spezzata. Un’al-
« tra volta ancora lo fece
« scendere nelle miste-
« riose grotte di Castel dell’uovo, e Niccolò Pesce ri-
« comparve con le due mani cariche delle gemme, che
« v’avea raccolte. Nel viaggiare, teneva questo modo: si
« gettava nel mare, si faceva ingoiare, intero intero, da
« qualcuno degli enormi pesci, che incontrava, e, nel ven-
« tre di esso, percorreva, in poco tempo, grandissimo di-
« stanze. Quando voleva venir fuori, con un coltello (il
« coltello, che, anche nal bassorilievo, gli è messo in
« mano) tagliava il ventre del pesce, e, libero e franco,
« faceva le sue ricerche. Volle un giorno il Re sperimen-
« tare fino a che punto proprio potesse giungere della
« profondità del mare, e gli disse di andare a ripigliare
« una palla di cannone ch’egli avrebbe gettata. — Maestà,

« rispose Niccolò Pesce, io mi perderò, io non tornerò
« più; ma, se così volete, farò la prova. — Il Re insistette;
« gettò la palla. Niccolò balzò subito nelle onde: corse,
« corse senza posa dietro la palla, e a un tratto gli riuscì
« di raggiungerla: ma, nel sollevare il capo, si vide di
« sopra le acque, che lo coprivano con un marmo se-
« polcrale, e s’accorse di
« trovarsi in uno spazio
« vuoto, tranquillo, silen-
« zioso, senza acqua. In-
« vano tentò di riafferra-
« re le onde, e di riattac-
« care il nuoto. Restò lì
« chiuso, e lì morì ».
Così, press’a poco, il
popolo napoletano narra
ancora di Niccolò Pesce;
e sarebbe bene che qual-
cuno raccogliesse nel det-
tato popolare e dialettale
le versioni ancora viven-
ti (J). È interessante no-
tare che anche in Sicilia,
dove la leggenda è origi-
naria e diffusissima, s’in-
dicano parecchi simulacri
di Cola Pesce. « In Pa-
« lermo —- scrive il Pitrè
— « mi fu additata co-
« me figura di Piscicela
« un Orione inquartato
« in uno stemma genti-
« lizio entro l’atrio del
« palazzo della piazzetta
« G. Meli ». E una ru-
stica figurazione se ne
vede a Siculiana; e dal
nome di Cola Pesce si
intitola uno degli stabilimenti balneari, che sorgono ogni
anno sulla marina di Messina (1 2).

(1) Di una storia del Pesce Niccolò letta o cantata sul Molo, ho
avuto notizia senza poterla rintracciare. Anche nei teatrini dei pupi
mi dicono che talvolta si mettono in iscena le avventure di Niccolò
Pesce. Il traduttore tedesco del mio scritto, che citerò più oltre, sulla
Vossiche Zeitung, diceva di ricordare di aver letto da fanciullo, in
iscuola, poco dopo il 1840, nel manuale di fisica del Brettschneider,
di un uomo vissuto in Napoli, che era così leggero che galleggiava
sull’acqua senza far movimenti di nuoto; e si domandava se si tratti
di un fatto storico o di una reminiscenza di Niccolò Pesce. — Si tratta
di un fatto storico: quella curiosità di natura era il prete e letterato
Doti Paolo Moccia, nato a Frattamaggiore nel 1715 (cfr. intorno ad
esso Croce, Il palazzo Cellammare, Nap., 1891, pp. 21-22).
(2) G. PitrÉ, Fiabe e leggende, Palermo, 1888, pp. 371-2 (Bibl. delle
tradiz. popol. Sicil., voi. XVIII).

Antico Sedile di Porto
(da una veduta nell’opera del D’Ambra).
 
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