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Der Sturm: Monatsschrift für Kultur und die Künste — 13.1922

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Siebentes und Achtes Heft
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Walden, Herwarth: Umberto Boccioni
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https://doi.org/10.11588/diglit.47210#0130

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nannt. Mit der Kunst liessen sich die Ge-
schäfte machen, aber die Kunst macht keine
Geschäfte. Boccioni war ein Romane und
wurde ein Künstler, der also das Romanti-
sche hassen musste. Er fühlte und wusste,
dass Kunst Ordnung ist. Ordnung, die Ro-
mantiker Militarismus nennen. Darum
erklärte Boccioni der Erde den Krieg:
„Wir wollen den Krieg preisen — diese
einzige Hygiene der Welt — den Militaris-
mus, den Patriotismus“. Dieser SatzBoccionis
ist so oft falsch verstanden worden, als
man Bilder zu verstehen sucht. Nicht nur
Bilder, auch Gedanken werden in das be-
liebte Reich der Tatsachen hinabgezogen.
Alles Unglück dieser Erde stammt von der
Verwirklichung des Geistigen. Davon, dass
Gleichnisse in Bar umgesetzt werden. Wäh-
rend doch alles Vergängliche nur ein Gleich-
nis ist. Kunst ist Gleichnis und Gleichnis
ist Tat. Was wir tun, ist geschehen und
was wir nicht tun, geschieht. Es gibt kei-
ne andere Anschauung für den Künstler
und für die Kunst. Diese Anschauung ist
keine Richtung, es ist das Schauen. Boccioni
war für den Krieg als geistiges Phänomen.
Er war Künstler und wollte wie jeder
Künstler das sogenannte Leben aus der
Kunst drängen. Als er im Uebermut seines
Kunstgefühls Kunst in das sogenannte Leben
treiben wollte, stürzte er. Kunst ist un-
menschlich, sie tötet, wer sie vermenschli-
chen will. Boccioni sah den Irrtum seiner
Jugend. Wenige Tage vor seinem Tode
schrieb er: „Aus dieser Existenz werde ich
mit einer Verachtung für alles hervorgehen,
das nicht Kunst ist. Nichts ist furchtbarer
als die Kunst. Alles was ich gegenwärtig
sehe, ist ein Spiel gegen einen richtiggezo-
genen Pinselstrich, einen harmonischen Vers,
einen wohlgesetzten Akkord. Alles, damit
verglichen, ist Sache des Mechanischen, der
Gewohnheit, der Geduld, des Gedächtnisses.
Es gibt nur die Kunst.“
Mitten im Tode sind wir vom Leben um-
fangen. Die Werke bestehen, wenn auch
die Leiber verfallen. Du bist ein Künstler,
mein Freund Boccioni, Du hast den Guten
Deiner Zeit genug getan. Und wenn Franz
Marc, der Deine Bilder liebte, Dir nun die
Hand reicht, gedenket dessen, der für Euch
lebt, auf dass Ihr lebet.
Herwarth Walden
Zum ersten Mal veröffentlicht in der Monats-
schrift Der Sturm September 1916

esercito sconosciuto di tedeschi ed inglesi.
Tutte le borse erano aperte per loro. E
come per ogni buon affare bisogna avere
una buona fama l’Italia e stata nominata
la Borsa dell’arte mondiale. Con Parte si
possono concludere buoni affari ma Parte
non fa nessun affare.
Boccioni era un Romano (-buon figlio
d’Italia) e, artista, doveva odiare il romantico.
Cosi sentiva e sapeva ehe Parte e ordine
ehe i romantici chiamano militarismo.
Per questo Boccioni dichiarö la guerra
al mondo. „Noi vogliamo glorificare la
guerra, sola igiene del mondo, il militaris-
mo, il patriottismo.“ Questa fräse di
Boccioni e stata mal compresa quando si
vuol cercare di comprendere i quadri.
Non soltanto i quadri ma anche i pensieri
possono perdere il loro prestigio nel reale
impero dei fatti. Tutte le disgrazie di
questo mondo provengono dalla realizzazione
spirituale. E da questo proviene ehe le
parabole si debbano realizzare in denaro.
Poiche tutto quello ehe passa e una para-
bola. L’arte e parabola, parabola e Pazione.
Quello ehe noi facciamo e gia compiuto
e quello ehe non facciamo si deve compire.
Non esiste nessuna altra concezione per
Partista e per l’arte. Questa concezione
non deve essere una tendenza ma una
compenetrazione inferiore. Boccioni era
per la guerra come fenomeno spirituale.
Egli era un artista e voleva, come ogni
artista, la vita materiale spinta fuori
dall’arte. Quando egli, nella esuberanza
del suo sejitimento artistico, volle elevare
la vera vita ad arte, e caduto.
L’arte e inumana e uccide chi vuole uma-
nizzarla. Boccioni vide l’errore della sua
giovinezza. Pochi giorni prima della sua
morte scriveva: „Da questa esistenza (parla
della vita di guerra) io verrö fuori con un
disprezzo di tutto ciö ehe non e arte.
Niente e piü spaventevole ehe Parte.
Tutto quello ehe io vedo adesso e uno
scherzo in confronto ad un colpo di penello
ben dato, all’armonia di un verso, ad un
accordo bene intonato. Tutto, confrontato
con questo, e un affare di meccanica, di
abitudine, di pazienza, di memoria. Esiste
soltanto l’arte.“
Nella morte siamo circondati dalla vita. Le o-
pere restano anche quando i corpi si rovinano.
Tu sei un artista, mio amico Boccioni, hai
fatto abbastanza per i buoni del tuo tempo.
E tu e Franz Marc ehe amö molto i tuoi quadri
e ti ha raggiunto nella morte, ricordatevi di
colui, ehe vive per voi e con l’unico scopo
di non farvi mai morire.
Herwarth Walden
E autorizzata la riproduzione in Italia.
Pubblicato per la prima volta nella rivista „Der
Sturm" in Settembre 1916

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