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Der Sturm: Monatsschrift für Kultur und die Künste — 13.1922

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Siebentes und Achtes Heft
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Carli, Mario: I capelli della Primavera
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Carrozza, Francesco: La figlia della retrovia
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Nicastro, Luciano: Prigionia
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https://doi.org/10.11588/diglit.47210#0138

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gere la tua biondezza chiara tra il viola
cupo e profondo di quell’altra capigliatura
di primavera.
Mario Carli

La figlia della retrovia
Lo so: andavi coi soldati sui camion e sui
carri,
esperta oramai sedevi al volano;
guidavi la rotta;
sino a mezzanotte scorazzavi sugli argini
del fiume
e le sere di luna
per lo stradale, dietro al cimitero,
come una figura non vera di Guido Gozzano;
non a Felicita, non a Carlotta
simile; simile a nessuna;
ma se lo dicevo, ti facevi triste
protestando ehe non era vero.
Questo senso avevi di disciplina,
avevi questo acume di gerarchia
nel tuo amore grigioverde, o biricchina.
Era la tua virtü e il tuo pudore!
Ma con ognuno eri semplice e fresca
per i tuoi sedicianni
per i tuoi capezzoli eretti
per i tuoi capricci e i tuoi dispetti
come se tu gli avessi dato i primi baci
e i primi fremiti del tuo corpo in fiore.
Eri la figlia de la retrovia impudica,
cresciuta fra i soldati e la fatica,
senza pace e senza freni,
avvezza ad essere rincorsa presa e stretta
dagli scritturali dei comandi vicini
— la martingala, le contraspalline
gli occhi lucidi e i muscoli pieni; —
avvezza alle parole sconcie
d’ogni dialetto,
ai lazzi d’ogni fante in marcia,
alle confidence ascene delle compagne piü
grandi dirimpetto.
Eri la figlia della retrovia impudica,
compagna della Sorte,
serenitä fra il movimento e la fatica,
sorriso fra le bestemmie e i sudori.
Come il fulmine eri, ehe illumina e sqarcia,
coi tuoi occhi ardenti
fra il rumor dei motori e della morte.
Francesco Carrozza

Prigionia
Giri di testa. Sensazioni strane,
CALMA TERRIFICANTE
Confusione. Sbattere d’usci,
discutere accanito;
il corridoio e tutto una cucina.
Affacendarsi; apparecchiare tavole;
mandar soldati,
comandare.
Il fumo in gola delle stanze impugna
la luce,
e insozza l’anima d’avorio.
Voci, rumori, pazienza, impazienza.
«Signore, ho fame!
datemi domani
la vita grande;
e, per tante
speranze,
del pane
solo per oggi,
Signore!»
Lama ehe taglia,
crudeltä ehe investe,
e noncuranza atroce.
Lotta d’angosce per aggiogarsi,
ferirsi, punzecchiarsi.
Chi ha vinto ride,
chi e vinto non ha pace.
Gente rinchiusa ehe brancola nel vuoto;
gente ehe vive della sua condanna;
luce ehe illumina
scheletri e fantasmi;
dolore senza sfogo ...
oh guerra, guerra!...
Tutti, una massa immobile, concorde;
tutti obbedienti; della stessa meta;
e se si muove il primo, e il lapidato,
e l’essere del male,
il misero infamato.
Ognuno ha fretta.
Ognuno fa e disfä.
Ma nulla ehe si adatti;
insaziabile aviditä.
Parole amare scritte sopra il nulla.
Il tale niese: «guardati la vita!».
Il giorno tale: «passi e non offendi?...»
Il cuore e un peso all’anima smarrita.

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