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Der Sturm: Monatsschrift für Kultur und die Künste — 13.1922

DOI issue:
Siebentes und Achtes Heft
DOI article:
Palazzeschi, Aldo: La fontana malata
DOI article:
Carli, Mario: I capelli della Primavera
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https://doi.org/10.11588/diglit.47210#0137

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mettete
qualcosa
per farla
finire,
magari . . .
morire!
Madonna!
Gesu!
Non piü,
non piü!
Mi povera
fontana,
col male
ehe hai,.
finisci,
vedrai,
ehe uccidi
me pure. ,
Clof, clop, doch,
clöffete,
clöppete,
clöcchete,
chchch . . ♦
Aldo Palazzeschi

I capelli della Primavera
Naturalmente — dopo tanto cercare — ho
trovato la formula della primavera fiumana.
E una primavera ehe non ha fretla: e una
primavera ehe attende.
Che cosa? L’estate ehe la uccida? II suo
dio ehe la divinizzi? Non importa. Attende
e guarda sul mare. Tutti i prodigi, tutte
le liberazioni giungono sulle acque.
E stata cosi sollecita a mostrarsi, in febbraio!
Trasformö i magri alberi degli orti in om-
brelle di luce, in fontanelle di colore, in
risatine rosee, violastre, carnicine, bianche:
tu piü sfacciata di un “decollete,, precoce,
rimprovero birichina i termosifoni sudanti
le umide atmosfere artificial i, si affacciö
alle finestredai doppi vetri ehe si squamma-
vano fredde ai tramonti invernali del Monte
Maggiore.
Poi e scomparsa, in un soffio di bora, ehe
ha scaricato le ombrelle, asciugato le fonta-
nelle, spento le risatine in un brivido pio-
vigginoso.
Poi e riapparsa, si e no, con spruzzi rari,
con sorprese in agguato dietro un muro,
con apparizioni improvvise di tra le rocce

carsiche: senza fretta. Tra un acquazzone
e l’altro, tra un gran veleggiare di nubi
d’ovatta, gettando raffiche di rondini ai
davanzali, popolando di chitarre le sere giä
smaniose di sensualitä criminosa, s’e im-
piantata fra noi con calma sicura, come
una persona ehe ha una missione importante,
ma ehe non ha fretta di compierla.
Ma ha pure un’altra tendenza la primavera
fiumana. Econciliante. E come una “cocotte«
intelligente ehe vuol mettere d’accordo gli
opposti caratteri dei suoi diversi amanti.
Un giorna, questa generosissima femmina
appare col volto della primavera di Capri
e del Vesuvio: potente ed esplosiva come
i fianchi delle balie di Capodichino o delle
ciociare di Anagni.
Un giorno invece e molle, languida e cicciosa
come una slava di Zagabria, scesa in zattera
lungo l’Eneo e venuta a stiracchiare sulle
sabbie di Büccari le sue gambe di sugna e
burro di terza qualitä.
Un altro giorno e rigida ed aspra come
una moglie di commerciante ungherese, ehe
mal nasconde il magiarismo guerriero sotto
la nuova spoglia cosmopolita.
E si mostra infine frenetica, folle e turbinosa
come una piccola bionda viennese, ehe ama
molto i suoi vecchi valtzer, i liquori e le
gite notturne.
E dunque una primavera politica. Si direbbe
ispirata dalla tradizionale sapienza aj-moniz-
zatrice dei governi dell’Imperatore e Re.
Oggi sembra una commessa viaggiatrice della
Lega delle Nazioni, venuta qui per dimostrare
al mondo ehe Fiume e una cittä interna-
zionale, ehe vive felice dei suoi molti caratteri
e della promiscuitä equilibrata delle sue
razze.
Io so per noi soli, mia cara, un vecchio
muro diroccato, da cui scende lussuoso un
torrente di primavera. Trabocca giü da
quel muro, come i capelli di una baccante
luminosa, una cascata di glicine immenso,
insieme a larghe fronde di lillä innumerevole,
e a un popolo di acacie pullulanti. Ogni
crepuscolo io vado dietro quel muro, mi
arrampico sopra un mucchio di sassi amici,
e strappo a piene mani, come un ladro
cieco, le rame ricchissime, e le stringo fra
le braccia come farei con la tua testa
arruffata, e te le porto correndo.
Ognl crepuscolo cosi.
E non c’e piü grande dolcezza ehe immer-
 
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