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Der Sturm: Monatsschrift für Kultur und die Künste — 13.1922

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Siebentes und Achtes Heft
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Nicastro, Luciano: Prigionia
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Corra, Bruno: La morte dei fiori
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https://doi.org/10.11588/diglit.47210#0139

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Eroi grandi e vili stanchi.
La storia, tutta fatta, e nel cervello.
üluli,
e grida;
il vento si scatena.
Picchiano i vinti!
I sofferenti attendono.
Luciano Nicastro

La morte dei fiori

1
II cielo di questo dolce crepuscolo primaverile,
raccoglie gli sguardi di tutti gli uomini

Anche i ruvidi operai ehe escono dalle officine,
vestiti di plumbee casacche,
ciondolando le mani pesanti
su cui la stanchezza appare tatuata
in strie ed in macchie bluastre d’acciaio,
si fermano lungamente in mezzo alle strade
guardando in alto con volti di tristezza,
e quando s’incamminano
respirano con odio l’odore rodente dell’asfalto.
L’umanitä assiste
con occhi tristi e stupiti
alla piü bizzarra delle sue tragedie,
poiche nella sconfinata azzurritä del cielo
appena velato di tepore,
trasparente oceano rovesciato,
si compie in quest’ora il naufragio irrime-
diabile
di tutti i giardini del mondo.

2
Oggi,
nel giorno in cui la primavera
era piü colma di fiori,
ogni fiore si e ribellato
alla terra e alla pianta ehe lo han generato,
e da tutti i giardini del mondo
milioni di fiori staccatisi rabbiosamente
dagli steli
son saliti a perdersi nel cielo,
senza rimedio,
poiche ogni pianta
bizzärramente fulminata
si e disfatta sino alle radici
in putride polveri morte.
La terra non avrä piü da oggi
un solo fiore.

3
Guardano in alto dalle finestre degli ospedali
i malati,
guardano in alto dalle finestre delle prigioni
i condannati.
Guardano il cielo dolcissimo e tragico
pieno di nuvole di fiori compatte
simili a grandi navi di carne,
pieno di striscie violette e rosee,
pieno di vaste montagne ehe salgono,
pieno di larghe ghirlande solenni
ehe s’allontanano, irrimediabili,
dietro il funerale
della Bellezza.

4
Troppo, Poeti nuovi, abbiamo cantato
la bellezza del ferro e dell’acciaio.

E non ci e rimasto, ora, veramente,
ehe il fragore pesante delle mejropoli grige,
tappezzato di crudi colori violenti,
circonfuso di odori fumosi e roventi
di bitume e di pietra affocata.
Canteremo, canteremo ancora
la bellezza del ferro e dell’acciaio.

Ma certamente per molte notti
soffocheremo con brutalitä
la nuova nostra orribile anima moderna,
e spargeremo con avarizia
in vecchissime alcove
qualche goccia delle essenze di rose e di viole
ehe oggi abbiamo comperate
affannosamente
per tutta la cittä.

E certamente per molte notti affonderemo
le mani

nelleprofondecapigliature delle nostreamanti

con brividi d’angoscia
pensando alla spaventosa calvizie del mondo
privato di petali e di profumi.

Il giorno continueremo a cantare
la bellezza del ferro e dell’acciaio
il fragore pesante delle metropoli grige,
lo splendore brutale della fatica e dell’oro.
Bruno Corra

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