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Lode dunque amplissima si dia della loro generosità al
cav. Di Glavesana, ed al generale De-Candia, che in tal
modo dierono un segno luminoso dell' affetto che nutrono
verso il museo cagliaritano.
E qui, prima di conchiudere, non posso rimanermi dal
tornare all' altro prezioso cippo di Favonio. Ora soltanto
conosciamo che il generale De-Candia ne fu il donatore ;
giacché il difetto nel nostro museo d' un catalogo ove fos-
sero iscritti i nomi di coloro che di tratto in tratto 1' arric-
chirono; non che i luoghi dove si trovarono i monumenti,
onde assicurarne meglio l'autenticità, fu cagione che nei
tempi andati s'ignorasse la maniera con cui quel cippo
veniva allo stabilimento.
Frattanto è pur acconcio il sapere che il cippo di Favonio.
faceva parte, a guisa di paliotto, dell'altare d'una chie-
setta poco distante dalla villa di Pula, dedicata a S. Maria;
che appena nel 1827 il De-Candia ed il suo amico La-Mar-
mora vi scopersero F iscrizione incastrata a calce, quella
pietra fu tratta dall' altare, trovandovisi sotto delle ossa e
dai lacrimato] di vetro; che di subito il De-Candia, dopo
aver vinto, mercè l'intervento dell'Ordinario dell'archi-
diocesi, le difficoltà che vi voleva frapporre il parroco di
Pula, la fece trasportare a sue spese a Cagliari, e tosto
ne fece dono al museo.
Queste lodevoli opere a prò delle patrie antichità vanno
rendute di pubblica ragione, non tanto a lode di coloro cui
si devono, quanto ad incitamento dei connazionali, che
talvolta veggono con indifferenza gli avanzi dei tempi ve-
tusti, e ciò che più monta non apprezzano le generose
fatiche sì di quelli che intendono salvarli dalle mine, sì
degli altri che prendono ad illustrarli.
Finisco dicendo, che i due cippi di Favonia e di Cornelia
sono i primi a presentarsi a chi visita 1' edifìzio universi-
tario : perocché stanno ai due lati della porta d' ingresso.
Lode dunque amplissima si dia della loro generosità al
cav. Di Glavesana, ed al generale De-Candia, che in tal
modo dierono un segno luminoso dell' affetto che nutrono
verso il museo cagliaritano.
E qui, prima di conchiudere, non posso rimanermi dal
tornare all' altro prezioso cippo di Favonio. Ora soltanto
conosciamo che il generale De-Candia ne fu il donatore ;
giacché il difetto nel nostro museo d' un catalogo ove fos-
sero iscritti i nomi di coloro che di tratto in tratto 1' arric-
chirono; non che i luoghi dove si trovarono i monumenti,
onde assicurarne meglio l'autenticità, fu cagione che nei
tempi andati s'ignorasse la maniera con cui quel cippo
veniva allo stabilimento.
Frattanto è pur acconcio il sapere che il cippo di Favonio.
faceva parte, a guisa di paliotto, dell'altare d'una chie-
setta poco distante dalla villa di Pula, dedicata a S. Maria;
che appena nel 1827 il De-Candia ed il suo amico La-Mar-
mora vi scopersero F iscrizione incastrata a calce, quella
pietra fu tratta dall' altare, trovandovisi sotto delle ossa e
dai lacrimato] di vetro; che di subito il De-Candia, dopo
aver vinto, mercè l'intervento dell'Ordinario dell'archi-
diocesi, le difficoltà che vi voleva frapporre il parroco di
Pula, la fece trasportare a sue spese a Cagliari, e tosto
ne fece dono al museo.
Queste lodevoli opere a prò delle patrie antichità vanno
rendute di pubblica ragione, non tanto a lode di coloro cui
si devono, quanto ad incitamento dei connazionali, che
talvolta veggono con indifferenza gli avanzi dei tempi ve-
tusti, e ciò che più monta non apprezzano le generose
fatiche sì di quelli che intendono salvarli dalle mine, sì
degli altri che prendono ad illustrarli.
Finisco dicendo, che i due cippi di Favonia e di Cornelia
sono i primi a presentarsi a chi visita 1' edifìzio universi-
tario : perocché stanno ai due lati della porta d' ingresso.