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Bibliotheca Hertziana [Hrsg.]; Bruhns, Leo [Gefeierte Pers.]; Wolff Metternich, Franz [Gefeierte Pers.]; Schudt, Ludwig [Gefeierte Pers.]
Miscellanea Bibliothecae Hertzianae: zu Ehren von Leo Bruhns, Franz Graf Wolff Metternich, Ludwig Schudt — Römische Forschungen der Bibliotheca Hertziana, Band 16: München: Schroll, 1961

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https://doi.org/10.11588/diglit.48462#0035

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Osservazioni sulle piü antiche chiese romane

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I titoli di S. Cecilia in Trastevere, S. Sabina all’Aventino e S. Clemente divennero «ecclesiae ad sepulcrum »,
quando le sahne di questi santi, traslate dal luogo del martirio, furono composte nelle basiliche ehe
portano il loro nome. Questo avvenne nel 822 per S. Cecilia, fra gli anni 824-827 per S. Sabina, e nel
867 per S. Clemente. Che la Santa Sabina ehe giace sotto l’altare e la Santa titolare non sono una stessa
persona, non fa differenza.
IV. Chiese dove viene venerata una insigne reliquia o una pia memoria: Santa Croce in Gerusalemme,
fondata da Costantino Magno nel «Palatium Sessorianum »; Santa Maria Maggiore, detta «ad Praesepem»,
fondata da papa Liberio (352-356); San Pietro in Vincoli, fondato nel 442 da Eudoxia, moglie del-
l’imperatore Valentiniano II, primo esempio di una chiesa titolare ehe non ebbe origine da una «ecclesia
domestica», ma sorse come basilica gloriosa e fulgente, paragonabile a quelle dell’epoca costantiniana;
Sancta Maria de Ara Coeli o «in Capitolio », ove si custodisce il veneratissimo Bambino, risale al secolo
£ettimo. - S. Maria in Trastevere, chiamata «titulus Callixti»perche fondata da questo pontefice (217-222)
e poi compiuta da Giuliol (337-352), detta piü tardi «ad fontem olei», non vada annoverata fra questo
gruppo. La veneranda chiesa, nell’elenco del 806 menzionata al terzo posto, subito dopo Santa Maria
Maggiore, ben appartiene alla seconda categoria, anche se non e stata neanche lei «ecclesia domestica»
nel senso stretto della parola8. Anche la basilica di San Sebastiano sulla Via Appia Antica colla «Memoria
Apostolorum» pud annoverarsi fra le chiese di questa categoria.
V. Le antiche Diaconie, riorganizzate da Gregorio Magno (590-604), ehe nella qualitä di «praefectus
Urbi» era stato a capo dell’Annona prima di essere eletto pontefice. Arcidiaconia era daH’inizio Santa
Maria in Domnica sul Celio, formando un solo insiememonu mentale coH’edificio rotondo ehe vi sta di
fronte, dedicato a Santo Stefano, chiesa anche questo, ma di un carattere tutto proprio. (Vd. appresso.)
Le singole diaconie non si trovavano distribuite secondo i rioni ehe servivano, ossia secondo i quartieri
della cittä, ma erano collocate piü vicine possibile agli scali lungo il Tevere. Formavano, per cosi dire,
una collana ehe dal Celio, lungo il Foro Romano e la sponda sinistra del fiume, si estendeva fin all’altezza
dellTsola: S. Maria in Porticu (demolita), S. Nicolaus in Carcere, S. Angelus in Foro Piscium, ad una
distanza di appena cento passi l’una dall’altra.
Essendo affidata alle diaconie, intorno al 600, l’intera distribuzione annonaria, esse avevano a loro
disposizione i magazzini («horrea») prima assegnati a questo servizio, ed altri ancora, posti sotto le volte
capaci di costruzioni antiche. Non desta meraviglia perciö ehe le diaconie si sistemassero con una certa
preferenza nei vani di templi abbandonati e di altri edifici pagani, trovati adatti. Questo ancora era il
caso, quando poi nell’ansa del Tevere furono fondate tre nuove diaconie: 1. quella di S. Maria in Aquiro,
«basilica S. Dei Genetricis, quae appellatur a Cyro», menzionata sotto Leone III (795-816); 2. quella di
Sant’Eustachio, menzionata per la prima volta sotto Gregorio III (731-742), ma diaconia soltanto dal
827 in poi; 3. quella di S. Maria in Via Lata, creata diaconia verso la meta del secolo VIII e sorta in un
complessodi «horrea» anonimi preesistenti9. Per queste tre diaconie supplementari l’ubicazione vicina al
Tevere non aveva piü importanza, perche l’approvigionamento della cittä per via fluviale si era quasi
arrestato a causa dell’espansione musulmana nei territori africani. I trasporti per mare, dall’Egitto prima,
dalla Sicilia poi, furono resi impossibili. Oramai le derrate necessarie per la popolazione assai ridotta
arrivavano per terra, lungo la Via Flaminia10.
Cosi anche nella Subura tre nuove diaconie furono istituite a distanza dal fiume: 1. S. Lucia in Silice,
chiamata anche «S. Lucia in lacu Orphei, in Clivo Suburano», al pie dell’Esquilino, fondata da papa
Onorio I (625-638), 2. la diaconia di S. Agatha in Equo Marmoreo, o semplicemente «de Caballo»,
e 3. quella dei Santi Sergio e Bacco, le due ultime menzionate per la prima volta nel Liber Pontificalis
sotto il regno di Leone III11.
plesso monumentale della Basilica Celimontana dei SS. Giovanni e Paolo. Roma 1953.
8 C. Cecchelli, S. Maria in Trastevere, Roma s. a. (Le Chiese di Roma illustrate, n. 31-32.)
9 Sul complesso monumentale del quartiere nell’antichitä e sugli Horrea Lolliana, di cui si servivano le diaconie vicine vd. Erik
Sjöquist: «Studi archeologici e topografici ecc.» Opuscula Archaeologica edidit Institutum Romanum Regni Sueciae, vol. IV,
1946, pp. 49-156, specialmente pp. 93 e 134. - Sulle pitture murali, conservate nei sotterranei di S. Maria in Via Lata, dei secoli
VI—IX chi scrive: ib. pp. 95-98 e le tavole XIII-XVIII. - «La continuitä del servizio annonario di Roma Imperiale e Papale»
e stata esposta da Sjöquist: ib. pp. 122-134.
10 Sjöquist, o. cit. a p. 129 sg.
11 Mi e venuta l’idea ehe la diaconia di S. Lucia in Silice fosse stata eretta per assecondare o per sostituire quella piü antica detta
 
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