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Bullettino archeologico sardo ossia raccolta dei monumenti antichi in ogni genere di tutta l'isola di Sardegna — 3.1857

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Spano, Giovanni: Stile antico di bronzo
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https://doi.org/10.11588/diglit.10804#0080

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tere , servivano anche per insegnare a leggere i fanciulli ,
e per farvi le composizioni , come si vede in una pittura
di Ercolano. Se ne giovavano pure i iNotaj per iscrivere
rapidamente , e Quintiliano li raccomanda per la facilita
di cancellare (l). 1/ uso è antichissimo, perchè dai Greci
erano usate prima dei tempi trojani, mentre vengono -no-
minate da Omero , e le tavolette si appellavano Tlivaxec,
( pinakes ) , eh1 erano di forma oblunga e guarnite all'in-
torno di una stretta cornice.

In esse i Romani scrivevano tutto ciò che loro occor-
reva , o di propria mano , o col mezzo di uno schiavo che
si chiamava da loro notarius , o tabellarius. Ciò però
eh1 era scritto di propria mano appellavasi chirographus
Perciò portavano sempre con sè questo stromento insieme
alla tavoletta , come noi oggi facciamo portando il tac-
cuino (2). Lo stile si portava in un astuccio, o pennajuolo
appellato theca calamaria. Gli scrittori se ne servivano
per la gran comodità che vi trovavano, perchè sopra que-
ste tavolette cerate distendevano ordinariamente la prima
minuta dei loro componimenti per potervi operare facil-
mente dei cangiamenti , e quando pareva loro di esser
corretti, trasportavano il testo sopra i papiri, o sopra le
pergamene per farlo di pubblica ragione. Dai classici sap-

(1) Scribi optime in ceris in quibus facillima est ratio deìendi (X. ó )• Di
queste tavolette di cera ne sono pervenute fino a noi. Nella Transilvania ne fu
scoperta una , pubblicata dal Massmann. La cera era di color rosso per potervi
far meglio risaltare i caratteri, sebbene l1 adoperassero pure bianca e di color
naturale. Anche negli scavi di Tharros si sono trovate molte di queste strisele
di avorio delle quali noi ne possediamo alcune, in una specialmente vi era ri-
mas:o il segno appena di una materia verdognola.

(2) Da questo costume prende schiarimento quanto S. Luca ci racconta di
Zaccaria allorché per lo stato di mutolezza in cui si trovava per gastigo dell1 An-
gelo, venuto il saCTO giorno dtdla circoncisione in cui si doveva mettere il nome
al figlio natogli da Elisabetta, nel mentre che gli altri contendevano intorno al
nome da imporre al bambino , egli dimandò il pugillare dove scrisse Johannes
est nomen ejus ( Lue. I. 63 ). Segno adunque che qualcheduno portava seco la
tavoletta e lo stile, ossia lo stuccio in cui erano collocati ambi gli slromenti.
 
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