I 2
le altre qualità celebra che le sua dita maneggiarono il fuso
(Prov. XXXI. ig). Le donne dei più antichi popoli d'Ita-
lia alla santità dei coniugali e materni costumi univano
1' arte di filare , e 1' occupazione di tessere , lo che non
isdegnavano le donne di alto rango (Ovid. od. II, 4[- Iu-
ven. VI, 286, e Mart. I epigr. 63, ed altri). Che questo
nobile arnese donnesco sia stato molto caro ai popoli an-
tichi si rileva da quanto racconta Vairone (ap. Plin. Vili,
48), cioè che la rócca e fuso che maneggiò colle sue dita Ta-
naquilla , etrusca a origine, e moglie del Re Tarquinio
Prisco , si mostravano come in venerazione nel Tempio di
Sanco. E lo stesso Plinio (XXVIII, 2, 5) accenna alla legge
antica pagana di alcuni antichi popoli d'Italia, con cui
era proibito alle donne di andar filando , o col fuso in
chiaro nella campagna, per una certa superstizione che ciò
nuocesse all' abbondanza dei frutti che si speravano (1).
Sebbene ci fossero capitate altre parti del fuso, e molti
fusajoli , che si possono vedere nella nostra collezione, pure
questo è interessante per esser intiero. Si vede il baston-
cino che dall' esser liscio e consunto , è un segno che sia
stato molto adoperato da chi lo possedeva. Ha il suo fusa-
jolo rotondo , e lavorato al torno, molto compresso, lo che
dà molta agilità al giro. La cruna del fuso è fatta come
un gancio neh' estremità dello stesso bastoncino; da cui si
rileva che non F usavano di bronzo 0 di ferro come noi ,
ed era una cosa più spiccia. Usavano solamente un fusa-
jolo , a vece di due che collocavano al di sopra del filo.
Per queste osservazioni questo fuso è degno di esser ammi-
rato come un prezioso pegno.
G. Spano
(l) Pare che questa legge fosse politica j per obbligare le donne a lavorare
in casa. Ma sarebbero anzi da lodare , come le nostre donne dei villaggi le
quali per economia di tempo „ trasferendosi da un luogo all' altro, non lasciano
portar seco gli stromenti per questi lavori domestici.
le altre qualità celebra che le sua dita maneggiarono il fuso
(Prov. XXXI. ig). Le donne dei più antichi popoli d'Ita-
lia alla santità dei coniugali e materni costumi univano
1' arte di filare , e 1' occupazione di tessere , lo che non
isdegnavano le donne di alto rango (Ovid. od. II, 4[- Iu-
ven. VI, 286, e Mart. I epigr. 63, ed altri). Che questo
nobile arnese donnesco sia stato molto caro ai popoli an-
tichi si rileva da quanto racconta Vairone (ap. Plin. Vili,
48), cioè che la rócca e fuso che maneggiò colle sue dita Ta-
naquilla , etrusca a origine, e moglie del Re Tarquinio
Prisco , si mostravano come in venerazione nel Tempio di
Sanco. E lo stesso Plinio (XXVIII, 2, 5) accenna alla legge
antica pagana di alcuni antichi popoli d'Italia, con cui
era proibito alle donne di andar filando , o col fuso in
chiaro nella campagna, per una certa superstizione che ciò
nuocesse all' abbondanza dei frutti che si speravano (1).
Sebbene ci fossero capitate altre parti del fuso, e molti
fusajoli , che si possono vedere nella nostra collezione, pure
questo è interessante per esser intiero. Si vede il baston-
cino che dall' esser liscio e consunto , è un segno che sia
stato molto adoperato da chi lo possedeva. Ha il suo fusa-
jolo rotondo , e lavorato al torno, molto compresso, lo che
dà molta agilità al giro. La cruna del fuso è fatta come
un gancio neh' estremità dello stesso bastoncino; da cui si
rileva che non F usavano di bronzo 0 di ferro come noi ,
ed era una cosa più spiccia. Usavano solamente un fusa-
jolo , a vece di due che collocavano al di sopra del filo.
Per queste osservazioni questo fuso è degno di esser ammi-
rato come un prezioso pegno.
G. Spano
(l) Pare che questa legge fosse politica j per obbligare le donne a lavorare
in casa. Ma sarebbero anzi da lodare , come le nostre donne dei villaggi le
quali per economia di tempo „ trasferendosi da un luogo all' altro, non lasciano
portar seco gli stromenti per questi lavori domestici.