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Bibliotheca Hertziana [Editor]; Bruhns, Leo [Honoree]; Wolff Metternich, Franz [Honoree]; Schudt, Ludwig [Honoree]
Miscellanea Bibliothecae Hertzianae: zu Ehren von Leo Bruhns, Franz Graf Wolff Metternich, Ludwig Schudt — Römische Forschungen der Bibliotheca Hertziana, Band 16: München: Schroll, 1961

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https://doi.org/10.11588/diglit.48462#0037

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Osservazioni sulle piü antiche chiese romane

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Subura in parte si sottrae all’inimiserazione generale. I «tituli», quäle chiese parrocchiali, le diaconieele
chiese conventuali bastano alla vita religiosa di una cittä ehe si trova in decadenza progressiva.
Non abbiamo ancora rilevata una funzione importante dei «tituli», quella cioe di attendere ai cimiteri
fuori le mura. Dalle ricerche di Mons. Kirsch e del Rev. Vielliard ormai e lecito supporre ehe ognuna delle
principali catacombe dipendesse da una determinata ecclesia domestica. O per dir meglio: Erano i fedeli
appartenenti ad un «titulus», guidati dal proprio clero ed uniti in un «collegium», a far mantenere dal-
l’apposito personale (i «fossores») il proprio cimitero. Dapprima la catacomba era stata proprietä privata,
conie lo era stata pure la relativa chiesa. Poi avvenne, per solidarietä cristiana, l’emancipazione.
In questo modo il «titulus Sancti Sixti in Via Appia» — identico col «titulus Tigridae», si o no — senza
dubbio era pure sede amministrativa del cimitero detto di San Callisto, dove papa Sisto II nel 258
aveva trovato sepoltura e dove pochi anni prima anche papa Cornelio era stato tumulato. Tutti sanno
come la catacomba godessa una preminenza come cimitero dei vescovi di Roma.
Non pare poi un puro caso ehe la vicina chiesa dei Santi Nereo ed Achilleo - ossia il «titulus Fasciolae » -
trovi la sua equivalente nella catacomba detta di Domitilla. Non e una finzione ehe fra le due un legame
pratico sia esistito. Lo stesso valga per il «titulus S. Balbinae», sistemato in una aula accanto alla casa
del console L. Fabio Cilone «in clivo Delphini», e la catacomba omonima sulla Via Ardeatina15. Nessuno
poi pensa a negare ehe la catacomba dei Santi Marcellino e Pietro, lungo la Via Labicana, sia stata
(amministratamente) connessa al «titulus» della stessa denominazione vicino al Laterano16. Un simile
rapporto si puö presumere fra il cimitero di Priscilla lungo laViaSalaria col «titulus S.Priscae» sull’Aven-
tino, rapporto basato sui diritti iniziali di comune proprietä17. Risulta ehe la catacomba di Sant’Agnese,
coll’adiacente «cimeterium sub divo» ed il mausoleo di Constantina, dipendevano dal clero dell’arci-
basilica Lateranense ed un legame fra San Lorenzo in Lucina, «titulus» del quarto secolo, e la chiesa
cimiteriale dedicata al medesimo Santo sulla Via Tiburtina fuori le mura e attendibile.
Occorre dire ancora due parole di carattere preliminare sul mausoleo di Constantina. Faceva parte, nel
suo originale splendore, del cimitero monumentale ehe nel secolo IV e stato costruito presso la basilica
ad corpus della santa martire Agnese, senza dubbio secondo le indicazioni della committente stessa e
coll’approvazione di suo padre. Il cimitero consisteva in uno stazio, ampio e solenne, con un porticato
lungo i due lati ed un emiciclo di forma absidale in fondo. Il mausoleo era il monumento principale del-
l’insieme e dominava, giacche la basilica dedicata alla santa si trova ad un livello piü basso. Il tipo del
mausoleostessonon e tanto romano quanto essenzialmente ellenistico, e certo non spiccatamente cristiano.
Non e soltanto la costruzione dell’edificio ehe lo prova, ma anche e piü specialmente la decorazione in-
terna.
Carlo Cecchelli ha messo in evidenza ehe la decorazione a mosaico nella volta anulare (fig. 13), per-
fettamente conservata come e, originariamente si trova completata da una pavimentazione ehe nei suoi
motivi corrispondeva a quella ehe ancora vediamo in alto. Adduce vari esempi per corroborare la sua tesi:
mosaici nel museo di Tunisi, provenienti da Uthina (Oudna) ed il pavimento della basilica del IV secolo,
scoperta sotto il campanile di Aquileia18. Qui voglio fare un confronto, ancora piü eloquente, fra il
mosaico della terza campata - a destra come a sinistra, giacche le decorazioni sono simmetriche - ed un
tipico pavimento a mosaico del secolo IV (fine), scoperto ad Antiochia e collocato nel museo di Wor-
cester U. S. A.19. Al centro della composizione a rombi, disposti in modo da formare stelle appuntite,
si vede una testa femminile con diadema, indicata come KTICIC, ehe significa «fondazione» (fig. 14).
Il confronto non ha bisogno di commento, ma e opportuno rilevare ehe tanto la testa centrale quanto
i motivi di uccelli acquatici e di piante in höre intorno al quadrato, trovano analogie nella volta del
15 Kirsch, Le Catacombe Romane, Roma 1933, p. 201. - La chiesa di S. Balbina e l’unico «titulus» ossia «ecclesia domestica»
ehe tutt’ora occupa il vano originale, rimasto pressoche intatto. Venne restaurata da Antonio Munoz nel 1930. - Lucius Fabius
Cilo era «consul suffectus» nel 193, «praefectus urbi» nel 203 e console per la seconda volta nel 204. Nel 212 era ancora vivente.
(Comun. del dott. C. van Essen). - Sulla chiesa: Krautheimer, Corpus Basilicarum Christianarum Romae I, p. 82; e special-
mente sull’antichitä della struttura, di questa come di altre costruzioni: H. Bloch, Bullettino Comunale, 1938, p. 149 sg.
16 C. Cecchelli e E. Persico, SS. Marcellino e Pietro. La Chiesa e la Catacomba. Roma s. a. (Le Chiese di Roma illustrate).
17 Sulla chiesa di S. Prisca vd. Padre A. Ferrua, Bullettino Comunale, 1940, p. 59 sg., e C. van Essen, Actes du V. Congres
d’Archeologie Chretienne, del 1950 (pubblic. nel 1957), pp. 279 sgg.
18 C. Cecchelli, S. Agnese fuori le Mura e S. Costanza, Roma s. a., pp. 64—71 (Le Chiese di Roma illustrate, N. 10).
19 Ch. R. Morey, The Mosaics of Antioch. Worcester 1938, fig. XVIII.

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