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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 10.1907

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Fasc. 1
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D'Ancona, Paolo: Di alcuni codici miniati conservati nelle biblioteche tedesche e austriache
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https://doi.org/10.11588/diglit.24152#0066

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DI ALCUNI CODICI MINIATI

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Del Marmitta, pittore come dice il Lanzi, e pittore intagliatore, come vuole il Vasari,
non posso dare notizia alcuna, e nemmeno affermare s’egli realmente fu maestro del grande
seguace del Correggio. Nondimeno l’iscrizione, i versi che si leggono a c. gv e io del
nostro codice, e che qui riportiamo, ci rivelano ch’egli fu miniatore, e l’esame della sua
opera ci apprende ch’egli fu nel campo dell’arte sua valentissimo.

Ecco l’iscrizione :

AD ORNAMENTUM DECUSQ.

PERPETUUM CAELEBERRI-
MI VATIS FRANCIS CI PETRA-
RCAE EIUSQ. UNICAE
AMICAE LAURAE
IACOBUS LILIUS CAELEBRATIS-
SIMUM OPUS PROPRIA CONSCRI-
PSIT MANU:

TRISTISQ. AVARITELE : UT SEM-
PER SOLET: FUGATO MORBO:

QUANTUM POTUTI VALUITQ.

ESCORNARI
SUO CURAVIT SUMPTU
SIC POSTERI VITAM DUCITE.

Ed ecco i versi :

Per crescer magior gloria ale grade opre
Del buó toschano : ho oprato ogni mio Tgeg ;
E ben ch’io mi lontan molto dal segno
Pur la mia mente el suo disio discopre.

Só che Laura co lui la su disopre
Si gode : che sian posti in vèr desegno
Per me: che il tergo sono ben che indegno:
El qual de la lor fama l’ombra copre.

Un lauro verde, et un gentil poeta
Non sdegnarano el mio fiorito Giglio
Che lietamète a tante virtù applaude.

Qualuncha à seguir vizio el suo cor veta
Et esser circa de Minerva figlio
Venga a veder le cumulate laude.

A' * *

Attendi Spectator, con maraviglia
(Se alto l’ingegno pellegrin ti ascende)
Piacevol lite in questo libro pende;

A qual ti piace più di tre te appiglia.

Non fulminar sententia, ma consiglia,

Chi sia Petrarcha chiara fama rende
Ne l’opre del Marmita non son mende,
Scrivendo il Giglio il bel poema aggiglia.

Son queste cose tre leggiadre e belle
Bel dir, bel pinger, bel scriver con arte
Che ognuna alga l’artefice a le stelle.

Dubbio è qual sia maggior in queste charte
Che nel suo grado ciascaduna excelle.

Hor va, pondera ben, non pigliar parte.

Non per solver il dubbio che tu fai
A questa penna mia porsi la mano
Che imperder l’opra et la fatica in vano
Fora a pensarlo, non che dirne assai,

Ma sol per dirti, che si lieto mai
Non si mirò il gran figlio di Philippo
Quando Apelle et Lisippo
L’intagliò et pinse con mirabil arte,

Come ne le tue charte

Si mira il Tosco, et hor lodando accenna

Di Marmitta lo stile, hor la tua penna.

Dopo tutta questa indigesta letteratura poetica mettiamoci a sfogliare il prezioso codi-
celo. Inquadra la carta che reca il primo sonetto: « Voi ch’ascoltate...», un bellissimo
fregio fatto a guisa di portale, fiancheggiato da colonne con capitelli aurei e basi ornate di
lapislazzoli e verdi cammei. Nel riquadro compreso entro il fregio è rappresentato il Poeta
che in atto supplice offre all’amata il suo volume di versi, mentre non mancano nel fondo
le personificazioni di Castitas e di Voluptas, a simboleggiare le due opposte tendenze fra le
quali vagò incerto perennemente l’animo di messer Francesco. Le altre maggiori miniature
del codicetto recano le solite tradizionali figurazioni dei Trionfi (c. 149 v, 166, 166 v, 176,
183 v, 187), mentre delle scene minori sono introdotte a guisa di illustrazione del testo, e
 
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