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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 10.1907

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Fasc. 5
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https://doi.org/10.11588/diglit.24152#0434

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3

BIBLIOGRAFIA

RECENSIONI.

G. B. Belluzzi detto il Sammarino : Diario
autobiografico (1535-1541), edito dall'auto-
grafo per ctira di Pietro Egidi, con una
nota sul dialetto di Giovanni Crocioni.
Napoli, Riccardo Ricciardi editore, 1907.

Il codice n. 476 [673462] del fondo Vittorio Ema-
nuele della Biblioteca Nazionale di Roma trovasi re-
gistrato nell’inventario come il diario di un Bonelli
da San Marino, soldato di ventura ; quantunque il
nome del Bonelli non vi ricorra mai, quantunque non
una volta sola si parli nel manoscritto di imprese
militari, cui il presunto diarista abbia partecipato.
Forse per l’equivoco incorso nella registrazione, il
codice, entrato alla Nazionale nel 1894, non destò
per parecchi anni curiosità ed interesse; ma un inte-
resse considerevole desterà esso ora che uno studioso
illustre vi ha riconosciuto, anzi che il diario autografo
di un milite pacifico quale il preteso Bonelli sarebbe
stato, quello di un insigne architetto del secolo xvi
(specie nell’architettura militare valentissimo e repu-
tatissimo) quale fu Giovanni Battista Belluzzi da
San Marino.

Il nome del Belluzzi è, nella storia dell’arte, inse-
parabilmente congiunto ai nomi di Girolamo e Bar-
tolomeo Genga ; insieme con la vita di costoro, il
Vasari tessè quella di lui : ora il diario, che va dal-
l’anno 1535 all’anno 1541, viene molto utilmente a
completare la biografia Vasariana, e trae il maggior
interesse dall’attraente narrazione degli inizi del Sam-
marino nell’arte. Dopo aver atteso, fino a più che
trent’anni, a commerci e ad altre punto artistiche oc-
cupazioni, il Belluzzi, correndo il 1537, cominciò per
diletto (come egli stesso ci dice) a disegnare, nei
momenti di ozio, sotto la guida di Bartolomeo Genga.
Malgrado preoccupazioni e distrazioni infinite dagli
studi artistici, negli anni 1539-40, già egli aveva rag-
giunto qualche fama come architetto civile; da lui
stesso però apprendiamo come se non gli mancavano
commissioni, gli erano scarsamente misurati i com-

pensi. Il diario si chiude poco dopo (1541), prima
(ed è grande iattura) che il Belluzzi possa parlarci
del periodo glorioso della sua esistenza di artista. Gli
anni in cui egli fu in Toscana ed ebbe il favore di
Cosimo de’ Medici, gii anni sui quali precipuamente
si soffermò il Vasari, sono al tutto fuori del diario.

Ma il Vasari nulla ci dice del Sammarino fra gli
anni 1535 e 1543 ; e il diario, con la minutissima nar-
razione che l’A. fa dei suoi casi sino al 1541, vale
pertanto a colmare quasi interamente questa lacuna.
Oltre a ciò, e oltre all’indicarci un caso, singolaris-
simo nella storia, di versatilità e di energia (vera-
mente ammirevole è quest’ uomo che con tutta sem-
plicità dall'intrattenerci di grani, e capponi, e formaggi
passa a dire dei suoi primi lavori architettonici; che,
a trent’anni passati, dopo aver fatto il commerciante
diviene artista, e artista rimane senza abbandonare
il commercio), il diario ha gran pregio, in quanto
fornisce notizie notevoli sui due Genga, ed altre no-
tizie ancora (queste ultime per vero in scarsa misura)
su diversi artisti e avvenimenti artistici del tempo.
Ricorrono nel diario i nomi di Tiziano, del Peruzzi,
di Sebastiano Serbo, ecc., e vi son date notizie sulla
fabbrica di Loreto e sul San Petronio di Bologna.

D’importanza particolare è certamente ciò che è
detto di una gita del Belluzzi e di Bartolomeo Genga a
Bologna, per prendere misure della facciata di San Pe-
tronio, da valere per un disegno che ne era stato
chiesto a Girolamo Genga. Fu da costui realmente
eseguito il disegno? L’Egidi si mostra dubbioso in
proposito, ma non mancano ottime ragioni per cre-
dere che sì. Dice infatti il diario: « E questa fu la
risposta del governatore: che se portasse queste mi-
sure e questi desegni a mio socero e che esso ne
facesse uno e lo mandasse,... » (pag. 121). Con gli
incoraggiamenti del governatore contrastavano, per
verità, i propositi dei fabbiiceri « desiderosi seguitare
il desegnio de messer Domenigo [il Varignana] »
(loc. cit.) ; la notizia è tuttavia molto precisa, e lascia
adito a proporre l’identificazione del Genga con l’unico
 
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