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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 10.1907

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Fasc. 5
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Corrieri
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https://doi.org/10.11588/diglit.24152#0430

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CORRIERI

Notizie di Bruges.

L’esposizione del Toson d’Oro a Bruges. — Non

si può dire che l’esposizione sia stata escogitata per
un vero e proprio interesse storico-artistico, come le
precedenti esposizioni tanto utili e tanto belle, che
hanno rallegrata la nobilissima città di Bruges.

L’esporre tutto quanto si riferisce all’altissima ono-
rificenza, i codici relativi alle ordonnances de la Toi-
son d’Or, la numismatica dell’ordine, i documenti
degli archivi relativi alla fondazione, ai privilegi e
alle cerimonie dell’ordine stesso, i suggelli, i collari,
i gioielli, può servire a uno studio araldico, ben poco
alla storia dell’arte. Di ciò si impensierirono certo
gli ordinatori della mostra, i quali si provarono a
renderla attraente agli amatori d’arte raccogliendo
non solo i ritratti degli imperatori, dei re, dei duchi,
dei cavalieri insigniti dell’ordine del Toson d’Oro;
ma anche altre pitture dei maestri che furono al ser-
vizio di quei grandi. E quindi tappeti istoriati fabbri-
cati per ornamento de’ loro palazzi, armi e armature
da torneo o da guerra preparate per Filippo il Bello
o per Ferdinando I imperatore o per Carlo V, scul-
ture che ricordano or l’uno or l’altro de’ potenti sul
cui petto splendeva l’agnello d’oro. Come chiaramente
può intendersi, l’esposizione doveva raggiungere in
via subordinata uno scopo storico artistico ; ma non
era possibile ch’essa, al di fuori dell’araldica, o intorno
a una decorazione sovrana, potesse adunare le opere
de’ grandi maestri, che, da Rogiero van der Weyden
a Tiziano e a cento altri illustri, lavorarono per le
corti di Borgogna, di Massimiliano I, di Margherita
d’Austria, di Carlo V, ecc.

Naturalmente, volendo soddisfare all’appetito degli
amatori, si è dato un po’ di spazio anche a cose che
con l’ordine del Toson d’Oro non hanno rapporto
vero e proprio. E l’amatore può salutare con gioia
VAnnunciazione di Giovanni van Eyck, proveniente
dall’Ermitage imperiale di Pietroburgo; ma chiedersi
poi se c’era ragione di trasportare dalle rive della
Newa il capolavoro, solo perchè Filippo il Buono,

duca di Borgogna, primo sovrano dell’ordine, lo fece
eseguire verso il 1426 per la città di Dijon. Così
l’amatore può rallegrarsi in fondo che non si sieno
disturbati i quadri di Tiziano a Madrid, per venire a
far corteo in una processione di collari d’oro e di
brillanti. Insomma poi che l’esposizione del Toson
d’Oro era stata preparata con scienza e coscienza da
bibliotecari, archivisti, numismatici, sigillografi del
Belgio, dovevasi avere il coraggio di circoscriverla
allo scopo araldico, senza cercare dall’arte i manica-
retti per farla tollerare o gustare dal pubblico. Del
resto questo si assiepava intorno ai collari del Toson
d’Oro, come stormo di gazze; e lasciava tranquilla
nella quiete della gotica cattedrale l'Annunciata di
Giovanni van Eycn !

Il museo imperiale di Vienna ha inviato all’espo-
sizione il ritratto di Massimiliano I, opera di Ambrogio
de Predis milanese. Sul fondo verdastro spicca il re
dei Romani con il naso adunco, le labbra scolorate, le
carni giallognole: egli fissa melanconico lo sguardo nel
lontano. Accanto a questo bel ritratto dell’imperatore,
un altro, che non gli rassomiglia affatto (n. 27), ve-
desi sotto un arco di stucco dorato : porta in capo
un tocco scuro con un medaglione smaltato e alcune
moschette d’oro. Giallognole sono le carni, duri i
lineamenti ; il collo è cinto da una laminetta vario-
pinta ; il busto è ornato da una pezza di broccato
d’oro che non si sa come si svolga sul corpo, e da
una pelliccia a semplici macchie. Nessun rilievo in
quella tela scompisciata, in quel busto appiccicato al
fondo turchino. È una falsificazione moderna, indegna
di figurare alla mostra, di essere descritta con tanta
cura nel catalogo !

Un’altra vecchia conoscenza, come il ritratto di
Ambrogio de Predis, è il quadro di Jacopo de Barbari,
firmato dall’artista e datato M • D - III - , proveniente
dalla bella collezione del Console Weber d’Amburgo.
Rappresenta una fanciulla triste, che sta col capo
appoggiato alla mano sinistra, discinta, mentre un
vecchio satiro si china su di lei, e la cinge dietro alle
spalle. Jacopo de’ Barbari qui si dimostra sotto l’in-
 
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