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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 10.1907

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Fasc. 6
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https://doi.org/10.11588/diglit.24152#0504

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BIBLIOGRAFIA

RECENSIONI.

Le origini della pittura veneziana. /joo-i^oo,
di Lionello Venturi. Opera premiata
dal R. Istituto Veneto di scienze, lettere
ed arti, con centoventi illustrazioni. Isti-
tuto Veneto di arti grafiche, editore, Ve-
nezia, MCMVII.

Come non dovrebbe ispirare simpatia ed interesse
il soggetto del pari che l’autore che l’ha trattato, quando
si ponga mente all’importanza del primo e alle buone
disposizioni del secondo, neH’avvianiento allo studio
dell’arte, intrapreso con tanto impegno e con tanta
serietà? Non per nulla la pittura veneziana oggi è
fra tutte una delle più apprezzate, e sono sempre
ricercate con ansietà le sue produzioni. Il percorrere
pertanto tutto il processo dello svolgimento della me-
desima fino al tempo del suo maggiore splendore,
seguendo il filo dipannato da chi non è il primo ar-
rivato, e non ostante la fresca età, dimostra di essere
nutrito di forti studi e d’individuale capacità ad inten-
dere i misteri dell’arte, riesce davvero cosa attraente
a chi si compiace rivolgere il suo pensiero a sì fatto
ordine di cose. L’abbondante materiale raccolto in un
ragguardevole volume in 40, di 410 pagine, egli lo
studia secondo il metodo storico scientifico moderno
che tiene conto rigoroso di tutti i dati positivi, pre-
cedentemente raccolti da critici e da ricercatori di
archivi, associandovi apprezzamenti estetici tali che,
se non sono sempre esenti di preconcetti scolastici,
rivelano nullameno nell’autore un animo accessibile
agl’intimi pregi di un’arte pura ed elevata.

Il suo assunto si trova ripartito in sei capitoli e
sono :

I. La pittura del Trecento a Venezia.

IL Dal 1400 alla morte di Jacopo Bellini.

III. Gli Squarcioneschi a Venezia.

IV. Antonello da Messina e i suoi seguaci a Ve-
nezia.

V. Vittore Carpaccio e affini.

VI. Gentile e Giovanni Bellini.

La parte più difficile da trattarsi è quella dei pri-
mordi, dove scarseggiano, come è del caso nella storia
di ogni popolo, le fonti a cui attingere sicure infor-
mazioni.

Nell’arte veneziana è il tempo in cui si manifesta
l’impronta del gotico bizantineggiante, tuttora domi-
nato da un certo torpore, dal quale non riesce a svin-
colarsi se non con lento procedimento. Non appariscono
numerosi nè di grande levatura relativamente i pit-
tori veneziani nei primi decennii del Quattrocento, fin
che l’arte viene rialzata coll’intervento di Gentile da
Fabriano, di Jacopo Bellini e del Pisanello. L’autore
a questo punto non si perita di affermare il feno-
meno deH’internazionalismo artistico, per un diretto
influsso di quanto era venuto svolgendosi nella scuola
di Colonia; punto codesto che non ci sembra pe-
ranco sufficientemente rischiarato, nè provato, per
non lasciare adito al dubbio che certe somiglianze vo-
gliano trovare la loro spiegazione in una quasi incon-
sapevole affinità di sentire, propria di una data epoca,
piuttosto che ad un contatto diretto fra gli artisti di
due regioni tanto distanti e così estranee l’una all’altra.

Comunque sia nel giudizio intorno a tale o tal’altra
opera già discussa da scrittori precedenti, è a credersi
abbia colto nel segno frequentemente. Così, dopo di
avere preso in esame i tratti caratteristici di un pre-
decessore di Jacopo Bellini, Jacobello del Fiore, giu-
stamente gli rivendica la paternità della curiosa tavola
di San Grisogono nella chiesa di San Travaso, in op-
posizione ad uno dei frequenti giudizi tentennanti,
proprii del Cavalcasene, il quale vi trova riminiscenze
di Iacobello del pari che di Giambono e di Antonio
da Negroponte. Al parere del Cagnola, che stà per
Jacopo Bellini, con retto criterio contrapone le seguenti
osservazioni; «Egli ha confrontato il San Grisogono
con un San Giorgio, disegnato nel quaderno belliniano
del Louvre, ed ha trovato identità fra i due basandosi
su particolari di valore veramente limitato. La conce-
zione dei due cavalli parafi invece opposta : quello di
San Grisogono, ristretto, senza corpo e con mal se
 
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