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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 10.1907

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Fasc. 4
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Simonson, George A.: La mascherata al Ridotto in Venezia di Francesco Guardi
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https://doi.org/10.11588/diglit.24152#0280

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LA MASCHERATA AL RIDOTTO IN VENEZIA

DI FRANCESCO GUARDI

E c’ è un’ opera del Guardi, la cui associazione con la
storia veneziana del sec. xvili la faccia risaltare come
un tesoro che Venezia dovrebbe riconquistare, è la sua
rappresentazione di una mascherata al Ridotto. E nella
speranza che qualche museo della città ispiratrice sia la
sua ultima destinazione, e che il quadro possa pendere
a lato della simile composizione di Pietro Ponghi, ora
nel Museo Correr di VenezRj l’autore coglie l’occa-
sione gentilmente offertagli, di darne qualche ragguaglio
nelle pagine di questa rivista. Appena pochi anni addietro
(nel 1903)1 il rimpatrio di uno dei capolavori del Guardi
(una veduta di San Giorgio, ora all’Accademia di Ve-
nezia) fu effettuato, grazie alla munificenza di S. A. il
Principe Johann von und zu Liechtenstein, liberalissimo protettore dell’arte, alla cui gene-
rosità Venezia deve più d’un tesoro. Perciò il momento non è inopportuno per sollecitare
altri che amino l’Italia a seguire il nobile esempio del principe, ispiratogli dal disinteressato
motivo di opporsi alla corrente che fino dalla metà del secolo xvm e per tutto il XIX ha
spazzato dalle rive di Venezia, « la culla delle arti », tanti dei suoi tesori. E difficile concepire
come il quadro del Guardi, illustrante una mascherata al Ridotto, e che è una brillan-
tissima rappresentazione e un’ impressionante epitome dell’allegra vita di dissipazione della
società veneziana durante l’ultimo stadio della sua storia, abbia potuto smarrirsi altrove. E
così imbevuto di humour veneziano, così pieno di color locale che deve avere suscitato
irresistibilmente l’entusiasmo dei concittadini del Guardi. Possiamo soffermarci un momento
a considerare il suo grande valore di cronaca pittorica della vita veneziana. Allo storico è
di un immenso interesse. E stato detto un poco troppo frettolosamente che Guardi fosse un
compiacente spettatore di coloro che facevano Venezia a brandelli nel secolo xvm, e che
si fosse rallegrato di dipingere la sua città nativa in rovine. Il Guardi morì quattro anni
prima della caduta della repubblica, e siamo contenti che un tanto amante di Venezia non
vedesse il doge Ludovico Manin sottomettersi al Buonaparte, quando l’alato leone fu abbattuto,
il libro d’oro bruciato pubblicamente e le baccanti della rivoluzione ballarono la Carmagnola
in piazza San Marco. Di tutti i pittori del suo tempo, il Guardi forse è psicologicamente il più
interessante come interprete dei costumi del secolo xvm della città che era considerata la
più frivola capitale del mondo. Sebbene egli non fosse, come è stato erroneamente supposto,

Vedi l’articolo del comm. Giulio Cantalamessa nella Gazzetta di Venezia, 25 luglio 1903, intitolato:
Un quadro di Francesco Guardi all’Accademia.

L’Arte. X, 31.
 
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