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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 10.1907

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Fasc. 2
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24152#0169

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ISC ELLA N EA

Un anonimo quattrocentista toscano intaglia»
tore in legno. — O. H. Giglioli nella sua recente
guida artistica di Empoli, 1 descrivendo le opere d’arte
della cappella del Battistero della Collegiata di Em-
poli, fa cenno di « una statua in legno di un santo
in ampio paludamento monastico, che tiene un libro:
scultura dei primi del Quattrocento, modellata con
una certa larghezza di tocco e con nobiltà di espres-
sione ». Il che è giustissimo, senonchèla statua (fig. ia)
meritava forse un po’ più di attenzione 2 che avrebbe
permesso all’egregio illustratore dei tesori artistici di
Empoli e Pistoia di osservare come essa sia dovuta
al medesimo artista che intagliò la statuetta pure in
legno, rappresentante un angelo (?o Salomè?) che
reca la testa del Battista, collocata in una nicchia a
sinistra dell’altare nel Battistero di Pistoia (fig. 2a). 3
In ambedue le figure la veste è identica, con una
specie di dalmatica dagli ampi maniconi, molto ri-
piegati nell’avambraccio, liscia sul petto, allargantesi
nel basso (secondo la foggia propria della fine del
secolo xiv e inizi del secolo xv) in molteplici pieghe
che cadono elegantemente con larghezza di movenze
e senza convenzione, mentre un accento gotico è ap-
pena sensibile nel fondo della sottoveste leggermente
strascicante sul suolo. Uguali sono pure le mani un
po’ grassoccie nel dorso, quasi a cuscinetto, dalle
dita ben modellate; ed il viso pienotto, ma dall’ovale
allungato, con mento rotondetto, bocca giovanile, labbro
superiore piuttosto alto, naso leggermente a pallottola
all’apice, arco sopraccigliare molto pronunciato, occhi
piccoli un po’ ravvicinati, tempia e guancie pianeg-
gianti, fronte ampia molto scoperta agli angoli, orec-

1 Empoli artistica, Firenze, 1906, pag. 46.

2 Anche G. Carocci nel suo studio sul La galleria della colle-
giata di Empoli (pubbl. ne Le Gallerie Nazionali Italiane, IV, 344)
accennò soltanto alla scultura come ad una “ buona statua n.

La statua è in grandezza quasi naturale, ed è ricoperta di una
brutta patina color caffè.

3 La figura è in grandezza circa la metà del naturale, verniciata
di bianco.

chie dal lobo inferiore minuscolo. I capelli sono molto
diversi nelle due figure: ricciuti a buccole in quella
di Pistoia, corti, appena un po’ ondulati nell’altra di
Empoli ; ma le movenze delle brevi e sottili cioc-
chette di questa richiamano quelle delle lunghe ciocche
lanose che costituiscono la chioma e la barba della
testa di San Giovanni nel gruppo di Pistoia.

In ambedue le sculture è poi sensibile al mede-
simo grado uno stesso sentimento di veristica ele-
ganza ed equilibrio delle proporzioni, tutt’altro che
comune nel tempo in cui le due statue furono inta-
gliate, che le caratterizza, dando loro un’impronta come
di persone della stessa famiglia.

Ora, mancandoci ogni notizia storica intorno alle
due sculture, e volendo trarre dal loro stile elementi
che ci permettano di classificarle, la prima cosa che
in esse ci colpisce è il tipo sparuto, suggestivo per
la sofferenza e forza di pensiero che riflette, del capo
del Precursore, il quale ci richiama all’arte di Dona-
tello, a cui saremmo tratti a crederlo ispirato se il ca-
rattere gotico di tutto il rimanente delle due scul-
ture 1 non ci rivelasse forme del tutto indipendenti
da quelle del sommo maestro ; cosicché nel nostro
ignoto intagliatore dobbiamo riconoscere, piuttosto
che un seguace di Donatello, una libera manifesta-
zione collaterale della medesima corrente artistica giunta
a quello stesso punto di maturità in cui produsse il
maggiore dei suoi rappresentanti.

E veramente anche per altri rapporti le nostre due
sculture mi sembrano da collegarsi con l’arte che
aveva il suo centro in Firenze, piuttosto che con la
pisana o la senese, che pure più che la fiorentina pare
producessero sculture in legno, 2 non presentando nè

1 Anche l’edicola di Pistoia, certamente contemporanea alla
statuetta che contiene, è gotica , ciò per altro non deve indurci ad
assegnare una data troppo arretrata ad essa ed alle nostre seni
ture, giacché nelle volute delle due mensoline che reggono l’edi-
cola v’è già un accenno a forme decorative dello stil nuovo, che
non ci permette di riportare il tabernacoletto molto più indietro
del 1425 circa.

2 W. Bode e H. v. Tschudi. Beschreibzmg der Bildwerke der
 
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