Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 10.1907

DOI Heft:
Fasc. 6
DOI Artikel:
Pellati, Francesco: Bartolomeus Rubeus e un trittico firmato della Cattedrale di Acqui
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24152#0443

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
BARTOLOMEUS RUBEUS

E UN TRITTICO FIRMATO DELLA CATTEDRALE DI ACQUI

^ oltre due anni si dibatte tra gli studiosi una controversia intorno
alla identità di Bartolomeus Rubeus pittore. Richiamerò tuttavia
brevemente i termini della questione, prima di esporre il piccolo
contributo che ho la fortuna di poter recare all’argomento.

Herbert Cook, nel 1905, pubblicava sulla Gavette de Beaux
Arts (I, 304) un pregevole San Michele firmato Bartolomeus
Rubeus e appartenente alla collezione Wernher in Bath House
a Londra, alla quale proveniva, per il tramite di un antiquario
tedesco, dalla Spagna e precisamente dalla Chiesa di Tous, borgata
a 15 km. da Alcira (Valle dello Jucar) : il Cook attribuiva sen-
z’altro il dipinto a un primitivo francese, a un maitre Roux, il quale avrebbe composta e
firmata quell’opera verso il 1470.

Ma subito Castellas, in un articolo sulla Veti de Catalunya, sorse a rammentare che
nel chiostro della Cattedrale di Barcellona esisteva un quadro donato nel 1490 da un cano-
nico di quella chiesa, Lluis Desplà e firmato : opus Bartholomei Vermejo Cordubensis. Il
Rubeus e il Bermejo erano dunque le forme latina e castigliana del nome di un medesimo
ed unico pittore, che il Castellas ricongiungeva alla scuola di Norimberga.

L’identificazione proposta del Castellas parve a molti, e allo stesso Cook, incontesta-
bile, e così, senza alcun esame stilistico comparativo, sul semplice ipotetico ravvicinamento
delle due firme, la questione era o pareva definitivamente risoluta coll’assegnazione del
San Michele al pittore di Cordova. Tuttavia bisogna riconoscere che questa soluzione fu
generalmente accettata più per il desiderio di determinare in qualche modo l’identità e
l’origine di Bartolomeus Rubeus che per una vera intima convinzione scientifica: anzi i
dubbi non furono del tutto soffocati, perchè il Bertaux, pur trovando nella firma del Rubeus un
r caratteristico della scrittura spagnola del secolo xv, non si astenne dal rilevare le differenze
tecniche tra il San Michele e la Pietà di Barcellona e si vide costretto a concludere che,
se autore del San Michele è Bart. Bermejo, questi dovette avere una educazione artistica
fiamminga e conoscere altresì le opere dei pittori italiani del secolo XV. 1 II vero è che
caratteri di scuola fiamminga e caratteri di scuola italiana sono evidenti e innegabili nel
San Michele della collezione Wernher; i primi, pur prescindendo dallo stile, nella rappre-
sentazione del paesaggio e delle torri gotiche che si riflettono sulla corazza dell’angelo;1 2 i

1 Bertaux, Primitifs Espagnols, in Revue de l’art
anc. et mod., XX, p. 417.

2 Lo stesso espediente di riflettere il paesaggio
sopra una corazza si ritrova, oltreché nella Pietà della
collezione d’Albenas a Montpellier, citata dal Cook,

anche in due opere di scuola fiamminga attribuite di
solito a Uberto Van Eyck, mentre il Fierens-Gevaert
tende ad assegnarle a qualche artista ignoto della
scuola dei fratelli Van Eyck, cioè nelle Tre Marie al
sepolcro della Galleria Cook a Richmond e nel Ri-

L’Arte. X, 51.
 
Annotationen