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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 10.1907

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Fasc. 2
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Pacchioni, Guglielmo: Variazioni di motivi romanici lombardi in alcune costruzioni montanare dell'Emilia
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https://doi.org/10.11588/diglit.24152#0162

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VARIAZIONI DI MOTIVI ROMANICI LOMBARDI

IN ALCUNE COSTRUZIONI MONTANARE DELL'EMILIA

e l’Emilia l’arte lombarda quando
ebbe dato i migliori suoi frutti nel
Duomo di Modena, di Parma, di
Piacenza, di Reggio, di Borgo
San Donnino, ne la basilica ste-
faniana di Bologna creando le
sue forme più elaborate e complesse, cominciò ad
espandersi intorno per le campagne, a spingersi per
le valli, ad arrampicarsi su le vette rocciose coronate
di castagni e di abeti. Ne le città essa aveva eretto le
cattedrali e le torri, segno, oltre che di fede religiosa,
di floridezza e di potenza civile e propugnacoli de le
libertà comunali : sui monti invece costruiva le Abazie
de’ monaci e le chiesuole su le spianate de’ castelli
feudali ove venivano a pregare assieme gli umili con-
tadini e i temuti feudatari.

In questo espandersi l’arte perdeva gran parte de
la sua ricchezza e de la sua fantasmagorica varietà ;
fra i monti cominciò a fiorire quando ne le città co-
minciava ad esserle contrastato il dominio dalle più
ardite e più semplici forme ogivali, quando a Piacenza
e a Bologna si preparava già l’arte che avrebbe poi
prodotto i palazzi del Comune, quello de’ Notai e la
chiesa di San Petronio, e a Modena il Duomo, a cui
avevano lavorato due o tre generazioni d’artisti, era
quasi finito e a l’arte di esso stava già per succedere
quella che ci diede poi il palazzo della Ragione ora
quasi completamente distrutto; tuttavia, pur arrivando
così tardi ne la montagna non ve ne trovò nessuna
che ve l’avesse preceduta, eccetto quel po’ d’arte to-
scana che v’era penetrata al tempo di Matilde per
mezzo de la Badia di Frassinoro.

Di quelle povere e pitocche costruzioni che dovè
avere prima del Mille il nostro Appennino non è ve-
nuto a noi nulla che possa pretendere al nome di arte
e le sognate influenze ravennati, bizantine, pavesi son
favola di cui non una sola pietra resta a darci testi-
monianza. De’ castelli che negli ultimi secoli del primo
millennio coronavano le vette isolate e i cocuzzoli de’

poggi dominanti a l’intorno non restano che pochis-
simi .. . mucchi di terra in cui scavando si trova qualche
pietrame, qualche pezzo di ferro, qualche osso : sono
le vestigia di terrapieni e de’ fossati che si stringe-
vano attorno al torrione ed hanno tutti un meschino
e povero aspetto.

Non ostante lo stile lombardo quando incominciò
a penetrare nei monti fosse già assai sviluppato, co-
minciò tuttavia a trovar accoglienza fra i montanari
ne le sue forme primitive e più timide : più che i capi-
telli ornati di teste, di figure rilevate, istoriati di fatti
e di leggende sacre, essi amarono quelli a fogliami,
a ghirighori, i fregi a intrecciature, a nodi poco rile-
vati e questo non già come pensano alcuni per in-
fluenze ravennati o bizantine, ma perchè queste forme
erano le più facili, le meglio consone alla capacità
de gli artisti e alle attitudini estetiche de’ montanari,
perchè il genere de’ materiali non resistendo alla lavo-
razione minuta e molto rilevata, non avrebbe in ogni
modo permesso lavori minuti e a grande rilievo ; la
miglior prova di ciò è che ancora ne gli ultimi ba-
gliori de lo stile romanico, quando già aveva fatto capo-
lino l’arco acuto, la maggior parte de gli ornati e dei
fregi era ancora a bassorilievo, ancora di fogliami e
fettuccie, ancora di palmette.

Non dunque mai dalla sola presenza di elementi
primitivi dobbiamo giudicare de l’autenticità di un
monumento perchè avremo due grandi cause di errore ;
il ritardo con il quale essi arrivano ne le costruzioni
montanare e il fenomeno per cui si mantengono più
a lungo di quanto non sia avvenuto ne le città.

A ciò contribuisce l’istinto maggiormente conser-
vatore de’montanari, le maggiori difficoltà a costruire,
la minore abilità de gli artefici e, sopratutto, il modo
con il quale si pratica l’arte che tramandata di padre
in figlio senza tirocini di scuole, fa sì che, fissata una
volta una forma, difficilmente vi ammette modificazioni
e più difficilmente ancora consente a mutarla del tutto.

Fortunatamente queste condizioni negative per il
fiorire de l’arte hanno il loro lato buono: le costru-
 
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