LA PRIMA OPERA DI ARNOLFO A ROMA
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Romani, ut ex litterarum vestigiis, et insignibus intelligitur, quorum priorem Cardinalem
creavit Innocentius Papa IV, posteriorem vero Greg'orius IX, obiitque sub Gregorio X,
circa Annum Dni MCCLXXIII. Post est Altare Sancti Joannis Evangelistae... Proxime est
porta, qua per gradus iter est ad Concilii Aulam . .. ».
L’antico posto del monumento è, così, bene determinato. A chi entrava dalla chiesa,
nella sala del Concilio si presentava subito a destra della porta l’altare di San Giovanni e
immediatamente dopo il monumento Annibaldi. Cioè, sapendosi dalla pianta del Severano, 1
il punto preciso in cui si apriva quella porta, il monumento era collocato vicino alla cap-
pella Massimo dove, del resto, afferma esplicitamente che fosse Giovanni Battista Gigli.1 2
Ivi rimase fino al 1650, fino al restauro d’Innocenzo, quando fu trasportato, certo non
più intero, nel corridoio dietro la tribuna. Il rapporto di una controversia fra due Anni-
Fig. 1 — Disegno del monumento Annibaldi Biblioteca Vaticana
Cod. barb. lat. 441.3
baldi cui dette luogo la remozione del sepolcro, rapporto contenuto in una decisione del
Tribunale di Rota del 12 giugno 1651,3 ci avverte della nuova fase in cui entrò il monumento.
Anche il Gualdi lo trovò dietro il coro, e già coll’iscrizione moderna su riportata.4
Fu in questo tempo che lo ritrasse il disegnatore. 5
Poco dopo il sepolcro subì nell’ultimo spostamento l’ultima diminuzione. Staccato dal
suo insieme il rilievo colla cerimonia delle esequie e confinato nel chiostro, non restò del
tutto antico fuorché la statua posta in fondo alla nave sinistra.
1 Severano, Le sette chiese di Roma, 1630, pag. 535,
11. ri della pianta.
2 G. Battista Gigli , Famiglie romane, Codice
Vat. lat. 8255, c. 103 («... sepolto nella Basilica di
San Giovanni Laterano come appare per l’onorato se-
polcro vicino la Cappella dei signori Maximi ».
3 Cod. Barb. lat. 4902, c. 65-69 v.
4 « Deposito al muro dietro la tribuna maggiore di
detta chiesa di San Giovanni Laterano con statua gia-
cente di tutto rilevo con la seguente inscrizione: Memo-
rine Richardi, ecc. » (Cod. Vat. lat. 8253, parte I, c. 192).
5 Se la carta 5 del nostro Codice non avesse la
data 1672 si sarebbe indotti a ritenere le copie delle
cose lateranensi del 1665, l’anno in cui, durante la
scoperta di un oratorio sotterraneo, il cardinale Fran-
cesco Barberini aveva manifestato l’intenzione di man-
dare il suo pittore a ritrarre gli affreschi (Soresini,
Documenta prò Annal. Later., ms. dell’Archivio La-
teranense). E le riproduzioni del Codice provengono
appunto da una delle solite commissioni del Barberini.
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Romani, ut ex litterarum vestigiis, et insignibus intelligitur, quorum priorem Cardinalem
creavit Innocentius Papa IV, posteriorem vero Greg'orius IX, obiitque sub Gregorio X,
circa Annum Dni MCCLXXIII. Post est Altare Sancti Joannis Evangelistae... Proxime est
porta, qua per gradus iter est ad Concilii Aulam . .. ».
L’antico posto del monumento è, così, bene determinato. A chi entrava dalla chiesa,
nella sala del Concilio si presentava subito a destra della porta l’altare di San Giovanni e
immediatamente dopo il monumento Annibaldi. Cioè, sapendosi dalla pianta del Severano, 1
il punto preciso in cui si apriva quella porta, il monumento era collocato vicino alla cap-
pella Massimo dove, del resto, afferma esplicitamente che fosse Giovanni Battista Gigli.1 2
Ivi rimase fino al 1650, fino al restauro d’Innocenzo, quando fu trasportato, certo non
più intero, nel corridoio dietro la tribuna. Il rapporto di una controversia fra due Anni-
Fig. 1 — Disegno del monumento Annibaldi Biblioteca Vaticana
Cod. barb. lat. 441.3
baldi cui dette luogo la remozione del sepolcro, rapporto contenuto in una decisione del
Tribunale di Rota del 12 giugno 1651,3 ci avverte della nuova fase in cui entrò il monumento.
Anche il Gualdi lo trovò dietro il coro, e già coll’iscrizione moderna su riportata.4
Fu in questo tempo che lo ritrasse il disegnatore. 5
Poco dopo il sepolcro subì nell’ultimo spostamento l’ultima diminuzione. Staccato dal
suo insieme il rilievo colla cerimonia delle esequie e confinato nel chiostro, non restò del
tutto antico fuorché la statua posta in fondo alla nave sinistra.
1 Severano, Le sette chiese di Roma, 1630, pag. 535,
11. ri della pianta.
2 G. Battista Gigli , Famiglie romane, Codice
Vat. lat. 8255, c. 103 («... sepolto nella Basilica di
San Giovanni Laterano come appare per l’onorato se-
polcro vicino la Cappella dei signori Maximi ».
3 Cod. Barb. lat. 4902, c. 65-69 v.
4 « Deposito al muro dietro la tribuna maggiore di
detta chiesa di San Giovanni Laterano con statua gia-
cente di tutto rilevo con la seguente inscrizione: Memo-
rine Richardi, ecc. » (Cod. Vat. lat. 8253, parte I, c. 192).
5 Se la carta 5 del nostro Codice non avesse la
data 1672 si sarebbe indotti a ritenere le copie delle
cose lateranensi del 1665, l’anno in cui, durante la
scoperta di un oratorio sotterraneo, il cardinale Fran-
cesco Barberini aveva manifestato l’intenzione di man-
dare il suo pittore a ritrarre gli affreschi (Soresini,
Documenta prò Annal. Later., ms. dell’Archivio La-
teranense). E le riproduzioni del Codice provengono
appunto da una delle solite commissioni del Barberini.