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CORRIERI
liano invece, anzi di Tommaso di Martino di Nello
è l’affresco con la Madonna circondata da angeli, sco-
perto vicino al secondo altare di sinistra. La Vergine
in piedi e a mani giunte, nel mezzo del quadro, si
vede di fronte e ha capelli giallognoli biondi che le
lasciano scoperto soltanto il viso e le estremità. Due
angioletti par che le tocchino le spalle, mentre altri
due più in basso la sollevano da terra. Agli angoli,
in alto, ancora due angioli suonano l’arpa e l’organo.
Nel basso, a sinistra di chi guarda, è figurato San
Domenico in ginocchio e in atto di fare schermo con
la mano alla luce che emana dalla Santa e dai se-
rafini.
In altro quadro, sopra a quello ora descritto, è
una scena che non si distingue più perfettamente, ma
il pittore è il medesimo, il quale si presenta anche
qui, come negli altri suoi lavori, con la solita foggia
dei piccoli diademi sul capo degli angeli — caratte-
ristica particolare della scuola eugubina — la cui ca-
pigliatura apparisce, come in quelli che dipingeva il
padre suo, in forma di parrucca.
Più antichi e perciò d’altra mano sono gli affre-
schi rinvenuti sulla parete concava del primo vecchio
altare a sinistra entrando in chiesa. Si tratta di un
ciclo di pitture di notevole importanza, benché assai
guaste, per l’arte della seconda metà del Trecento
nelle Marche ed eseguite, secondo me, da diversi ar-
tisti : la parte superiore con la scena della Crocifis-
sione, e una turba di santi, re e martiri, non può es-
sere delle stesso maestro che dipinse le altre scene,
assai danneggiate invero, che si vedono nella parte
inferiore dell’affresco.
Altro dipinto grandioso con la Madonna e il divin
Figlio in gloria e quattro santi — i patroni della città
di Fano — si vede appena si entra in chiesa a mano
Mausoleo del duca Federico d’Urbino
Urbino, Chiesa di San Bernardino
destra. Pare del Seicento ed è men bello dell’altro
affresco con Maria in trono col putto e un santo ve-
scovo — forse del Presutti — che si trova fra l’altare
dell’Annunziata e quello del Crocifisso.
Poiché si tratta d’opere d’arte che si conservano
a Fano, noto che la tavola di Giovanni Santi in Santa
Maria Nuova, rappresentante la Visitazione, ha bi-
sogno di essere nettata dal sudiciume e riparata, poiché
presenta, tra altro, anche una lunga spaccatura.
Per l’ex convento e la Chiesa de’ Zoccolanti di
Urbino. — Sono note la bellezza artistica e l’impor-
tanza per la storia locale di queste due costruzioni, a
circa un miglio dalla città. Sullo stesso luogo ove ora
trovansi e l’ex convento e il bel tempio dei Zocco-
lanti o di San Bernardino, esisteva fin dal secolo xm, se
non forse da prima, la chiesa suburbana di San Do-
nato, nella quale, secondo l’Ugolini, nel 1288 ebbe
sepoltura il famoso Guido Feltrio, morto il 27 di quel-
l’anno nel convento di Assisi. Nel 1369 risiedeva in
San Donato un religioso di casa Feltria. Nel 1425,
Guidantonio conte d’Urbino ottenne la cessione della
antica chiesa, dell’orto annessovi, del bosco e della
stessa casa del curato ; ma il convento e l’attuale
tempio sorsero più tardi. Affermano gli scrittori ur-
binati che ciò avvenne verso il 1472, mentre in vero
non si hanno prove sicure per accogliere o respingere
tale data. Si può solo affermare, finora, che i due
edifici furono costruiti sotto Federico da Montefeltro.
Comunque ciò sia, devo qui limitarmi a richiamare
l’attenzione del governo e del competente ufficio re-
gionale sulle condizioni statiche del convento e della
chiesa. Tanto il primo quanto l’altra, ove riposano
gli avanzi mortali di quasi tutti i principi Feltrescbi
dal secolo xm in poi, si trovano in un abbandono
tale che è offesa alla memoria e all’arte dei nostri
maggiori.
L’ex convento, che da circa quarant’anni è un an-
nesso al vicino cimitero, richiede da tempo molti re-
stauri e una sistemazione adattata all’ufficio cui è stato
adibito, e a ciò dovrebbe pensare anche il municipio
di Urbino ; ma ciò che maggiormente urge è il lavoro
di riparazione da farsi alla chiesa, la quale presenta
ormai tali fenditure all’interno e al difuori da destare
un senso di rammarico in quanti le veggono. Il sof-
fitto della chiesa minaccia di cadere sui mausolei dei
duchi Federico a Guidobaldo ;1 uno sperone che da
1 Pubblico per la prima volta, insieme con quella di un fianco
della chiesa bellissima, le fotografie dei mausolei de’ su ricordati
duchi di Urbino. I due monumenti eretti verosimilmente da Fran-
cesco Maria II ultimo duca che la memoria de’ maggiori glorificò
in più luoghi e in più circostanze, sono costituiti da due grandi
urne in marmo nero, di grandissimo pregio, sostenute da mensole
di marmo di Carrara, le quali poggiano alla loro volta sur un ba-
samento pure di marmo bianco e nero. Il disegno dei due monu-
menti, perfettamente uguali, ci riconduce al priucipiodel secoloxvu.
La sola differenza sta nei busti in marmo bianco statuario, in pro-
porzioni maggiori del vero, che sormontano le urne. A destra di
chi entra in chiesa è il mausoleo del duca Guidobaldo, a sinistra
e di fronte a questo, è quello del padre suo. L’opera rivela la stessa
mano di colui che per Francesco Maria II scolpi la statua del
CORRIERI
liano invece, anzi di Tommaso di Martino di Nello
è l’affresco con la Madonna circondata da angeli, sco-
perto vicino al secondo altare di sinistra. La Vergine
in piedi e a mani giunte, nel mezzo del quadro, si
vede di fronte e ha capelli giallognoli biondi che le
lasciano scoperto soltanto il viso e le estremità. Due
angioletti par che le tocchino le spalle, mentre altri
due più in basso la sollevano da terra. Agli angoli,
in alto, ancora due angioli suonano l’arpa e l’organo.
Nel basso, a sinistra di chi guarda, è figurato San
Domenico in ginocchio e in atto di fare schermo con
la mano alla luce che emana dalla Santa e dai se-
rafini.
In altro quadro, sopra a quello ora descritto, è
una scena che non si distingue più perfettamente, ma
il pittore è il medesimo, il quale si presenta anche
qui, come negli altri suoi lavori, con la solita foggia
dei piccoli diademi sul capo degli angeli — caratte-
ristica particolare della scuola eugubina — la cui ca-
pigliatura apparisce, come in quelli che dipingeva il
padre suo, in forma di parrucca.
Più antichi e perciò d’altra mano sono gli affre-
schi rinvenuti sulla parete concava del primo vecchio
altare a sinistra entrando in chiesa. Si tratta di un
ciclo di pitture di notevole importanza, benché assai
guaste, per l’arte della seconda metà del Trecento
nelle Marche ed eseguite, secondo me, da diversi ar-
tisti : la parte superiore con la scena della Crocifis-
sione, e una turba di santi, re e martiri, non può es-
sere delle stesso maestro che dipinse le altre scene,
assai danneggiate invero, che si vedono nella parte
inferiore dell’affresco.
Altro dipinto grandioso con la Madonna e il divin
Figlio in gloria e quattro santi — i patroni della città
di Fano — si vede appena si entra in chiesa a mano
Mausoleo del duca Federico d’Urbino
Urbino, Chiesa di San Bernardino
destra. Pare del Seicento ed è men bello dell’altro
affresco con Maria in trono col putto e un santo ve-
scovo — forse del Presutti — che si trova fra l’altare
dell’Annunziata e quello del Crocifisso.
Poiché si tratta d’opere d’arte che si conservano
a Fano, noto che la tavola di Giovanni Santi in Santa
Maria Nuova, rappresentante la Visitazione, ha bi-
sogno di essere nettata dal sudiciume e riparata, poiché
presenta, tra altro, anche una lunga spaccatura.
Per l’ex convento e la Chiesa de’ Zoccolanti di
Urbino. — Sono note la bellezza artistica e l’impor-
tanza per la storia locale di queste due costruzioni, a
circa un miglio dalla città. Sullo stesso luogo ove ora
trovansi e l’ex convento e il bel tempio dei Zocco-
lanti o di San Bernardino, esisteva fin dal secolo xm, se
non forse da prima, la chiesa suburbana di San Do-
nato, nella quale, secondo l’Ugolini, nel 1288 ebbe
sepoltura il famoso Guido Feltrio, morto il 27 di quel-
l’anno nel convento di Assisi. Nel 1369 risiedeva in
San Donato un religioso di casa Feltria. Nel 1425,
Guidantonio conte d’Urbino ottenne la cessione della
antica chiesa, dell’orto annessovi, del bosco e della
stessa casa del curato ; ma il convento e l’attuale
tempio sorsero più tardi. Affermano gli scrittori ur-
binati che ciò avvenne verso il 1472, mentre in vero
non si hanno prove sicure per accogliere o respingere
tale data. Si può solo affermare, finora, che i due
edifici furono costruiti sotto Federico da Montefeltro.
Comunque ciò sia, devo qui limitarmi a richiamare
l’attenzione del governo e del competente ufficio re-
gionale sulle condizioni statiche del convento e della
chiesa. Tanto il primo quanto l’altra, ove riposano
gli avanzi mortali di quasi tutti i principi Feltrescbi
dal secolo xm in poi, si trovano in un abbandono
tale che è offesa alla memoria e all’arte dei nostri
maggiori.
L’ex convento, che da circa quarant’anni è un an-
nesso al vicino cimitero, richiede da tempo molti re-
stauri e una sistemazione adattata all’ufficio cui è stato
adibito, e a ciò dovrebbe pensare anche il municipio
di Urbino ; ma ciò che maggiormente urge è il lavoro
di riparazione da farsi alla chiesa, la quale presenta
ormai tali fenditure all’interno e al difuori da destare
un senso di rammarico in quanti le veggono. Il sof-
fitto della chiesa minaccia di cadere sui mausolei dei
duchi Federico a Guidobaldo ;1 uno sperone che da
1 Pubblico per la prima volta, insieme con quella di un fianco
della chiesa bellissima, le fotografie dei mausolei de’ su ricordati
duchi di Urbino. I due monumenti eretti verosimilmente da Fran-
cesco Maria II ultimo duca che la memoria de’ maggiori glorificò
in più luoghi e in più circostanze, sono costituiti da due grandi
urne in marmo nero, di grandissimo pregio, sostenute da mensole
di marmo di Carrara, le quali poggiano alla loro volta sur un ba-
samento pure di marmo bianco e nero. Il disegno dei due monu-
menti, perfettamente uguali, ci riconduce al priucipiodel secoloxvu.
La sola differenza sta nei busti in marmo bianco statuario, in pro-
porzioni maggiori del vero, che sormontano le urne. A destra di
chi entra in chiesa è il mausoleo del duca Guidobaldo, a sinistra
e di fronte a questo, è quello del padre suo. L’opera rivela la stessa
mano di colui che per Francesco Maria II scolpi la statua del