L’ACHEROPITA OSSIA L'IMMAGINE DEL SALVATORE
165
La tavola misura presentemente ni. 1.42 in altezza e cm. 58 :/2 in larghezza; il suo spes-
sore è di 2 cm. che verso gli orli si riduce a 8 mm. per incanalarsi nella cornice. Essa è
levigata nel rovescio, ma non dappertutto con egual diligenza, perchè l’immagine era desti-
nata ad essere affissa al muro.
Si è già osservato che il nome Emmanuel scritto ai lati della testa fa rimontare l’origine
dell’Acheropita ad un tempo anteriore all’epoca bizantina. Nel nimbo crocigero ci è poi dato
come terminus ad quem la metà del v secolo che non possiamo oltrepassare ; poiché soltanto
allora si cominciò a disegnar la croce nel nimbo di Cristo per distinguere le sue rappre-
sentazioni da quelle dei Santi e degli Angeli. L’origine dell’Acheropita deve pertanto esser
posta dalla metà del v alla metà del Vi secolo. Quest’ ultimo limite è meno sicuro del primo ;
poiché, a rigore, non può escludersi la seconda metà del detto secolo, mentre è meno facile
di renderla più antica. In nessun modo posso discendere fino al vii secolo. Me lo vieta non
Fig. 2 — Parte dell’iscrizione dell’Emmanuel
soltanto l’iscrizione latina, ma più specialmente il fatto che, come poi mostrerò, l’immagine
era già divenuta quasi irriconoscibile sotto il pontificato di Giovanni X (911-928).
Pitture su tavola con la rappresentazione di Cristo rimontano fino all’età delle perse-
cuzioni. Le prime notizie che ci sono pervenute ce lo mostrano, è vero, presso alcune
sette; 1 ma da Eusebio risulta la loro esistenza anche presso i cristiani ortodossi. Nella sua
avversione per le immagini, il vescovo di corte vide nel loro culto un modo pagano di
venerare il Salvatore, e respinse con pedanteria la preghiera della principessa Costanza che
gli domandava un’immagine di Cristo. 2 * * Nel tempo al quale appartiene l’Acheropita Late-
ranense, queste immagini erano già comuni*. Gregorio di Tours (538-593) ce le mostra e
nelle chiese e nelle case di semplici fedeli: «Tanto Christus amore diligitur, ut cuius legem
in tabulis cordis credentes populi retinent, eius etiam imaginem in tabulis visibilibus pictam
per ecclesias ac domos adfigant ». 5 Le tavole dipinte si chiamavano tabulae, o anche sem-
1 Iren., Contro, haeres. 1, 25, 6 Migne, Patr. gr. 7,
685, sg. : « (Carpocratiani) Gnosticos se autem vo-
cant: et imagines quasdam quidem depictas, quasdam
autem et de reliqua materia fabricatas habent, dicentes
formam Christi factam a Pilato, ilio in tempore quo
fuit Jesus cum hominibus. Et has coronant, et pro-
ponunt eas cum imaginibus mundi philosophorum » etc.
2 Euseb., Ep. 2 Ad Constantiam Augustam, Migne,
Pat. gr. 20, 1545. Cfr. Euseb., H. E. 7, 18, Migne,
Patr. gr. 20, 679.
3 Greg. Touron., Gloria martyruin 21, ed. Arndt
e Krusch I, 501.
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La tavola misura presentemente ni. 1.42 in altezza e cm. 58 :/2 in larghezza; il suo spes-
sore è di 2 cm. che verso gli orli si riduce a 8 mm. per incanalarsi nella cornice. Essa è
levigata nel rovescio, ma non dappertutto con egual diligenza, perchè l’immagine era desti-
nata ad essere affissa al muro.
Si è già osservato che il nome Emmanuel scritto ai lati della testa fa rimontare l’origine
dell’Acheropita ad un tempo anteriore all’epoca bizantina. Nel nimbo crocigero ci è poi dato
come terminus ad quem la metà del v secolo che non possiamo oltrepassare ; poiché soltanto
allora si cominciò a disegnar la croce nel nimbo di Cristo per distinguere le sue rappre-
sentazioni da quelle dei Santi e degli Angeli. L’origine dell’Acheropita deve pertanto esser
posta dalla metà del v alla metà del Vi secolo. Quest’ ultimo limite è meno sicuro del primo ;
poiché, a rigore, non può escludersi la seconda metà del detto secolo, mentre è meno facile
di renderla più antica. In nessun modo posso discendere fino al vii secolo. Me lo vieta non
Fig. 2 — Parte dell’iscrizione dell’Emmanuel
soltanto l’iscrizione latina, ma più specialmente il fatto che, come poi mostrerò, l’immagine
era già divenuta quasi irriconoscibile sotto il pontificato di Giovanni X (911-928).
Pitture su tavola con la rappresentazione di Cristo rimontano fino all’età delle perse-
cuzioni. Le prime notizie che ci sono pervenute ce lo mostrano, è vero, presso alcune
sette; 1 ma da Eusebio risulta la loro esistenza anche presso i cristiani ortodossi. Nella sua
avversione per le immagini, il vescovo di corte vide nel loro culto un modo pagano di
venerare il Salvatore, e respinse con pedanteria la preghiera della principessa Costanza che
gli domandava un’immagine di Cristo. 2 * * Nel tempo al quale appartiene l’Acheropita Late-
ranense, queste immagini erano già comuni*. Gregorio di Tours (538-593) ce le mostra e
nelle chiese e nelle case di semplici fedeli: «Tanto Christus amore diligitur, ut cuius legem
in tabulis cordis credentes populi retinent, eius etiam imaginem in tabulis visibilibus pictam
per ecclesias ac domos adfigant ». 5 Le tavole dipinte si chiamavano tabulae, o anche sem-
1 Iren., Contro, haeres. 1, 25, 6 Migne, Patr. gr. 7,
685, sg. : « (Carpocratiani) Gnosticos se autem vo-
cant: et imagines quasdam quidem depictas, quasdam
autem et de reliqua materia fabricatas habent, dicentes
formam Christi factam a Pilato, ilio in tempore quo
fuit Jesus cum hominibus. Et has coronant, et pro-
ponunt eas cum imaginibus mundi philosophorum » etc.
2 Euseb., Ep. 2 Ad Constantiam Augustam, Migne,
Pat. gr. 20, 1545. Cfr. Euseb., H. E. 7, 18, Migne,
Patr. gr. 20, 679.
3 Greg. Touron., Gloria martyruin 21, ed. Arndt
e Krusch I, 501.