DI ALCUNI MINIATORI LOMBARDI DELLA FINE DEL TRECENTO
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Nel suo sottile lavoro l’artista talora imprime il senso grandioso delle costruzioni gotiche !
A carte CC, l’iniziale (« I-sti sunt duo candelabra ») si erge azzurra sul fondo d’oro (fig. 6)
recando una predella sormontata da un ricco baldacchino posto quasi capitello intorno ad un
piliere. Sulla predella e, in alto, al di sopra del baldacchino, stanno due Santi profeti, figure
minime ma grandeggianti nella luce e nell’ampiezza dei gesti, segnati rapidamente, quasi
esse accennassero dall’alto di un pilastro gotico, fra le luci e le ombre d’una cattedrale:
tali le statue sui capitelli dei piloni del Duomo ! La
luce si specchia vivace sulla fronte dei due profeti,
ne anima di riflessi di velluto le vesti verdi e rosate:
il libro di uno di essi sfavilla di colore scarlatto.
Sui margini si sviluppano steli di azzurro e di
verde avvivati d’oro, e un angiolo si libra su le
grandi ali verdine recando in mano un pinacoletto
gotico tutto incavato e smerlettato, quasi un reli-
quario. Il viso dell’angelo è colorito a punta di pen-
nello di roseo delicato e di bianco, e sottilmente
lumeggiati di bianco ne sono la tunica ocracea ed il
manto rosato, con una tecnica che molto ci ricorda
quella adoprata da Giovannino de’ Grassi nei suoi
disegni di Bergamo; anzi, più che altrove, troviamo
qui molte somiglianze con quei disegni : il vispo viso
dell’angelo, le agili mani, le pieghe a spezzature ri-
gide sulle maniche si rivedono nelle figure di donzelle
delineate nel taccuino di Bergamo. Ciò è conferma
che questa serie di miniature deve attribuirsi a Sa-
lomone de’ Grassi, il quale più d’ogni altro poteva
informare il proprio stile a quello di Giovannino,
suo padre.
Uguale bellezza di colorito e d’invenzione mo-
strano altre iniziali dello stesso maestro, specialmente
quella a carte CCXV ove la figura del santo vescovo
è colorita di tinte chiarissime nel viso e di colori
leggermente sfumati per mezzo di punteggiature,
sulle vesti dalle sobrie pieghe angolose ; svolgonsi
sui margini steli marmorei in ravvolgimenti ornati a
trafori, quasi di finestre gotiche; vola in alto un an-
giolo (fig. 7). E mirabile è la miniatura delle carte CCLV
ove, entro la iniziale, sul fondo d’oro, appare David
inginocchiato dinnanzi all’Eterno che siede in un
cerchio di cherubini scarlatti : nel margine è un pensile tabernacoletto gotico tutto fiorito
di ornati; un angiolo, vestito di color malva e di azzurro, lumeggiato con delicata finezza, vi
sta inginocchiato suonando un clavicembalo ; più in alto un altro angiolo suona un’arpa, ritto
sotto un baldacchino gotico la cui cuspide s’incurva stranamente ad inquadrare il foglio: tali,
spezzando ogni legge architettonica, le cuspidi dei baldacchini delle statue s’incurvano,
sospese nel vuoto, intorno alle finestre del Duomo di Milano (fig. 8).
Così il prezioso codice riflette le forme della cattedrale, sembra trarre anch’esso la sua
originale bellezza da quel grande ultimo sforzo dell’architettura gotica.
Poche notizie abbiamo intorno a maestro Salomone de’ Grassi che ne miniò le parti più
belle. Come appare dagli atti del Duomo, nel 1398 egli era assunto a servigio della Fabbrica;1
1 Annali, App. I, 189.
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fi 111
pii
n.1111 animiloqui miri!
finn depilano confrflo:
rei ctnnr.Jfjmic ficcr ilic
picccfTo: mfignmc.nn&e
marniTedio digitimi pie
omr rune cuculo. qui
felle ìucccflio.y:ccl.ir.i nc
tardine. ftgmfcn niilTi
* nocemmo malie difhcno
XJcniG pi libi gnmeno li
licer fnnplcv incubi f.inai
r.10 conico ftur.it».mino pu
muirp ctmn.i potino» cU
mirteto cnlx ncnflimuc.
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Fig. 7 — Milano, Biblioteca Trivulziana
Cod. 2262, cc. CCXV
L’Arte. X, 25.
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Nel suo sottile lavoro l’artista talora imprime il senso grandioso delle costruzioni gotiche !
A carte CC, l’iniziale (« I-sti sunt duo candelabra ») si erge azzurra sul fondo d’oro (fig. 6)
recando una predella sormontata da un ricco baldacchino posto quasi capitello intorno ad un
piliere. Sulla predella e, in alto, al di sopra del baldacchino, stanno due Santi profeti, figure
minime ma grandeggianti nella luce e nell’ampiezza dei gesti, segnati rapidamente, quasi
esse accennassero dall’alto di un pilastro gotico, fra le luci e le ombre d’una cattedrale:
tali le statue sui capitelli dei piloni del Duomo ! La
luce si specchia vivace sulla fronte dei due profeti,
ne anima di riflessi di velluto le vesti verdi e rosate:
il libro di uno di essi sfavilla di colore scarlatto.
Sui margini si sviluppano steli di azzurro e di
verde avvivati d’oro, e un angiolo si libra su le
grandi ali verdine recando in mano un pinacoletto
gotico tutto incavato e smerlettato, quasi un reli-
quario. Il viso dell’angelo è colorito a punta di pen-
nello di roseo delicato e di bianco, e sottilmente
lumeggiati di bianco ne sono la tunica ocracea ed il
manto rosato, con una tecnica che molto ci ricorda
quella adoprata da Giovannino de’ Grassi nei suoi
disegni di Bergamo; anzi, più che altrove, troviamo
qui molte somiglianze con quei disegni : il vispo viso
dell’angelo, le agili mani, le pieghe a spezzature ri-
gide sulle maniche si rivedono nelle figure di donzelle
delineate nel taccuino di Bergamo. Ciò è conferma
che questa serie di miniature deve attribuirsi a Sa-
lomone de’ Grassi, il quale più d’ogni altro poteva
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suo padre.
Uguale bellezza di colorito e d’invenzione mo-
strano altre iniziali dello stesso maestro, specialmente
quella a carte CCXV ove la figura del santo vescovo
è colorita di tinte chiarissime nel viso e di colori
leggermente sfumati per mezzo di punteggiature,
sulle vesti dalle sobrie pieghe angolose ; svolgonsi
sui margini steli marmorei in ravvolgimenti ornati a
trafori, quasi di finestre gotiche; vola in alto un an-
giolo (fig. 7). E mirabile è la miniatura delle carte CCLV
ove, entro la iniziale, sul fondo d’oro, appare David
inginocchiato dinnanzi all’Eterno che siede in un
cerchio di cherubini scarlatti : nel margine è un pensile tabernacoletto gotico tutto fiorito
di ornati; un angiolo, vestito di color malva e di azzurro, lumeggiato con delicata finezza, vi
sta inginocchiato suonando un clavicembalo ; più in alto un altro angiolo suona un’arpa, ritto
sotto un baldacchino gotico la cui cuspide s’incurva stranamente ad inquadrare il foglio: tali,
spezzando ogni legge architettonica, le cuspidi dei baldacchini delle statue s’incurvano,
sospese nel vuoto, intorno alle finestre del Duomo di Milano (fig. 8).
Così il prezioso codice riflette le forme della cattedrale, sembra trarre anch’esso la sua
originale bellezza da quel grande ultimo sforzo dell’architettura gotica.
Poche notizie abbiamo intorno a maestro Salomone de’ Grassi che ne miniò le parti più
belle. Come appare dagli atti del Duomo, nel 1398 egli era assunto a servigio della Fabbrica;1
1 Annali, App. I, 189.
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Fig. 7 — Milano, Biblioteca Trivulziana
Cod. 2262, cc. CCXV
L’Arte. X, 25.