FRAMMENTI DI UNA PREDELLA DI MAS ACCIO
2 I I
cassettoni, mentre con la mano sinistra si tiene attac-
cato all’inferriata della finestra. La figura cosi sospesa
in alto in vivace movimento, in atto di lanciare dentro
nella camera, con mano destra il suo proiettile, attira
l’attenzione dello spettatore a causa dell’ardito ten-
tativo di rappresentare in modo plausibile il racconto
della leggenda secondo il concetto di una generazione
piena di aspirazioni naturalistiche. Il casto benefattore
che porta un mantello di color carminio (con luci bian-
castre quali usa Masaccio) ed una giubba verde-oscuro
con maniche rialzate sopra una maglia scarlatta che
riveste braccia e piedi, spicca fortemente sul muro
grigio-chiaro della casa, il cui tetto rosso sporge da-
vanti e di dietro. A destra, fra semplici sostegni,
sotto l’architrave imposto a mensole, si vede la ca-
mera da letto della famiglia. Sul davanti nell’angolo
siede in profilo sopra una modesta sedia di legno
impagliata il vecchio padre in una veste con cap-
puccio color lilla; dinanzi a lui sta in ginocchio la
più giovane delle sue figlie vestita di rosa in atto di
tirargli uno dei calzoni di maglia scarlatti che non
mancano neanche a lui. La cura affettuosa della fan-
ciulla motiva molto a proposito il pietoso intervento
del santo di cui soltanto le altre due figlie che sono
in procinto di andare a dormire si accorgono. Una di
esse, mentre sta per levarsi la cuffia, si volge pre-
sentandosi dal di dietro in ardito scorcio, e guarda
fisso verso la finestra aperta, dalla quale sono già
cadute sul letto due palle d’oro. Ella porta un abito
di color violetto-oscuro a puntini rossi, mentre la co-
perta del letto anche qui di color rosso-scarlatto, le
tende verdi che pendono dall’alto ed il cassone di un
colore bruno-giallo di legno contrastano fortemente
con il bianco del lenzuolo e l’oro delle palle. Dall’altra
parte del letto di contro alla parete oscura con una
finestra ad arco rotondo accuratamente chiusa da
sportelli di legno, si vede la terza sorella, in atto di
levarsi l'abito dal capo, la quale, già. quasi in camicia,
vergognosa guarda in su verso l’intruso. Così alla
compassione per le povere ragazze, invece della curio-
sità, che forse si potrebbe supporre nel giovane arram-
picato, si mesce un tratto di felice umorismo, e dà alla
pia leggenda in questa narrazione pittorica un soffio
di novella fiorentina, la quale, come eredità dei tempi
di Boccaccio, non ci può sorprendere nell’amico del
Brunelleschi, autore dell’inganno crudele nel « Grasso
legnaiuolo ».
Con questi due primi quadretti della leggenda di
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cassettoni, mentre con la mano sinistra si tiene attac-
cato all’inferriata della finestra. La figura cosi sospesa
in alto in vivace movimento, in atto di lanciare dentro
nella camera, con mano destra il suo proiettile, attira
l’attenzione dello spettatore a causa dell’ardito ten-
tativo di rappresentare in modo plausibile il racconto
della leggenda secondo il concetto di una generazione
piena di aspirazioni naturalistiche. Il casto benefattore
che porta un mantello di color carminio (con luci bian-
castre quali usa Masaccio) ed una giubba verde-oscuro
con maniche rialzate sopra una maglia scarlatta che
riveste braccia e piedi, spicca fortemente sul muro
grigio-chiaro della casa, il cui tetto rosso sporge da-
vanti e di dietro. A destra, fra semplici sostegni,
sotto l’architrave imposto a mensole, si vede la ca-
mera da letto della famiglia. Sul davanti nell’angolo
siede in profilo sopra una modesta sedia di legno
impagliata il vecchio padre in una veste con cap-
puccio color lilla; dinanzi a lui sta in ginocchio la
più giovane delle sue figlie vestita di rosa in atto di
tirargli uno dei calzoni di maglia scarlatti che non
mancano neanche a lui. La cura affettuosa della fan-
ciulla motiva molto a proposito il pietoso intervento
del santo di cui soltanto le altre due figlie che sono
in procinto di andare a dormire si accorgono. Una di
esse, mentre sta per levarsi la cuffia, si volge pre-
sentandosi dal di dietro in ardito scorcio, e guarda
fisso verso la finestra aperta, dalla quale sono già
cadute sul letto due palle d’oro. Ella porta un abito
di color violetto-oscuro a puntini rossi, mentre la co-
perta del letto anche qui di color rosso-scarlatto, le
tende verdi che pendono dall’alto ed il cassone di un
colore bruno-giallo di legno contrastano fortemente
con il bianco del lenzuolo e l’oro delle palle. Dall’altra
parte del letto di contro alla parete oscura con una
finestra ad arco rotondo accuratamente chiusa da
sportelli di legno, si vede la terza sorella, in atto di
levarsi l'abito dal capo, la quale, già. quasi in camicia,
vergognosa guarda in su verso l’intruso. Così alla
compassione per le povere ragazze, invece della curio-
sità, che forse si potrebbe supporre nel giovane arram-
picato, si mesce un tratto di felice umorismo, e dà alla
pia leggenda in questa narrazione pittorica un soffio
di novella fiorentina, la quale, come eredità dei tempi
di Boccaccio, non ci può sorprendere nell’amico del
Brunelleschi, autore dell’inganno crudele nel « Grasso
legnaiuolo ».
Con questi due primi quadretti della leggenda di