L'ACHEROPITA OSSIA L'IMMAGINE DEL SALVATORE
N9
striscia di rame (pag. 20 e segg.), cioè smalto su fondo d’argento a rilievo, che in Italia venne
in uso verso la fine del secolo xirr e predominò nei due susseguenti. 1 Disgraziatamente i tre
medaglioni si trovano in cattive condizioni. Il colore s’è distaccato quasi' per tutto dalle
parti più prominenti. Soltanto nelle parti meno prominenti ed in quelle profonde si è con-
servato meglio. Due delle immagini offrono le scene della Natività e della Crocifissione che
vediamo nei monumenti romani fin già dal secolo V. La prima (fig. 28) riunisce tre diversi
momenti: in basso il Divino Infante è lavato da due donne; più sopra giace nel presepe
innanzi ai due animali e fra Maria e Giuseppe; in alto un angelo annunzia la lieta novella
a due pastori che con il loro cane custodiscono il gregge. L’artista ha di più introdotto
una colomba e una lepre in fuga che guarda spaventata il cane. Attesa la tecnica e la
minuzia del soggetto rappresentato, il disegno è abbastanza buono. L’effetto dei colori invece
Fig. 29 — Passione
deve aver lasciato molto a desiderare, i singoli colori non stando precisamente entro i loro
confini. La palla della Vergine era turchina con fodera verde; i nimbi giallo-oro; la tettoia
della stalla bruno-scura; la colomba gialla e verde; verde-scuro il campo roccioso, bruno-
grigie le pecore ; il bello azzurro-carico del fondo si è conservato intieramente. Il fondo
aveva lo stesso colore anche nei due altri smalti.
La Passione (fig. 29) è straordinariamente ricca di figure, contandone non meno di
ventidue senza i tre crocifissi. Vediamo Ebrei in abiti lunghi col capo coperto di maforte,
un cavaliere in piena armatura e un vessillifero con bandiera rossa nella quale si leggono
in bianco le lettere SPR; inoltre un soldato nel cui scudo è la intiera sigla SPQR;
Longino con la lancia; lo sgherro con la spugna; altri soldati con aste, e le sante donne
che insieme al discepolo diletto sorreggono la Madre di Dio che sviene. Le tre croci si
Cf. Kraus, Geschiclite der christlichen Kunst I, pag. 490; II, pag. 461.
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striscia di rame (pag. 20 e segg.), cioè smalto su fondo d’argento a rilievo, che in Italia venne
in uso verso la fine del secolo xirr e predominò nei due susseguenti. 1 Disgraziatamente i tre
medaglioni si trovano in cattive condizioni. Il colore s’è distaccato quasi' per tutto dalle
parti più prominenti. Soltanto nelle parti meno prominenti ed in quelle profonde si è con-
servato meglio. Due delle immagini offrono le scene della Natività e della Crocifissione che
vediamo nei monumenti romani fin già dal secolo V. La prima (fig. 28) riunisce tre diversi
momenti: in basso il Divino Infante è lavato da due donne; più sopra giace nel presepe
innanzi ai due animali e fra Maria e Giuseppe; in alto un angelo annunzia la lieta novella
a due pastori che con il loro cane custodiscono il gregge. L’artista ha di più introdotto
una colomba e una lepre in fuga che guarda spaventata il cane. Attesa la tecnica e la
minuzia del soggetto rappresentato, il disegno è abbastanza buono. L’effetto dei colori invece
Fig. 29 — Passione
deve aver lasciato molto a desiderare, i singoli colori non stando precisamente entro i loro
confini. La palla della Vergine era turchina con fodera verde; i nimbi giallo-oro; la tettoia
della stalla bruno-scura; la colomba gialla e verde; verde-scuro il campo roccioso, bruno-
grigie le pecore ; il bello azzurro-carico del fondo si è conservato intieramente. Il fondo
aveva lo stesso colore anche nei due altri smalti.
La Passione (fig. 29) è straordinariamente ricca di figure, contandone non meno di
ventidue senza i tre crocifissi. Vediamo Ebrei in abiti lunghi col capo coperto di maforte,
un cavaliere in piena armatura e un vessillifero con bandiera rossa nella quale si leggono
in bianco le lettere SPR; inoltre un soldato nel cui scudo è la intiera sigla SPQR;
Longino con la lancia; lo sgherro con la spugna; altri soldati con aste, e le sante donne
che insieme al discepolo diletto sorreggono la Madre di Dio che sviene. Le tre croci si
Cf. Kraus, Geschiclite der christlichen Kunst I, pag. 490; II, pag. 461.