L’ACHEROPITA OSSIA L'IMMAGINE DEL SALVATOLE
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Risulta adunque da queste carte che i medaglioni non possono risalire al di là del 1385.
Siccome poi non è supponibile che l’inventario sia stato distrutto appena compilato, sembra
ragionevole ascrivere l’opera al secolo xv anzi che al xiv.
Anche nel secolo xvi l’immagine non doveva mancare di ricchi doni. La famosa Van-
nozza che nei suoi ultimi anni cercò di cancellare le colpe della vita passata, si privò di
una parte dei gioielli per ornarne l’Acheropita. Anche più prezioso sarebbe riescito il
tabernacolo dell’immagine commesso da lei al celeberrimo orafo Caradosso. Ella ordinò per
testamento che vi adoperassero oro, argento, perle e pietre preziose. Vi dovea inoltre figu-
rare il suo stemma col nome. Non le fu dato di vedere neppur cominciato il lavoro, poiché
morì nell’anno 1518, mentre il Caradosso non si mise all’opera se non nel 1525. Il Cara-
dosso alla sua volta non potè condurre a termine il tabernacolo, il quale poco dopo, nel
sacco di Roma del 1527, andò perduto.1
E forse allora che non venne rispettata neanche l’Acheropita. Le notevoli traccie di
fuoco sulla pelle suina (fig. 7) provano infatti ch’essa corse il pericolo di venire bruciata.
Sfuggita al gravissimo rischio, ricevette una nuova difesa, oltre la pelle suina, e cioè un
grosso cuoio di bue. Questo apparisce ora così mal andato, che non v’è difficoltà di farlo
risalire al tempo del sacco di Roma. O non dovremo abbassarne la data di qualche de-
cennio ? Certo è che nel cherubino affisso alla lamina sotto la testa del Salvatore si legge
una iscrizione fin qui sconosciuta, la quale attesta un restauro eseguito nel dicembre 1574.
Essa consta dei nomi dei donatori e dell’orefice. Quelli sono scritti nell’ala destra e' nel
nimbo: LVDOVICVS MATTEIVS | BERNARDVS • D • CAVALERIVS | VIRGILIUS •
CRESCIENTIVS | GVARDIANI | SANT • SALVATOR TS 11 CAMARLINGO • | FVL-
VIVS • D • AMADEIVS. L’artista pose il suo nome nella testa; nella fronte: IOHANNES •
BAPTIST A | BONINVS AVRIFEX | FACIEBAT • J ANNO -1574; fra gli occhi: DICEM-
BER-IS; sulle due guance: 1574; sul mento: RESTAVRAVIT. Il Bonini adunque quando
applicò il cherubino fece anche dei restauri all’Acheropita, quali, però, non sappiamo.
Fra i doni del secolo XVII il principale è la grande lamina argentea nella quale era
incastrato il cristallo che copriva la testa. Essa è ornata di quattro testine anche più barocche
1 Cf. P. Fedele, 1 gioielli di Vannozza in Archivio della Società di storia patria, 1905, p. 455 seg.
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Risulta adunque da queste carte che i medaglioni non possono risalire al di là del 1385.
Siccome poi non è supponibile che l’inventario sia stato distrutto appena compilato, sembra
ragionevole ascrivere l’opera al secolo xv anzi che al xiv.
Anche nel secolo xvi l’immagine non doveva mancare di ricchi doni. La famosa Van-
nozza che nei suoi ultimi anni cercò di cancellare le colpe della vita passata, si privò di
una parte dei gioielli per ornarne l’Acheropita. Anche più prezioso sarebbe riescito il
tabernacolo dell’immagine commesso da lei al celeberrimo orafo Caradosso. Ella ordinò per
testamento che vi adoperassero oro, argento, perle e pietre preziose. Vi dovea inoltre figu-
rare il suo stemma col nome. Non le fu dato di vedere neppur cominciato il lavoro, poiché
morì nell’anno 1518, mentre il Caradosso non si mise all’opera se non nel 1525. Il Cara-
dosso alla sua volta non potè condurre a termine il tabernacolo, il quale poco dopo, nel
sacco di Roma del 1527, andò perduto.1
E forse allora che non venne rispettata neanche l’Acheropita. Le notevoli traccie di
fuoco sulla pelle suina (fig. 7) provano infatti ch’essa corse il pericolo di venire bruciata.
Sfuggita al gravissimo rischio, ricevette una nuova difesa, oltre la pelle suina, e cioè un
grosso cuoio di bue. Questo apparisce ora così mal andato, che non v’è difficoltà di farlo
risalire al tempo del sacco di Roma. O non dovremo abbassarne la data di qualche de-
cennio ? Certo è che nel cherubino affisso alla lamina sotto la testa del Salvatore si legge
una iscrizione fin qui sconosciuta, la quale attesta un restauro eseguito nel dicembre 1574.
Essa consta dei nomi dei donatori e dell’orefice. Quelli sono scritti nell’ala destra e' nel
nimbo: LVDOVICVS MATTEIVS | BERNARDVS • D • CAVALERIVS | VIRGILIUS •
CRESCIENTIVS | GVARDIANI | SANT • SALVATOR TS 11 CAMARLINGO • | FVL-
VIVS • D • AMADEIVS. L’artista pose il suo nome nella testa; nella fronte: IOHANNES •
BAPTIST A | BONINVS AVRIFEX | FACIEBAT • J ANNO -1574; fra gli occhi: DICEM-
BER-IS; sulle due guance: 1574; sul mento: RESTAVRAVIT. Il Bonini adunque quando
applicò il cherubino fece anche dei restauri all’Acheropita, quali, però, non sappiamo.
Fra i doni del secolo XVII il principale è la grande lamina argentea nella quale era
incastrato il cristallo che copriva la testa. Essa è ornata di quattro testine anche più barocche
1 Cf. P. Fedele, 1 gioielli di Vannozza in Archivio della Società di storia patria, 1905, p. 455 seg.