STUDII SULLA SCULTURA ROMANA DEL QUATTROCENTO
273
Il Grimaldi1 fa precedere il disegno ricostruttivo dell’opera da un cenno esplicativo,
riportandosi al codice Vaticano « Summa super titulis decretalium edita ab Archiepiscopo
Ebrudunense » e di là trae alcune notizie, riguardanti il cardinale Giovanni Mellini, incari-
cato da Sisto IV alla cura della costruzione.2 Riconfrontato il cenno del Grimaldi al codice,
scoprimmo in margine al medesimo il nome degli artisti, che furono all’uopo salariati.
Vi si dice: « extant in testamento (Iohannis de Millinis) solutiones ad Nardum Corbo-
linum de Urbe sculpt. mg.ros Franciscum de Anconia et Raynaldum de Bononia, Nicolaum
Ciumare marmorarios, Benedictum pictorem, qui opus fabrefecere ». Il sospetto che l’opera
Grotte Vaticane. Bassorilievo del tabernacolo di Sisto IV
La guarigione dello storpio
fosse potuta uscire dalla bottega di Paolo romano, viene così maggiormente avvalorato
dalla menzione di Nicolaus Chimere, che già vedemmo lavorare con Gian Cristoforo al monu-
mento Albertoni a Santa Maria del Popolo.3
Nel passo però Nicola vien chiamato « marmorarius », laddove il posto di onore viene
concesso allo scultore Nardo. Nardo dunque doveva essere il direttore dell’opera, e non è
improbabile che egli avesse appreso l’arte dal suo allora illustre contemporaneo. Del Cor-
bolini, qualche sporadica notizia ci vien data dal Miintz,4 ma, disgraziatamente di lui, con
assoluta certezza, non conosciamo opera alcuna. Egli fu al suo tempo orafo valente e già
nel 1465 eseguiva un calice istoriato per la basilica di San Marco. E la fama sua dovette
cuin passione martyrii apostolorum Petri et Pauli,
manu Mathei Pullarii fio. sculptoris praeclarissimi,
quocl quidem opus mirandum Syxtus IV restituit au-
roque exornavit » (opusculum, fol. 84 v.).
1 Grimaldi, cod. Barber., XXXIV, 50 a c. 160.
2 Cod. Vat. 1518 a c. 27.
«MCCCCLXXX die XVII mensis Maii.
Hanc summam legavit ho: mei Ioanues de Mellinis
tituli Ss. Nerei et Achillei, presbyter Cardinalis Ba-
silicae Principis Apostolorum de Urbe in suo testa-
mento, quod manu sua conscripserat et quod reper-
tum fuit in monumentis et codicibus suis cuius ba-
silicae antea ipse dudum Canonicus extitit et in qua
cappellani Sisti Quarti cum choro fabrefacto necnon
ciborium marmoreum in altari marmoreo, ac la-
quearia tecti prò parte longa vetustate consumpta, et
fenestras marmoreas vitreatas construi impensa dicti
Xisti curavit, in quibus ad mille et ultra de suis im-
pendit cum nihil quam quod ex proprio quaesisset
haberet ».
3 Cfr. il mio articolo su Gian Cristoforo ne L’Arte,
anno X, fase. III, pag. 197-208.
4 Muntz, Les Arts, ecc., voi. II, in ; -HI, 161.
L'Arte. X, 35.
273
Il Grimaldi1 fa precedere il disegno ricostruttivo dell’opera da un cenno esplicativo,
riportandosi al codice Vaticano « Summa super titulis decretalium edita ab Archiepiscopo
Ebrudunense » e di là trae alcune notizie, riguardanti il cardinale Giovanni Mellini, incari-
cato da Sisto IV alla cura della costruzione.2 Riconfrontato il cenno del Grimaldi al codice,
scoprimmo in margine al medesimo il nome degli artisti, che furono all’uopo salariati.
Vi si dice: « extant in testamento (Iohannis de Millinis) solutiones ad Nardum Corbo-
linum de Urbe sculpt. mg.ros Franciscum de Anconia et Raynaldum de Bononia, Nicolaum
Ciumare marmorarios, Benedictum pictorem, qui opus fabrefecere ». Il sospetto che l’opera
Grotte Vaticane. Bassorilievo del tabernacolo di Sisto IV
La guarigione dello storpio
fosse potuta uscire dalla bottega di Paolo romano, viene così maggiormente avvalorato
dalla menzione di Nicolaus Chimere, che già vedemmo lavorare con Gian Cristoforo al monu-
mento Albertoni a Santa Maria del Popolo.3
Nel passo però Nicola vien chiamato « marmorarius », laddove il posto di onore viene
concesso allo scultore Nardo. Nardo dunque doveva essere il direttore dell’opera, e non è
improbabile che egli avesse appreso l’arte dal suo allora illustre contemporaneo. Del Cor-
bolini, qualche sporadica notizia ci vien data dal Miintz,4 ma, disgraziatamente di lui, con
assoluta certezza, non conosciamo opera alcuna. Egli fu al suo tempo orafo valente e già
nel 1465 eseguiva un calice istoriato per la basilica di San Marco. E la fama sua dovette
cuin passione martyrii apostolorum Petri et Pauli,
manu Mathei Pullarii fio. sculptoris praeclarissimi,
quocl quidem opus mirandum Syxtus IV restituit au-
roque exornavit » (opusculum, fol. 84 v.).
1 Grimaldi, cod. Barber., XXXIV, 50 a c. 160.
2 Cod. Vat. 1518 a c. 27.
«MCCCCLXXX die XVII mensis Maii.
Hanc summam legavit ho: mei Ioanues de Mellinis
tituli Ss. Nerei et Achillei, presbyter Cardinalis Ba-
silicae Principis Apostolorum de Urbe in suo testa-
mento, quod manu sua conscripserat et quod reper-
tum fuit in monumentis et codicibus suis cuius ba-
silicae antea ipse dudum Canonicus extitit et in qua
cappellani Sisti Quarti cum choro fabrefacto necnon
ciborium marmoreum in altari marmoreo, ac la-
quearia tecti prò parte longa vetustate consumpta, et
fenestras marmoreas vitreatas construi impensa dicti
Xisti curavit, in quibus ad mille et ultra de suis im-
pendit cum nihil quam quod ex proprio quaesisset
haberet ».
3 Cfr. il mio articolo su Gian Cristoforo ne L’Arte,
anno X, fase. III, pag. 197-208.
4 Muntz, Les Arts, ecc., voi. II, in ; -HI, 161.
L'Arte. X, 35.