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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 10.1907

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Fasc. 4
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Venturi, Adolfo: Donatello a Padova
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https://doi.org/10.11588/diglit.24152#0319

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DONATELLO A PADOVA

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marmoro compra a Venexia. E oltre alle pietre di paragone e ad altre che arricchirono
e nobilitarono l’effetto, si ricorse anche a commettere bronzi ai marmi. Così noi vediamo
ne’ grandi vasi delle transenne, dalla parte esteriore, i resti di borchie e di- rosette in bronzo
incastrate nel centro delle rose a quattro petali con cui terminano le volute delle anse; e
altre testine di bronzo nel punto di congiungimento de’ festoni, entro le cornici ottagonali
degli specchi di pietra di paragone. Dalla parte interna del presbiterio, le transenne non portano
soltanto l’impronta donatelliana nel disegno dei grandi ovoli schiacciati, che si dispongono
a raggio intorno ai dischi or di porfido, or di marmo scuro ; ma portano bronzi della mano
di Donatello stesso. Sotto gli occhi di tutti, ma da niuno ancora riconosciute, le belle
testine alate d’angioli attestavano pure che il Fidia del Quattrocento, ne’ primordi del suo

Padova, Chiesa del Santo
Particolare delle transenne laterali (dall’interno)

soggiorno a Padova, come già a San Lorenzo in Firenze, rese rapidamente, con impeto,
la giocondità dell’ infanzia.

Proprio all’angolo delle formelle ottagonali delle transenne, dalla parte interna, Dona-
tello commise lastre di bronzo triangolari con teste alate d’angioletti. Qualche volta fece
uso replicato d’una stessa stampa, qualche altra volta pare che traesse quelle imagini gau-
diose e forti di fanciulli da una cera perduta, tanto fresco è il tocco del modellatore, tanta
è l’esuberanza di vita in quelle testine. Lino de’tipi che ristampò di frequente è quello di
un angioletto con i capelli sollevati all’ insù, dal mezzo della fronte, come una gran fiamma,
e cadenti dai lati come corna ramose. Un altro tipo che pure si ripete è quello dell’an-
giolo (qui riprodotto per terzo) con radi capelli, tutto illuminato dal riso nella fronte, negli
occhi, nelle guance, nelle labbra, nel mento.

Ma evidentemente Donatello desiderava, più che di ristampare, di creare sempre nuove
imagini; e con la sua stecca feconda popolava la chiesa del Santo delle più vaghe e ani-
mate testine di cherubi che mai abbiano rallegrato e inghirlandato gli oratori cristiani. An-
 
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