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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 10.1907

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Fasc. 4
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Venturi, Adolfo: Donatello a Padova
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https://doi.org/10.11588/diglit.24152#0322

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ADOLFO VENTURI

della collocazione provvisoria al posto delle statue e dei bassorilievi eseguiti. Ciò fatto, si
trasportarono da Nanto grandi pietre, per eseguire la Pietà da collocarsi dietro l’altare, e
si lavorarono quattro colonne e quattro pilastri [8 cholone de marmore, 4 quare [quadre],
4 tonde a chiavateti per la pala) da mettersi sull’altare. Le lavorò Niccolò da Firenze, forse
Niccolò Baroncelli che a Ferrara lasciò ricordi di sè.1 Non sembra da mettersi in dubbio che
sull’ altare v’era dunque un’edicola mediana sostenuta da quattro colonne, e due edicole
laterali congiunte alla maggiore, ciascuna terminata agli angoli estremi da due pilastrini di
pianta quadra. 2

Ora Matteo Carnero, 3 la cornacchia d’Esopo, si fece bello di lastre traforate e di
ornati pilastrini, che tuttora, non osservati, stanno nel Santo. Girolamo Campagna, che verso
la fine del Cinquecento aveva distrutto l’altare, li mise in disparte ; e il Carnero li raccolse.

Padova, Chiesa del Santo. Lastre traforate

I pilastri sono alti metri 2.12, senza contare i capitelli e le basi, tali da sostenere le edicole
che contenevano statue di tu. 1.47 a m. 1.64. Nel pergamo dell’ingresso alla tribuna, a sinistra,
vedesi una faccia di pilastro segato e parte incastrato entro il muro, avente nel mezzo un
tondo con una figura genuflessa innanzi a un sacerdote. Il foglio di pilastro è congiunto
ad altro rappresentante un gladiatore sopra un disco nella riquadratura superiore, un putto
tibicino nel tondo mediano. Nel pergamo di destra v’ è un altro pilastro non diviso in
facce, tutto incassato nella parete : in una faccia, nella riquadratura superiore, un genietto
solleva le braccia per reggere un festone e poggia i piedi sopra un disco ; nel tondo me-
diano, un fanciullo tibicino. Nella seconda faccia scoperta, disopra, un faunetto tibicino sul
disco; in mezzo, un putto alla corsa. Nella parte incassata del pilastro si vedono uscenti
dal vivo del muro le foglie che ne rivestono i riquadri. Altre parti de’ pilastri dell’altare si
trovano : uno segato a sinistra, al principio dell’ incurvarsi del coro e dell’ambulacro ; un
pezzo d’un altro a destra, a riscontro di quello. Il primo mostra, nel riquadro superiore,
un angiolo ricciuto che tiene con ambe le mani un vaso ripieno di fiori, e sta diritto sopra
un disco ; nel tondo mediano, un amorino. Il secondo fu rifatto nella parte superiore così
che soltanto restano dell’originale due gambe ignude sopra una base limitata da due delfini,
posta su d’un plinto su cui è scolpito una figura distesa e ignuda. Nel tondo di mezzo
è uno dei soliti amorini. Infine un frammento di antico pilastro, ma accorciato perchè

1 Cfr. A. Venturi, / primordi del Rinascimento
artistico a Ferrara, in Rivista Storica Italiana, 1884.
Che si tratti di Niccolò Baroncelli può supporsi anche
per il fatto che tanto a Ferrara, come a Padova, gli
fu aiuto Meo di Ceclio da Firenze.

2 Vedasi a questo proposito F. Cordenons, L’al-

tare di Donatello « al Santo ». Ricostruzione, Padova,

aprile 1895. Lo Schubring (Urbano da Cortona. Ein
Beitrag zur Kenntniss der Scinde Donatellos und der
sieneser Plastik ivi Quattrocento. Strassburg, 1903) ri-
pubblica il disegno di ricostruzione del Cordenons.

5 Cfr. Gonzati, La basilica di Sant'Antonio di Pa-
dova, voi. I, Padova, 1852.
 
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