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ADOLFO VENTURI
troppo lungo, e a rappezzi, si vede nel pergamo a destra, là dove un fanciullo erculeo sta
sopra il labbro d’un vaso, e un amorino entro lo spazio circolare del mezzo.
Tutti questi frammenti di pilastri usati da Matteo Carnero appartengono all’altare di
Donatello. Ne fanno fede i bassorilievi indicati dov’è tanto sapore donatelliano e tanto
amore per l’antico. Benché eseguiti da altra mano, il suo disegno è evidente; e basti osser-
Padova, Chiesa del Santo. Antichi pilastrini già nell’altare.
vare le parti che il Carnero eseguì a imitazione di quelle donatelliane inserite, per accor-
gerci della differenza enorme di tempo, di forma e di spirito.
Con quelle parti sconnesse, segate, rifatte, noi possiamo però ricostruirci idealmente
l’altare del Santo, che dovette essere d’una solennità senza pari. Tutta la Lombardia, tutto
il Veneto, tutta l’Emilia s’inchinarono innanzi all’opera maestosa. La nuova fede dell’arte
trovò in essa il suo sacrario. Più che dai modelli dello Squarcione, la pittura trasse da
Donatello la monumentalità ; e la scultura rinnovata, come consacrata dal Grande, si volse
ADOLFO VENTURI
troppo lungo, e a rappezzi, si vede nel pergamo a destra, là dove un fanciullo erculeo sta
sopra il labbro d’un vaso, e un amorino entro lo spazio circolare del mezzo.
Tutti questi frammenti di pilastri usati da Matteo Carnero appartengono all’altare di
Donatello. Ne fanno fede i bassorilievi indicati dov’è tanto sapore donatelliano e tanto
amore per l’antico. Benché eseguiti da altra mano, il suo disegno è evidente; e basti osser-
Padova, Chiesa del Santo. Antichi pilastrini già nell’altare.
vare le parti che il Carnero eseguì a imitazione di quelle donatelliane inserite, per accor-
gerci della differenza enorme di tempo, di forma e di spirito.
Con quelle parti sconnesse, segate, rifatte, noi possiamo però ricostruirci idealmente
l’altare del Santo, che dovette essere d’una solennità senza pari. Tutta la Lombardia, tutto
il Veneto, tutta l’Emilia s’inchinarono innanzi all’opera maestosa. La nuova fede dell’arte
trovò in essa il suo sacrario. Più che dai modelli dello Squarcione, la pittura trasse da
Donatello la monumentalità ; e la scultura rinnovata, come consacrata dal Grande, si volse