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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 10.1907

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Fasc. 4
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Cristofani, Giustino: La mostra d'antica arte Umbra a Perguia
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https://doi.org/10.11588/diglit.24152#0330

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GIUSTINO CRISTO FANI

2 gò

vecchi, come nei tipi giovanili, che egli ama ripetere,
derivati dall’Orcagna, del quale subì gl’influssi con
quelli dei senesi e di Bernardo Daddi. Se non a lui,
certo ad un artista fabrianese molto prossimo al Nuzi,
si deve ascrivere un piccolo tritdco posto nel Gabinetto
della Torre (n. 8, dottore Ruozi, Spello) rappresentante
nel centro la Vergine seduta col Bambino in braccio,
su ricco trono; il terreno è coperto da un ricco tappeto
a disegni geometrici, con un vaso d’oro pieno di rose
e di verdura. Ai lati della Vergine sono i SS. Barto-
lomeo e Caterina, Antonio Abate ed Agnese. Nello
sportello di sinistra v’è in alto l’Arcangelo Gabriele, in
basso la Natività ; dall’altra parte l’Annunciata e la Cro-
cefissione. Quantunque vi si notino molte forme simili
a quelle del Daddi, pure i caratteri fabrianesi predo-
minano e, se non fosse una maggiore durezza nei

La Vergine e il Battista
Stolone del piviale di Benedetto XI
Perugia. S. Domenico

contorni con minore espressione nei tipi, non dubiterei
di assegnare ad Allegretto questa pregevole opera,
che aggiunge anche il merito di una buona conser-
vazione. Nostra Donna dell’Umiltà (n. 9) è una delle
tante repliche con leggere variatiti che Francescuccìo
di Cicco (1359) fece dello stesso soggetto; la nostra
proviene dalla Pinacoteca di Fabriano e mostra pur
sotto il restauro che nel 1674 la deturpò tanto, la
grazia soave della Madre che amorosamente allatta il
Bambino; anche Francescuccio mantiene la tradizione
della scuola nella ricca ornamentazione aurea delle
stoffe, nell’applicazione della quale però non cura
affatto lo sviluppo delle pieghe, togliendo alle figure
ogni rilievo. 11 Museo civico di Pisa ha inviato la
Vergine adorante il Bambino steso sulle ginocchia,
piccolo capolavoro di Gentile da Fabriano (n. 14);
non sappiamo perchè il catalogo, parlando di questo
notissimo dipinto, voglia leggere nelle lettere cufiche (?)
cesellate nell’aureola della Madonna il nome e la patria

del pittore; a noi non è riuscito leggerle affatto, mentre
è notevole il tappeto aureo sul quale è disteso il
Putto, di schietto tipo orientale e sul cui bordo si
legge in lettere arabe la prima parte dell’affermazione
islamitica: Non v’è altro signore che Allah (e Maometto
è il profeta di Allah). Così la stoffa che copre il fondo
del quadro, è anche essa di sicura derivazione orien-
tale, benché le vernici ne offuschino il delicato di-
segno e la fine policromia. Al n. 13 è l’anconetta
della Pinacoteca di Fabriano, scoperta sotto un orri-
bile totale rifacimento dal Venturi e da lui giusta-
mente assegnata al periodo giovanile del Maestro ; i
dubbi espressi da alcuni critici se non si tratti invece
di un’opera dovuta ad un toscano imitatore di Gen-
tile, cadono davanti ad un accurato esame del di-
pinto, nel quale le due figure genuflesse dei Santi
non meno del gruppo della Vergine col divin Figlio
si presentano con caratteri schiettamente gentileschi
e quali nessun imitatore avrebbe potuto riprodurre,
tanta è la semplicità della fattura, la soave espres-
sione delle teste e la delicata struttura delle mani dalle
lunghe dita flessibili. 11 colorito ha sofferto nei manti
più che nelle carni, essendo scomparse quasi del tutto
le ultime velature, nelle quali il maestro poneva tanta
cura per sfuggire ogni durezza ; pur così come è, l’an-
conetta di Fabriano è una rarissima gemma della
Mostra e tra i dipinti più ammirati. Ad un seguace
di Gentile, non immune da influssi di Lorenzo Vecchio
da San Severino, si deve ascrivere il trittico (n. 12)
della Congregazione di carità di Fabriano, con la Ver-
gine, coronata dall’Eterno, tra due angeli, adorante
il Bambino che riposa in una culla di legno a don-
dolo, quale ancora usano in alcuni luoghi romiti del-
l’appennino umbro-marchigiano. A sinistra è l’austera
figura del Battista, dall’altra parte si appoggia alla
ruota Santa Caterina ; caratteristico del pittore è il
rosso cupo dei manti con ombre quasi nere, mentre
le carni fredde nelle luci sono modellate con toni
caldi e densi. L’ignoto artista è sicuramente lo stesso
che riprodusse la stessa scena affettuosa in altro trit-
tico del Museo Piersanti di Matelica, già esposto a
Macerata. Antonio da Fabriano, creduto senza ragione
scolaro di Gentile, è autore della morte e funerali
della Vergine (n. io dalla Pinacoteca di Fabriano); le
maschie figure degli Apostoli, dai lineamenti forti e
dalle forme piene, dimostrano invece che l’artista, del
quale il Museo di Matelica possiede un bel Crocefisso,
conobbe le opere del fioccati, e forse anche di Piero
dei Franceschi.

Non priva d’interesse per la novità del soggetto è
la tavoletta (n. 19) rappresentante la Vergine che copre
col manto alcuni confratri i quali le presentano bam-
bini e fanciulli esposti, accolti dal Bambino, vestito
di tunica rossa e con una cuffia egualmente rossa in
capo ; due angeli sorreggono un baldacchino sopra la
Vergine. In basso, a guisa di predella, si vedono in
 
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