LA MOSTRA D'ANTICA ARTE UMBRA A PERUGIA
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piccole figure uomini che raccolgono gl’ infanti per le
case, una donna che reca all'ospizio un bimbo in culla,
confratri che affidano un poppante alla balia. Guasta
da ritocchi e vernici, è sicuramente opera di un pit-
tore eugubino del primo Quattrocento, se non di Mar-
tino di Nello, al quale si attribuisce, e ricorda l’isti-
tuzione del brefotrofio di Santa Maria dei Laici di
Gubbio. In un rozzo trittico di Trevi (n. 20), un pit-
tore dello scorcio del xiv o meglio dell’ inizio del
seguente secolo, ritrasse diciannove storie della vita
di Cristo con alcune figure di Santi ; le composizioni
derivano dai tardi senesi, ma vi scorgiamo l’occhio
nero senza luce, caratteristica propria degli artisti di
Gubbio. A questa città ci richiama direttamente il
polittico di Pietralunga (n. 21) sotto il quale leggesi :
hoc (opu)s fecerut fieri hered{es) (P)etri corsutii prò
anima dei petri: a • dni • ni ■ cccc • ìij • die vi mesis
madii p manus otavia{ni) de egubio • deo gratias am{en).
Delle cinque tavole cuspidate che lo formano, messe
in mezzo da due pilastrini, la centrale presenta sopra
un trono di pietra rosea con liste di marmo verde
bruno seduta la Vergine che sostiene il Bambino
vestito di tunichetta azzurra sulle ginocchia. Nel qua-
drilobo superiore è la Trinità raffigurata con tre
teste giovanili dalle corte barbe bionde bipartite
sopra un unico busto, la destra benedicente, l’altra
mano col libro aperto su cui si legge : Ego sum
lux mudi divia veritas. Nelle altre cuspidi sono teste
di serafini con quattro ali rosse a fiamma. A sinistra
Sant’Antonio Abate, un S. Vescovo (Sant’Ubaldo ?),
di contro San Paolo Apostolo e Santa Caterina d’Ales-
sandria fiancheggiano il gruppo centrale. Nei pila-
strini si vedono le figurine di San Giovanni Battista,
San Pietro, di Santo Stefano, d’una Santa Martire, di
Sant’Andrea e di San Lorenzo. Se si pensa che nello
stesso anno 1403 il Nelli condusse a Santa Maria
Nuova di Gubbio la bellissima Madonna tra Angeli
e Santi, suo capolavoro, non si trovano nel polittico
di Pietralunga sufficienti indizi che avvicinino questo
mediocre dipinto alla soave creazione della Vergine
del Belvedere ; troviamo nella tavola minore esattezza
nelle forme, figure più tozze, volti di povera espres-
sione per gli occhi fissi imbambolati e qualche cru-
dezza nel colorito, che è invece così fluido ed intonato
nelle robuste gamme dell’affresco di Gubbio. Però
anche qui le carni sono di una morbida tinta rosata
ed i capelli di quel biondo gialliccio, che il pittore
conservò anche nell’ultimo periodo della sua attività,
rappresentato dagli affreschi della Cappella Trinci in
Foligno e dell’ Oratorio dell’ Umiltà in Urbino, quando,
forse per l’influenza subita dagli affreschi di Lorenzo
e Jacopo di San Severino, come nota il Lipparini,
volle forzare la indole sua mistica e queta a rappre-
sentazioni drammatiche che gli riuscirono violente e
farraginose. Alla scuola del Nelli appartiene il polit-
tico di San Facondino di Gualdo (n. ri) che ripro-
duce non senza goffaggine i tipi della tarda maniera
del maestro in figure avvolte in manti dai lembi ser-
peggianti, con un colorito biaccoso e stanco. Nelle
tre vetrine della Sala si ammirano gli indumenti sacri
di Benedetto XI, morto, come tutti sanno, a Perugia
nel 1304. Conservati religiosamente nella chiesa di San
Domenico di Perugia, quantunque fossero ogni anno
esposti alla pubblica venerazione per la festa del Beato,
avvolti in una cassetta, vedono ora la prima volta la
San Taddeo
Stolone del piviale di Benedetto XI
Perugia. S. Domenico
luce, e gli studiosi possono con ogni agio esaminare
queste preziose stoffe ed i più preziosi ricami, ricor-
dati già in un inventario del 400 pubblicato dal Rossi.
Dei tre camici di finissimo lino, due (Vetrina T, n. 2 ;
Vetrina 2", n. 1) sono guerniti alle maniche da gheroni
di broccato violaceo con ornati geometrici bianchi av-
vivati da tessere azzurre, rosee e verdi, ed hanno sul
davanti un rettangolo di seta verde con liste bianche
e gialle a disegno scozzese. Le due pantofole di vel-
luto bianco felpato (Vetrina 2a, nn. 4 e 5) e i due
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piccole figure uomini che raccolgono gl’ infanti per le
case, una donna che reca all'ospizio un bimbo in culla,
confratri che affidano un poppante alla balia. Guasta
da ritocchi e vernici, è sicuramente opera di un pit-
tore eugubino del primo Quattrocento, se non di Mar-
tino di Nello, al quale si attribuisce, e ricorda l’isti-
tuzione del brefotrofio di Santa Maria dei Laici di
Gubbio. In un rozzo trittico di Trevi (n. 20), un pit-
tore dello scorcio del xiv o meglio dell’ inizio del
seguente secolo, ritrasse diciannove storie della vita
di Cristo con alcune figure di Santi ; le composizioni
derivano dai tardi senesi, ma vi scorgiamo l’occhio
nero senza luce, caratteristica propria degli artisti di
Gubbio. A questa città ci richiama direttamente il
polittico di Pietralunga (n. 21) sotto il quale leggesi :
hoc (opu)s fecerut fieri hered{es) (P)etri corsutii prò
anima dei petri: a • dni • ni ■ cccc • ìij • die vi mesis
madii p manus otavia{ni) de egubio • deo gratias am{en).
Delle cinque tavole cuspidate che lo formano, messe
in mezzo da due pilastrini, la centrale presenta sopra
un trono di pietra rosea con liste di marmo verde
bruno seduta la Vergine che sostiene il Bambino
vestito di tunichetta azzurra sulle ginocchia. Nel qua-
drilobo superiore è la Trinità raffigurata con tre
teste giovanili dalle corte barbe bionde bipartite
sopra un unico busto, la destra benedicente, l’altra
mano col libro aperto su cui si legge : Ego sum
lux mudi divia veritas. Nelle altre cuspidi sono teste
di serafini con quattro ali rosse a fiamma. A sinistra
Sant’Antonio Abate, un S. Vescovo (Sant’Ubaldo ?),
di contro San Paolo Apostolo e Santa Caterina d’Ales-
sandria fiancheggiano il gruppo centrale. Nei pila-
strini si vedono le figurine di San Giovanni Battista,
San Pietro, di Santo Stefano, d’una Santa Martire, di
Sant’Andrea e di San Lorenzo. Se si pensa che nello
stesso anno 1403 il Nelli condusse a Santa Maria
Nuova di Gubbio la bellissima Madonna tra Angeli
e Santi, suo capolavoro, non si trovano nel polittico
di Pietralunga sufficienti indizi che avvicinino questo
mediocre dipinto alla soave creazione della Vergine
del Belvedere ; troviamo nella tavola minore esattezza
nelle forme, figure più tozze, volti di povera espres-
sione per gli occhi fissi imbambolati e qualche cru-
dezza nel colorito, che è invece così fluido ed intonato
nelle robuste gamme dell’affresco di Gubbio. Però
anche qui le carni sono di una morbida tinta rosata
ed i capelli di quel biondo gialliccio, che il pittore
conservò anche nell’ultimo periodo della sua attività,
rappresentato dagli affreschi della Cappella Trinci in
Foligno e dell’ Oratorio dell’ Umiltà in Urbino, quando,
forse per l’influenza subita dagli affreschi di Lorenzo
e Jacopo di San Severino, come nota il Lipparini,
volle forzare la indole sua mistica e queta a rappre-
sentazioni drammatiche che gli riuscirono violente e
farraginose. Alla scuola del Nelli appartiene il polit-
tico di San Facondino di Gualdo (n. ri) che ripro-
duce non senza goffaggine i tipi della tarda maniera
del maestro in figure avvolte in manti dai lembi ser-
peggianti, con un colorito biaccoso e stanco. Nelle
tre vetrine della Sala si ammirano gli indumenti sacri
di Benedetto XI, morto, come tutti sanno, a Perugia
nel 1304. Conservati religiosamente nella chiesa di San
Domenico di Perugia, quantunque fossero ogni anno
esposti alla pubblica venerazione per la festa del Beato,
avvolti in una cassetta, vedono ora la prima volta la
San Taddeo
Stolone del piviale di Benedetto XI
Perugia. S. Domenico
luce, e gli studiosi possono con ogni agio esaminare
queste preziose stoffe ed i più preziosi ricami, ricor-
dati già in un inventario del 400 pubblicato dal Rossi.
Dei tre camici di finissimo lino, due (Vetrina T, n. 2 ;
Vetrina 2", n. 1) sono guerniti alle maniche da gheroni
di broccato violaceo con ornati geometrici bianchi av-
vivati da tessere azzurre, rosee e verdi, ed hanno sul
davanti un rettangolo di seta verde con liste bianche
e gialle a disegno scozzese. Le due pantofole di vel-
luto bianco felpato (Vetrina 2a, nn. 4 e 5) e i due