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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 10.1907

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Fasc. 4
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Cristofani, Giustino: La mostra d'antica arte Umbra a Perguia
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https://doi.org/10.11588/diglit.24152#0333

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LA MOSTRA D’ANTICA ARTE UMBRA A PERUGIA

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vi si fece ritrarre ai piedi della Vergine tra due Santi;
le figure sparute, dai lineamenti duri, non mancano d’un
selvaggio carattere; più che da Taddeo Bartoli, come
vuole il Perkins, sembra che egli muova dal Nelli
nella maniera sua degli affreschi della cappella Trinci,
non senza qualche leggero influsso di Lorenzo da San
Severino, nelle figure degli angeli specialmente. Ca-
ratteristica del pittore è la mano dalle dita lunghe e
scarne, che paiono anche più lunghe per aver egli for-
temente indicati i muscoli flessori nel dorso della mano
stessa, come fece poi sempre anche l’Alunno. Benozzo
Gozzoli non ha qui che una piccola anconetta (n. 15)
dalla Pinacoteca di Terni, che è però un vero gioiello;
reca nel gradino del trono la scritta: OPVS BENOT1I
DE FLORENTIA • M • CCCC • LXVI. Santa Caterina,
dal serico manto roseo e veste verde, è dalla Vergine
unita in mistiche nozze col Bambino, il quale le pone
in dito l’anello; sopra lei sta la nobile figura di San
Bartolomeo, che indossa un manto azzurro chiaro ed
una tunica purpurea. Dall’altra parte prega genuflessa
Santa Lucia, vestita d’oro con manto verde foderato
di rosso, tenendo in mano una lampada di cristallo ;
alle sue spalle il Serafico di Assisi mira estasiato il
Putto e la Vergine. In alto 1’ Eterno invia su la Ma-
donna lo Spirito in forma di colomba, mentre Raf-
faele e Gabriele tengono disteso un arazzo ricchissimo
d’oro a fiorami azzurri, sul quale ne campeggia alle
spalle di Maria un altro, tessuto di oro con ornamenti
purpurei. Tranne qualche punto del cielo ripassato di
colore, la tavola è di una quasi perfetta conservazione
ed incanta per il delicato accordo delle tinte mirabil-
mente fuse nei loro toni robusti, il disegno è d’una
maravigliosa esattezza, le carni dorate e diafane, i ca-
pelli di quel biondo chiaro caratteristico del maestro,
a ciocche serpentine, a cirri minuti, il panneggio pie-
gato con ricchezza di partiti e profondità di modella-
tura ; l’esecuzione da miniatore perfetta. Per la storia
del dipinto giova ricordare che, conservato fino a pochi
anni fa nella chiesa della Manna d’oro in Terni, fu
rivendicato da quel Municipio contro i diritti accam-
pati dalla famiglia Rustici, patrona della cappella sul
cui altare era in venerazione. Non è a credere che
Benozzo, occupato nel 66 in molteplici lavori a San Ge-
mignano, lo eseguisse tra noi, ma che, date le pic-
cole dimensioni della tavola, sia stato portato a Terni
da quella terra di Toscana; il Gozzoli fu nell’Umbria
a Montefalco dal 1450 al 52 e nel 56 firmava la tavola
della Pinacoteca di Perugia. Con l’anconetta di Terni
è chiuso il vasto ciclo della sua attività artistica nella
nostra regione e degnamente chiuso. Nel gabinetto
della Torre (n. n, Municipio di Narni) è esposta una
Annunciazione con figure poco minori del vero; ma-
lamente restaurata e verniciata, ricorda i tipi dell’An-
gelico, resi da un debolissimo seguace, che non può
essere Benozzo, al quale qualche critico ha espresso
il giudizio che possa appartenere ; trattasi di un oscuro

imitatore, più fiacco di quei folignati, che, come il
Mezastri, derivarono per mezzo di Benozzo nella nostra
pittura l’arte del Beato da Fiesole.

La prima opera dell’Alunno, la Madonna detta dei

Sant’Agnese

Stolone del piviale di Benedetto XI
Perugia. S. Domenico

Consoli, proviene da Deruta e porta la data del 1457(?);
centro di un trittico del quale scomparvero le fiancate,
rivela nella testa del Bambino la derivazione del pit-
tore da Bartolomeo di Tommaso, in tutto il resto vi
appare evidente l’influenza di Benozzo. E la più soave
opera di Nicolò, che ben presto cambiò questa sua
prima maniera delicata e semplice per un’altra tutta
intesa alla ricerca del carattere ed alla forza dell’espres-
sione, senza sempre curare la scelta dei tipi, cadendo
spesso nel duro e nell’esagerato. Notiamo qui che il
trittico di Fiorenzo di Lorenzo nella National Gallery di
Londra è nella parte centrale una riproduzione, quasi
una copia della tavola di Deruta. L’attività dell’Alunno
si esplicò largamente nelle vicine Marche, nelle quali
egli subì l’influenza del Crivelli e dei Vivarini, come lo
dimostrano in questa sala i grandiosi polittici di Gualdo
Tadino (n. 9) del 1471, di Nocera (n. 19) del 1483, e
di Bastia (n. io) del 1499, opere tutte, nelle quali si
scorgono stranamente avvicinate figure sapientemente
disegnate e fortemente colorite, come il San Paolo in
quello di Gualdo, ad altre rozze e scontorte. Nicolò
stesso forniva i disegni per le ricche cornici delle sue
 
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