CORRIERI
l’arte arabo-sicula, tutta segnata com’è di pavoni e
d’antilopi, perchè, nello stesso Museo, havvi una sca-
tola cilindrica con uccelli affrontati, con le solite guar-
niture d’ottone in forma di calzare acuto; e inoltre
una cassettina con cerchietti ed uccelli, purtroppo la-
vati e cancellati in gran parte. Abbiamo notato anche
bellissimi tappeti, che dettero la gioia del loro colore
ai quadri veneziani della fine del Quattrocento, e
vetri, smalti, intagli, bronzi, maioliche. Tra i vetri,
una gran coppa a semicerchi e a puntulini di smalto,
indicata come proveniente dalla Spagna, ma che ha
pure grandi relazioni coi vetri muranesi della fine del
secolo xv. Tra i bronzi, parecchie ciotole ad imita-
zione di altre orientali aH’azzamina, eseguite a Venezia.
Il Museo si arricchisce ogni giorno più di sculture
italiane. Tra le opere di recente acquisto, è un fram-
mento di una grande ancona marmorea, rappresentante
31 l
la morte della Vergine. Si vede Maria distesa sul sar-
cofago, mentre un Apostolo, chino a’ suoi piedi, ac-
concia sulla salma il lenzuolo funebre. Questo gran-
dioso frammento è prossimo a Niccolò d’Apulia, e
appartiene certo ad uno de’ suoi maggiori discepoli.
Le pieghe angolari della tunica dell’Apostolo fanno
pensare ad Arnolfo.
Notevolissima è la raccolta sempre crescente di
bronzi italiani dei secoli xv e xvi. Il direttore gene-
rale W. Bode sta per pubblicare intorno ad essi una
opera che sarà fondamento allo studio di quelle ope-
ricciuole de’ nostri maestri. Sin qui poca attenzione
è stata data ad esse che pure servono a ricostruire
intimamente gli usi della nostra vita, le raffinatezze
del gusto, la trasmissione di tipi e di forme dell’an-
tico ed anche a conoscere più compiutamente l’atti-
vità degli scultori. Antonio Poliamolo e il Beffano,
Dalmata: Beatrice D’Aragona. Vienna, Hofmuseum
l’arte arabo-sicula, tutta segnata com’è di pavoni e
d’antilopi, perchè, nello stesso Museo, havvi una sca-
tola cilindrica con uccelli affrontati, con le solite guar-
niture d’ottone in forma di calzare acuto; e inoltre
una cassettina con cerchietti ed uccelli, purtroppo la-
vati e cancellati in gran parte. Abbiamo notato anche
bellissimi tappeti, che dettero la gioia del loro colore
ai quadri veneziani della fine del Quattrocento, e
vetri, smalti, intagli, bronzi, maioliche. Tra i vetri,
una gran coppa a semicerchi e a puntulini di smalto,
indicata come proveniente dalla Spagna, ma che ha
pure grandi relazioni coi vetri muranesi della fine del
secolo xv. Tra i bronzi, parecchie ciotole ad imita-
zione di altre orientali aH’azzamina, eseguite a Venezia.
Il Museo si arricchisce ogni giorno più di sculture
italiane. Tra le opere di recente acquisto, è un fram-
mento di una grande ancona marmorea, rappresentante
31 l
la morte della Vergine. Si vede Maria distesa sul sar-
cofago, mentre un Apostolo, chino a’ suoi piedi, ac-
concia sulla salma il lenzuolo funebre. Questo gran-
dioso frammento è prossimo a Niccolò d’Apulia, e
appartiene certo ad uno de’ suoi maggiori discepoli.
Le pieghe angolari della tunica dell’Apostolo fanno
pensare ad Arnolfo.
Notevolissima è la raccolta sempre crescente di
bronzi italiani dei secoli xv e xvi. Il direttore gene-
rale W. Bode sta per pubblicare intorno ad essi una
opera che sarà fondamento allo studio di quelle ope-
ricciuole de’ nostri maestri. Sin qui poca attenzione
è stata data ad esse che pure servono a ricostruire
intimamente gli usi della nostra vita, le raffinatezze
del gusto, la trasmissione di tipi e di forme dell’an-
tico ed anche a conoscere più compiutamente l’atti-
vità degli scultori. Antonio Poliamolo e il Beffano,
Dalmata: Beatrice D’Aragona. Vienna, Hofmuseum