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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 10.1907

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Fasc. 5
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Fogolari, Gino: La prima deca di Livio illustrata nel Trecento a Venezia
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https://doi.org/10.11588/diglit.24152#0374

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332

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c. 23. Tullia e Tarquinio il^Superbo
tramano delitti

Sulla prima carta in basso e in altre seguenti1 è ripetuto uno stemma con banda rossa
in campo bianco e due gigli azzurro-neri, e il motto «pur ch’io posa». I dizionari d’aral-
dica ricordano in Italia più di trenta famiglie
Cattaneo tutte nobili; ma solo i Cattaneo di Ve-
nezia hanno scudo d’argento con la banda e i
due gigli e le vecchie cronache veneziane lo ri-
portano, notando che la nobile famiglia era estinta
a Venezia già nel 1383. Molti altri dati concordano
a far ritenere il codice di origine veneziana.
L’ Olgiati, bibliotecario dell’Ambrosiana, vi ha
lasciato scritto su una carta di custodia: « questo
codice è uscito dalla libreria di Aldo Manuzio»
Il testo, che rende passo per passo, frase per
frase, il latino, deriva sì da un’accuratissima tra-
duzione toscana molto diffusa nel Trecento, ma
vi si trovano insinuate parecchie voci che rive-
lano i trascrittori veneziani. 2

Così le frequenti contrazioni di parole: come volo, muier, /olo, /avvia; e sarave per
sarebbe e vedestu per vedesti ; e spesso il pronome ti per tu come, per esempio, nella do-
manda imprecativa che fa la madre a Coriolano : « chomo puotu guastare qitesta terra ove ti
fosti generato ? »

Ma una prova assai più sicura che Giannino Cattaneo figlio, come dice la sottoscrizione,
del defunto Andreolo, nato a sua volta da messer Giovanni di Santa Croce, fosse veramente
veneziano, l’ho trovata all’Archivio dei Frari
nel testamento, 17 febbraio 1325, di Rosa Cat-
taneo vedova di Andrea che lascia al figliuolo
Giovanni « de confinio Santce Crucis » la casa
avita posta pure nel sestiere veneziano di wSanta
Croce « de ultra Rivo ex opposito Domus Ma-
ioris »? Insistendo nelle ricerche non sarebbe
forse impossibile determinare dove era la casa
in cui nel 1373 Giannino Cattaneo, già molto
avanti negli anni, vivendo riposatamente, forse
senza figliuoli — dobbiamo ricordare che la
famiglia è poi detta estinta dieci anni dopo —
passava il tempo a trascrivere il codice am-
brosiano per diletto suo e di certi suoi amici.

Egli stesso, o gli amici, devono avere atteso
anche ai disegni che riuscivano di commento

e di richiamo al testo. Alcuni di essi servono solo a decorare e a mettere in onore lo stemma

1 Nel Cronicon lustiniani della Marciana Latino,

Clas. X, Cod. 36-A fra le « Proles Nobilumi Veneto-
rum» del 1360 i Chatanio non sono nominati. Si tro-
vano invece nella Cronaca di Giorgio Dolfin (manoscritto
del sec. xvi, ma opera composta nel 1383) Marc, ital.,
VII, 794 a c. 86, ove sono detti provenienti di Lom-
bardia ed estintisi con Niccolo e nella Cro?iaca vene-
ziana, anonima, Marc, ital., VII, 2034 a c. 54 r., dove
non si fa il nome di Niccolò. Lo stemma ha sempre
in tali codici la banda e i due gigli di uno stesso colore
azzurro, mentre nel nostro codice la banda è rossa ;
anzi il Cappellari (// Campidoglio veneto, Marc, ital.,

VII, 15) dice espressamente che i Cataneo avevano
per arme una banda azzurra in mezzo a due gigli dello
stesso colore in campo d’argento. Ma è piccolo errore
di semplificazione, spiegabile coll’essersi la famiglia
estinta già in antico.

2 Non possiamo qui fermarci a studiare quali e
quante volgarizzazioni delle deche di Tito Livio sieno
state fatte nel Trecento, quando già il Dalmazzo ha
dato saggio di ventun codici con versioni diverse pur
non conoscendole tutte.

3 Archivio di Stato, Sez. not., Cancell. infer., Atti
Benvenuto, Syatho, C. I. B. 178, f. 26, c. 19.
 
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