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LUIGI SERRA
dell’Albani alla Brera e i putti del Martirio di San Pietro del Domenichino alla Pinaco-
teca di Bologna) ; la tinta aurata delle carni e il loro chiaroscuro ; il trattamento dei capelli
e il modo di lumeggiarli ; la modellazione sobria dei nudi; il paese a pochi piani; il motivo
delle figurine che assistono alla scena; la somiglianza di alcuni tipi e, infine, alcune asso-
nanze nella concezione di qualche quadro, nell’organismo coloristico, nel modo di gettare
le figurine nei paesi (cfr. quelli dell’Albani nella Galleria Barberini di Roma e quelli del
Domenichino nella Galleria Doria e Capitolina a Roma), potrebbero servire, data la scarsa
sicurezza e precisione ch’essi presentano, solo come elementi integrativi e rafforzativi di altri
più tipici e determinati, se pure alcuni tra essi non si devono alla comune origine artistica
dei due maestri.
Ciò che vale a dimostrare le relazioni artistiche intercedute fra due maestri è soltanto
l’identità o la sicura affinità di particolari, caratteristici atteggiamenti ideali e formali: e
di questi non è possibile notarne alcuno sia tra il Domenichino e il Calvaert, sia tra il Dome-
nichino e Ludovico Carracci e tra il Domenichino e l’Albani.
Non così per quel che riguarda Annibaie Carracci. Egli fu per lo Zampieri un vero
maestro, e numerosi dati di fatto confortano l’affermazione del Bellori. I ricordi nelle opere
del Domenichino di opere di Annibaie sono così frequenti ed importanti da non potersi
Domenichino : Il martirio di San Pietro da Verona
Bologna, R. Pinacoteca - (Fotografia Alinari)
considerare come un fatto occasionale e poco significativo. Il Trionfo di Apollo dipinto
dal Domenichino al centro del soffitto di una sala del Palazzo Costaguti a Roma ricorda
il Trionfo di Bacco frescato da Annibaie nella Galleria del Palazzo Farnese a Roma, specie
per il tipo del dio, la posizione delle sue gambe, la forma del carro ; il motivo degli angeli
LUIGI SERRA
dell’Albani alla Brera e i putti del Martirio di San Pietro del Domenichino alla Pinaco-
teca di Bologna) ; la tinta aurata delle carni e il loro chiaroscuro ; il trattamento dei capelli
e il modo di lumeggiarli ; la modellazione sobria dei nudi; il paese a pochi piani; il motivo
delle figurine che assistono alla scena; la somiglianza di alcuni tipi e, infine, alcune asso-
nanze nella concezione di qualche quadro, nell’organismo coloristico, nel modo di gettare
le figurine nei paesi (cfr. quelli dell’Albani nella Galleria Barberini di Roma e quelli del
Domenichino nella Galleria Doria e Capitolina a Roma), potrebbero servire, data la scarsa
sicurezza e precisione ch’essi presentano, solo come elementi integrativi e rafforzativi di altri
più tipici e determinati, se pure alcuni tra essi non si devono alla comune origine artistica
dei due maestri.
Ciò che vale a dimostrare le relazioni artistiche intercedute fra due maestri è soltanto
l’identità o la sicura affinità di particolari, caratteristici atteggiamenti ideali e formali: e
di questi non è possibile notarne alcuno sia tra il Domenichino e il Calvaert, sia tra il Dome-
nichino e Ludovico Carracci e tra il Domenichino e l’Albani.
Non così per quel che riguarda Annibaie Carracci. Egli fu per lo Zampieri un vero
maestro, e numerosi dati di fatto confortano l’affermazione del Bellori. I ricordi nelle opere
del Domenichino di opere di Annibaie sono così frequenti ed importanti da non potersi
Domenichino : Il martirio di San Pietro da Verona
Bologna, R. Pinacoteca - (Fotografia Alinari)
considerare come un fatto occasionale e poco significativo. Il Trionfo di Apollo dipinto
dal Domenichino al centro del soffitto di una sala del Palazzo Costaguti a Roma ricorda
il Trionfo di Bacco frescato da Annibaie nella Galleria del Palazzo Farnese a Roma, specie
per il tipo del dio, la posizione delle sue gambe, la forma del carro ; il motivo degli angeli