CORRIERI
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flusso dell’arte tedesca e del Diirer, e appena conserva
della sua vecchia maniera certe pieghe fitte e lunghe
che si dipartono a fascio, come in manipolo da un
punto.
Più nuovo per noi è il ritratto in piccole propor-
zioni, ma in figura intera, di Carlo V, appartenente
al duca di Anhalt. Il catalogo lo indica come di
pittore sconosciuto, ma, se non erriamo, qui si di-
mostra la finezza, la diligenza, il criterio di Sofonisba
Anguisciola. L’imperatore già vecchio impugna con
la destra lo scettro: coperto d’armatura, sta presso il
tavolo su cui poggia un grand’elmo piumato; e la
sua ombra si proietta sul pavimento a quadrelli di
marmi diversi.
Un altro ritratto di Carlo V (n. 57) ci sembra una
copia tarda dell’altro esistente alla galleria Borghese,
replicato al Louvre e in diversi luoghi. Proviene dalla
cattedrale del Santo Salvatore a Bruges.
Poco altro si può citare che abbia un qualche in-
teresse per noi. Il ritratto di Ferdinando I, re dei
Romani (n. 100), concesso all’esposizione dal museo
del Prado di Madrid, è una povera pittura della scuola
di Tiziano, con certe luci come su vetro nella corazza,
tali da far pensare con rammarico alle tante tele dorate
del mago della pittura veneziana esistenti nella lon-
tana capitale spagnuola.
Di scultura che abbia un qualche interesse per noi
potrebbe citarsi il busto in bronzo di Filippo il Buono,
appartenente a S. M. il re di Wùrtemberg : però è
di tale larghezza di modellato, anche di proporzioni
maggiori del vero, così da far pensare che sia stato
eseguito assai tardi, col modello di qualche ritratto
dipinto nel '400, e forse per esser collocato in una serie
di ritratti dei duchi di Borgogna. La scritta a carat-
teri grossi (PHILIPPVS ■ DVX . BVRGVNDIAE)
concorre a ritenere verosimile la nostra ipotesi, chè
nei ritratti del duca, veramente antichi, si legge in
ben altra forma: LE . DVCIv . PHYLIPE • DE .
BOVRGVNGE - , oppure PHELIPPE . DVC . DE .
BOVRGOIGNE . . .
Citeremo anche un medaglione in marmo del museo
archeologico di Madrid, rappresentante il ritratto di
Alfonso V, re d’Aragona. È tutto simile alla medaglia
del Pisanello, a quella che ha nel diritto il ritratto
del re in profilo, con una corona nello spazio a destra
di esso, e un elmo nell’altro a sinistra. Il medaglione
presenta una piccola variante, con la sostituzione di
cinque piume all’elmo, e con la riduzione dell’iscri-
zione della medaglia in bronzo. Non si leggono le
parole ET PACIFICVS dopo la scritta : INVICTVS-
ALPHONSVS ■ REX ■ TRIVMPHATOR. Evidente-
mente si tratta d’una antica notevolissima copia della
medaglia del Pisanello.
Insomma per l’Italia che non ha concorso in alcun
modo all’esposizione, poco frutto c’è da trarne. La
diplomazia, che ne ha aiutato la formazione, non ha
avuto per essa rapporti con la nostra. E poi che, alla
fin fine, l’esposizione ha avuto scopi estranei alla storia
dell’arte, non c’è da rammaricarsi dell’astensione ita-
liana. Il comitato, specialmente il barone H. Kervyn
de Lettenhove, presidente, ha fatto del suo meglio
per distribuire ogni cosa con garbo signorile, con
gusto, con arte ; ma la difficoltà di rendere la mostra
organica, non eclettica, era più forte della buona vo-
lontà ; proveniva dal titolo dell’esposizione medesima.
Adolfo Venturi.
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flusso dell’arte tedesca e del Diirer, e appena conserva
della sua vecchia maniera certe pieghe fitte e lunghe
che si dipartono a fascio, come in manipolo da un
punto.
Più nuovo per noi è il ritratto in piccole propor-
zioni, ma in figura intera, di Carlo V, appartenente
al duca di Anhalt. Il catalogo lo indica come di
pittore sconosciuto, ma, se non erriamo, qui si di-
mostra la finezza, la diligenza, il criterio di Sofonisba
Anguisciola. L’imperatore già vecchio impugna con
la destra lo scettro: coperto d’armatura, sta presso il
tavolo su cui poggia un grand’elmo piumato; e la
sua ombra si proietta sul pavimento a quadrelli di
marmi diversi.
Un altro ritratto di Carlo V (n. 57) ci sembra una
copia tarda dell’altro esistente alla galleria Borghese,
replicato al Louvre e in diversi luoghi. Proviene dalla
cattedrale del Santo Salvatore a Bruges.
Poco altro si può citare che abbia un qualche in-
teresse per noi. Il ritratto di Ferdinando I, re dei
Romani (n. 100), concesso all’esposizione dal museo
del Prado di Madrid, è una povera pittura della scuola
di Tiziano, con certe luci come su vetro nella corazza,
tali da far pensare con rammarico alle tante tele dorate
del mago della pittura veneziana esistenti nella lon-
tana capitale spagnuola.
Di scultura che abbia un qualche interesse per noi
potrebbe citarsi il busto in bronzo di Filippo il Buono,
appartenente a S. M. il re di Wùrtemberg : però è
di tale larghezza di modellato, anche di proporzioni
maggiori del vero, così da far pensare che sia stato
eseguito assai tardi, col modello di qualche ritratto
dipinto nel '400, e forse per esser collocato in una serie
di ritratti dei duchi di Borgogna. La scritta a carat-
teri grossi (PHILIPPVS ■ DVX . BVRGVNDIAE)
concorre a ritenere verosimile la nostra ipotesi, chè
nei ritratti del duca, veramente antichi, si legge in
ben altra forma: LE . DVCIv . PHYLIPE • DE .
BOVRGVNGE - , oppure PHELIPPE . DVC . DE .
BOVRGOIGNE . . .
Citeremo anche un medaglione in marmo del museo
archeologico di Madrid, rappresentante il ritratto di
Alfonso V, re d’Aragona. È tutto simile alla medaglia
del Pisanello, a quella che ha nel diritto il ritratto
del re in profilo, con una corona nello spazio a destra
di esso, e un elmo nell’altro a sinistra. Il medaglione
presenta una piccola variante, con la sostituzione di
cinque piume all’elmo, e con la riduzione dell’iscri-
zione della medaglia in bronzo. Non si leggono le
parole ET PACIFICVS dopo la scritta : INVICTVS-
ALPHONSVS ■ REX ■ TRIVMPHATOR. Evidente-
mente si tratta d’una antica notevolissima copia della
medaglia del Pisanello.
Insomma per l’Italia che non ha concorso in alcun
modo all’esposizione, poco frutto c’è da trarne. La
diplomazia, che ne ha aiutato la formazione, non ha
avuto per essa rapporti con la nostra. E poi che, alla
fin fine, l’esposizione ha avuto scopi estranei alla storia
dell’arte, non c’è da rammaricarsi dell’astensione ita-
liana. Il comitato, specialmente il barone H. Kervyn
de Lettenhove, presidente, ha fatto del suo meglio
per distribuire ogni cosa con garbo signorile, con
gusto, con arte ; ma la difficoltà di rendere la mostra
organica, non eclettica, era più forte della buona vo-
lontà ; proveniva dal titolo dell’esposizione medesima.
Adolfo Venturi.