1 Tanto il quadro di Napoli che quello di Ravenna
ni furono segnalati da Corrado Ricci.
2 Galleria nazionale di Napoli. Documenti e ri-
cerche, in Gallerie nazionali italiane, V, 244 e 337-
PER LA STORIA DELL'ARTE NELLE MARCHE 415
sima imagine, rispettivamente conservate nella pinacoteca di Napoli e nell’Accademia di
belle arti di Ravenna.1 Si tratta di due Santi, uguali fino nei minuti particolari decorativi,
che la più assoluta identità stilistica dimostra usciti dalla mano di un unico artista. Come
nel San Clemente della chiesa di Genga, le mani delle figure sono grandi e trascurate, le
carni flaccide, le sopracciglia fortemente arcuate. Sotto gli occhi tondeggianti la pelle si
raccoglie a sacco, corsa da sottili rughe ; due solchi profondi, partendo dalla base del naso,
toccano gli angoli della bocca ; il mento prominente è segnato da una fossetta rotonda ;
poche e superficialmente studiate le pieghe del piviale, minutissime e profonde quelle della
tunica sottoposta.
Il dipinto di Napoli, alto m. 0.78 per m. 0.42, fu già nell’Inventario San Giorgio attri-
buito alla scuola fiorentina, e più recentemente venne assegnato alla scuola napoletana del
secolo xv. Esso proviene dalla collezione Borgiana di Velletri2 ed è ridotto ad una larva
trasparente, che lascia scoperti larghi tratti della tavola sottostante; ma questo stato di con-
servazione, se fa rimpiangere la freschezza dell’opera d’arte irrimediabilmente perduta, per-
mette in qualche punto di penetrare bene addentro nei metodi del maestro, che adotta una
tempera tutta sua particolare, in cui i colori sono stemperati con una sostanza viscida e
densa, di colore rossastro. E questa precisamente la tecnica di Antonio da Fabriano, assai
Rrancescuccio Ghissi : Madonna. Montegiorgio, Chiesa del Salvatore
ni furono segnalati da Corrado Ricci.
2 Galleria nazionale di Napoli. Documenti e ri-
cerche, in Gallerie nazionali italiane, V, 244 e 337-
PER LA STORIA DELL'ARTE NELLE MARCHE 415
sima imagine, rispettivamente conservate nella pinacoteca di Napoli e nell’Accademia di
belle arti di Ravenna.1 Si tratta di due Santi, uguali fino nei minuti particolari decorativi,
che la più assoluta identità stilistica dimostra usciti dalla mano di un unico artista. Come
nel San Clemente della chiesa di Genga, le mani delle figure sono grandi e trascurate, le
carni flaccide, le sopracciglia fortemente arcuate. Sotto gli occhi tondeggianti la pelle si
raccoglie a sacco, corsa da sottili rughe ; due solchi profondi, partendo dalla base del naso,
toccano gli angoli della bocca ; il mento prominente è segnato da una fossetta rotonda ;
poche e superficialmente studiate le pieghe del piviale, minutissime e profonde quelle della
tunica sottoposta.
Il dipinto di Napoli, alto m. 0.78 per m. 0.42, fu già nell’Inventario San Giorgio attri-
buito alla scuola fiorentina, e più recentemente venne assegnato alla scuola napoletana del
secolo xv. Esso proviene dalla collezione Borgiana di Velletri2 ed è ridotto ad una larva
trasparente, che lascia scoperti larghi tratti della tavola sottostante; ma questo stato di con-
servazione, se fa rimpiangere la freschezza dell’opera d’arte irrimediabilmente perduta, per-
mette in qualche punto di penetrare bene addentro nei metodi del maestro, che adotta una
tempera tutta sua particolare, in cui i colori sono stemperati con una sostanza viscida e
densa, di colore rossastro. E questa precisamente la tecnica di Antonio da Fabriano, assai
Rrancescuccio Ghissi : Madonna. Montegiorgio, Chiesa del Salvatore