COLLABORATORI DI DONATELLO NELL’ALTARE DEL SANTO
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È questo un altro de’ tanti problemi che è possibile non di risolvere oggi, ma appena di
enunciare. Certo è che gli angioli menestrelli dell’altare del Santo si sparsero da per tutto:
li trovammo a Verona di qua e di là dalle imagini di Madonne, a Padova nel monumento
Roccabonella, a Ferrara nel palazzo di Schifanoia lungo il fregio nobilissimo di Domenico
di Paris, a Cremona in un bassorilievo del Museo Ala-Ponzoni (n. 31), e perfino a Ragusa
in piccole figure all’impostarsi dell’arcata nella porta del palazzo rettorale.
Un altro maestro, non esente dagl’ influssi donatelliani, è Niccolò fiorentino, più volte
confuso dal Paoletti e dal von Fabriczy con Niccolò Lamberti d’Arezzo e fors’ anche col
Fig. 6 — Scuola eli Donatello: Stemma de’ Gonzaga e gemetti
Mantova, Museo Civico
Niccolò fiorentino che lavorò in Dalmazia. Senza dubbio, il primo devesi identificare con
Niccolò di Giovanni Baroncelli, autore del cavallo nella statua equestre di Niccolo III
d’Este (1444-1453) ;1 egli e non il Lamberti, collaborò con Donatello nelle sculture in pietra
dell’altare del Santo, come si può inferire dal fatto che a Padova si trovava con lui quel
Meo de Cecho (Bartolomeo di Francesco) da Firenze, che pure gli fu aiuto a Ferrara.2
Ogni tipo segnato da Donatello si ristampa all’infinito : le Madonne, come gli angioli,
i Cristi pietosi e le scene strazianti della Pietà! Ma nell’opera del grande maestro, che par
quella di un ciclico eroe, conviene distinguere, più di quanto siasi fatto sin qui, ciò che
appartiene a lui e ciò che spetta agli artisti che si vestirono della sua luce.
Adolfo Venturi. * 4
1 A. Venturi, I primordi del rinascimento arti- 2 Cittadella, Notizie amministrative-, stornile, ar
stico a Ferrara, in Rivista storica italiana. Torino, I, tistiche relative a Ferrara. I, Ferrara, 1S6S.
4, 1884.
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È questo un altro de’ tanti problemi che è possibile non di risolvere oggi, ma appena di
enunciare. Certo è che gli angioli menestrelli dell’altare del Santo si sparsero da per tutto:
li trovammo a Verona di qua e di là dalle imagini di Madonne, a Padova nel monumento
Roccabonella, a Ferrara nel palazzo di Schifanoia lungo il fregio nobilissimo di Domenico
di Paris, a Cremona in un bassorilievo del Museo Ala-Ponzoni (n. 31), e perfino a Ragusa
in piccole figure all’impostarsi dell’arcata nella porta del palazzo rettorale.
Un altro maestro, non esente dagl’ influssi donatelliani, è Niccolò fiorentino, più volte
confuso dal Paoletti e dal von Fabriczy con Niccolò Lamberti d’Arezzo e fors’ anche col
Fig. 6 — Scuola eli Donatello: Stemma de’ Gonzaga e gemetti
Mantova, Museo Civico
Niccolò fiorentino che lavorò in Dalmazia. Senza dubbio, il primo devesi identificare con
Niccolò di Giovanni Baroncelli, autore del cavallo nella statua equestre di Niccolo III
d’Este (1444-1453) ;1 egli e non il Lamberti, collaborò con Donatello nelle sculture in pietra
dell’altare del Santo, come si può inferire dal fatto che a Padova si trovava con lui quel
Meo de Cecho (Bartolomeo di Francesco) da Firenze, che pure gli fu aiuto a Ferrara.2
Ogni tipo segnato da Donatello si ristampa all’infinito : le Madonne, come gli angioli,
i Cristi pietosi e le scene strazianti della Pietà! Ma nell’opera del grande maestro, che par
quella di un ciclico eroe, conviene distinguere, più di quanto siasi fatto sin qui, ciò che
appartiene a lui e ciò che spetta agli artisti che si vestirono della sua luce.
Adolfo Venturi. * 4
1 A. Venturi, I primordi del rinascimento arti- 2 Cittadella, Notizie amministrative-, stornile, ar
stico a Ferrara, in Rivista storica italiana. Torino, I, tistiche relative a Ferrara. I, Ferrara, 1S6S.
4, 1884.