Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 10.1907

DOI Heft:
Fasc. 6
DOI Artikel:
Bibliografia
DOI Seite / Zitierlink:
https://doi.org/10.11588/diglit.24152#0508

DWork-Logo
Überblick
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
BIBLIOGRAFIA

465

grande, che, per concezione e disegno, s’accordasse
con la vivacità del colore ; e la fantasia del Carpaccio
corse a motivi orientali di paese e di ricchezze, quali
direttamente o no, erano conosciuti nella città lagu-
nare. Sono note le grandi relazioni di Venezia col-
l’Oriente, che influirono a portare nella Serenissima
il meraviglioso lusso, fatto apposta per popolare l’aria
veneziana. E il Carpaccio profittò di tutto quello che
lo circondava per cantare in mille toni diversi un solo
motivo, sempre nuovo e sempre più bello. Quando
si pensi al tempo fiorente in cui egli visse, è facile
comprendere l’entusiamo suscitato in noi da quei canti,

Antonello da Messina: Testa di uomo.
Parigi. Coll. Bonnat.

l’amore verso l’artista che rappresenta quel cielo, quel
mare, quei palazzi, quelle vesti, insomma quella vita
vissuta nella loro giovinezza dai creatori della più
grande scuola pittorica del mondo».

Quanto alla disposizione delle storie di Sant’Or-
sola, ora nella Galleria di Venezia, s’attiene alla tesi
del Testi contro quella del Molmenti e del Ludwig
come « più logica, sia nel complesso sia nei partico-
lari ». Sarebbe stato desiderabile tuttavia, là dove egli
si sofferma con ammirazione intorno alla scena dei
funerali della Santa, una parola che stigmatizzasse l’ini-
quo ristauro operatovi pochi anni or sono, offuscante
barbaramente i pregi della tavolozza originale. Per
questo rispetto l’ottimismo giovanile ha servito forse
a salvargli parecchie illusioni, intorno allo stato di più
di un dipinto, del quale si compiace rilevare le qua-
lità coloristiche, quando in realtà lo vieta la condi-
zione del loro rifacimento, corn’è il caso, (per citare
qui solo due esempi), nell’Annunciazione di Jacopo
Bellini a Brescia, tutta ridipinta, quasi mezzo secolo
fa, dal famigerato ristauratore Brisson, e nel ritratto

tanto decantato di Maometto II, originariamente di
Gentile Bellini, nella raccolta Layard, dove ad ogni
modo assai poco si saprebbe ravvisare del primitivo
colore.

Le buone disposizioni del nostro autore non po-
tranno fare a meno di procurargli a suo tempo mag-
giore sicurezza anche nei giudizi in materia di disegno
dei maestri antichi. In allora egli vorrà convenire di-
versamente di quanto gli parve fin qui, che questo
studio, (ch’è certamente dei più difficili), non è più
tanto immaturo, che non si abbiano a potere distin-
guere gli originali dalle copie in una serie di figure
a costumi orientali, di cui due fogli (aggiudicati non
senza buone ragioni a Gentile Bellini al British Mu-
seum) sono condotti con finezza ben superiore a quanto
si constata in quelli di altra mano, imitatrice, nelle
raccolte del Louvre e di Francoforte.

Chiudesi il libro col più degno soggetto quello v. a. d.
fornitogli dal più grande artista veneziano del Quattro-
cento, Giovanni Bellini. Il V. lo tratta col debito
amore, studiando le traccie della sua origine artistica,
che riscontra rettamente negli ammaestramenti venu-
tigli dal padre, quindi dal Mantegna, e applicandosi
ad un saggio di classificazione delle opere a seconda
dello sviluppo delle sue facoltà. Fra le varie Madonne
dell’età primitiva una gli rimase ignota, ben degna di
essere rammentata, e che si dà qui riprodotta da una
ottima fotografia di Anderson. L’originale è uno dei
gioielli della raccolta del principe Trivulzio a Milano.
Vi si conferma ad evidenza il carattere profondamente
serio, malinconico, dell’eletto artista. Mentre nel gusto
decorativo si sente tuttora la vicinanza di Jacopo Bel-
lini, chi non sarebbe tratto a pensare al Mantegna
ponendo mente al modo nitido di rendere le ben
tornite membra del Bambino e i plastici lineamenti
della Madre? E nello stesso tempo l’autore vi rivela
tutta la natura sua propria, che lo proclama il più
caro, il più intimo fra tutti i suoi compaesani.

Una rassegna dei pittori che collaborarono e che
seguirono le sue norme, chi più chi meno fedelmente
già prima della fine del secolo xv, conferisce interesse
alla sua volta a codesto ultimo capitolo, essendo forse
il primo studio accurato fatto in argomento ; da potere
dar luogo ad ulteriori ricerche e discussioni.

Una considerazione che scaturisce facilmente dalla
lettura del lavoro di Lionello Venturi si è, che la di-
ligenza adoperatavi nell’attingere alle fonti preesistenti
e aventi relazione al soggetto, dimostra l’utilità degli
studi speciali che si sono venuti facendo sotto la forma
di svariate monografie, sia in appositi volumi sia pure
semplicemente in articoli da periodici ; studi che si
confermano in tale modo come altrettanti materiali
da servire, riuniti, alla stabile costruzione del grande
edificio della vera Storia dell’Arte.

Una parola in fine circa la parte editoriale. A questa
francamente va tributata sincera ed ampia lode, tanto

L’Arte. X, 59.
 
Annotationen