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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 10.1907

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Fasc. 5
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Fogolari, Gino: La prima deca di Livio illustrata nel Trecento a Venezia
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https://doi.org/10.11588/diglit.24152#0375

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LA PRIMA DECA DI LIVIO ILLUSTRATA NEL TRECENTO A VENEZLA

333


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familiare, che, si può dire, ripete e riassume la sottoscrizione. Nella seconda carta in calce
è disegnato un fregio molto ricco per tenere uniti due cimieri con lo stemma dei Cattaneo
nella banderuola. Ancora lo stemma è ripetuto a c. 129 al cominciare del libro quarto, infisso
ad un bordone tra due donne : l’una con la spada e i vasi che rappresenta la Giustizia e la
Temperanza insieme, l’altra con la colonna e i bimbi che è insieme la Fortezza e la Carità.
Era generale a Venezia l’uso di porre lo stemma familiare tra le virtù e se ne conservano
ancora belli esempi in scoltura. Così sulla porta di una casa in Sestiere di San Polo a San-
t’Agostino in Rioterrà, 1 con gli stemmi Soranzo e Pisani
riuniti, opera che però già attinge ai primi anni del Quattro-
cento. Ma più ancora degli stemmi, le iniziali figurate for-
mavano parte necessaria del codice o lo completavano; e
non potevano quindi essere tralasciate da chi con tanta cura
aveva condotta a termine la trascrizione. Ma le figure delle
iniziali concordano con le illustrazioni nei margini sì da es-
sere tenute della stessa mano. Si osservino ad esempio Tullia
iniqua (a c. 23) che persuade Tarquinio Superbo ai delitti
e la donna incoronata che, nell’ iniziale del libro primo,
stringe e strozza il dragone e forma un’A. E ripetuta la
stessa figura. Parecchie note dichiarative sopra o sotto le
figure, sembrano proprio della stessa mano che vergò le
colonne del testo e nello stesso inchiostro. Nè, come ve-
dremo, le particolarità delle architetture e dei costumi, o
i caratteri dell’arte contraddicono al credere i disegni fatti
a Venezia negli ultimi decenni del Trecento; dimodoché
tutto ci porta a pensare che Giannino Cattaneo e i suoi
amici, rileggendo il libro, per loro piacere lo andassero
ornando e commentando con improvvisate illustrazioni.

Planno veramente i disegni e la spontaneità e i difetti
dell’improvvisato; sono di varie mani e disparati di merito,
anzi di natura, e disposti tumultuariamente; nè hanno in loro stessi troppo sicuri elementi di

arte o almeno di grande arte; ma pure sono degnissimi di
studio e per la città, e per il tempo, e per la storia del
costume ; e perchè anche ci mostrano come i nostri vecchi
gustassero le opere dei latini, e, senza essere forse troppo
reverenti alla veneranda antichità, bonariamente e di gran
cuore amassero gli eroi romani come i loro bravi nonni.

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c. 15 v. Orazio difeso dal padre

Vediamo anzitutto con qualche esempio come le illustra-
zioni sorgano proprio dalla lettura del testo e servano di
richiamo e di commento al racconto. Una nota in margine,
a c. 27, dice : Me ti mente questa si è bella istoria de lucretia
e corno el re tarquinio fu cazado di Roma. Ma le parole non
bastano : nei margini, lo stesso forse che scrisse il richiamo
figura tutta la storia : il campo di Ardea, Collatino e Sesto
Tarquinio che vengono a cavallo a Roma, Lucrezia nella ca-
- mera con le ancelle a filare e le figlie del re a gozzovigliare,
Sesto sul letto che fa violenza a Lucrezia, e Lucrezia che
scrive la lettera e si uccide davanti al marito e a Bruto, e il cadavere portato tra il pianto
delle donne e l’ira dei Romani che s’armano a libertà.

62. Fame e mortalità
di uomini e di bestie

1 Già il Cicognara, Storia della scoltura, Venezia, 1S16, voi. II, pag. 160, ne parla, dandola come esempio
delle belle pietre scolpite, ma poco note, di Venezia.
 
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