Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 10.1907

DOI Heft:
Fasc. 5
DOI Artikel:
Fogolari, Gino: La prima deca di Livio illustrata nel Trecento a Venezia
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24152#0379

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
LA PRIMA DECA DI LIVIO ILLUSTRATA NEL TRECENTO A VENEZIA 337

vivi, anziché di pietra ; e dopo lo svolgersi delle mura ap-
pare meno ricca ma forte del pari la Porta Flaminia. In quel
sognare della fantasia popolare, quanto amore per Roma
eterna!1

Anche l’S. P. Q. R. tanto usato, pur nel Trecento, nelle
storie e nelle cronache dellTtalia centrale,2 a distinguere le
insegne e gli scudi dei Romani, è dimenticato dai nostri
Veneziani, che sola e per tutto pongono la bella aquila con
le ali aperte e incoronata, segno dellTmpero. Gli eroi di
Roma sono pei nostri come paladini di Carlomagno, poiché
la tradizione cavalleresca diffusa dai romanzi pervade anche
l’antichità. Con predilezione sono illustrati singoli certami
di cavalieri, come ad esempio lo scontro di T. Erminio con
Mamilio, e spesso un duello cui assista un altro cavaliere
basta a ricordare una grande battaglia.

Sono scene che si incontrano di frequente nelle illustra-
zioni dei romanzi di cavalleria, dove tanto spesso vediamo
due che si battono mentre da una parte assiste a cavallo
la dama, causa e premio della contesa, o qualche altro ca-
valiere pronto a sottentrare nella lotta, se il compagno cada.

E ogni combattente ha sullo scudo il suo stemma, come
ogni cavaliere lo aveva nel Trecento ; e sono stemmi com-
posti con i soliti elementi delle bande, delle fascie, dei gigli,
delle stelle e dei cesini come quelli delle nobili famiglie ita-
liane.

Nelle iniziali, potendosi per esse uscir dal racconto, ab-
biamo figurazioni tolte per intero dai romanzi. Così in quella

del libro V vediamo la bella
fontana con il cavaliere e la
dama che si scambiano pa-
role d’amore, e in quella del libro IV la donna tormentata
dai mascalzoni che ci ricorda la Dalinda ariostesca. Ma quasi
tutte le particolarità e le predilezioni che siamo venuti rile-
vando sono comuni a tutti gli illustratori di libri di storia e di
romanzo nel Due o nel Trecento. Dobbiamo ricercare con più
cura, perchè speciali al nostro codice, gli elementi derivati
da Venezia. Troviamo, ad esempio, spesso, a sfondo delle
vedute, cupole copiate da quelle di S. Marco, divise a spicchi,
con le piastre saldate una sull’altra assai similmente e il cu-
polino sopra le piccole colonne terminato in alto dalla palla.
Sopra gli archi delle porte e delle finestre si aprono le fles-
suose vegetazioni marmoree a controcurve, portando in
sommo la grossa pigna. Il trono del dittatore, che si eleva,
a c. 82, come la porta di una cattedrale, il trono dove seg

1 Vedi altre leggende e porte con figure animate in E. Gorra, Testi
inediti di storia Trojana, Torino, 1887, pag. 73 e pag. 163.

2 La sopravvivenza e insieme la conturbazione dei ricordi di Roma
dopo l’età medievale, bene appare nel Liber Jstoriarum Romanorum;
vedi E. Monaci, Liber Jstoriarum Romanorum, Archivio della So-

c. 21. Tarquinio Prisco cietà Romana di Storia Patria, 1889-12. Nel codice spesso troviamo

ucciso dai pastori l’S. P. Q. R. Vedi il facsimile alla Vittorio Emanuele c. 2, e c. 62.

c. 136. Litigio tra le figliole
di Marco Fabio

L’Arte, X, 43.
 
Annotationen