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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 10.1907

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Fasc. 5
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Fogolari, Gino: La prima deca di Livio illustrata nel Trecento a Venezia
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https://doi.org/10.11588/diglit.24152#0378

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336

GINO FOCOLARI

Livio in volgare è illustrato dai nostri come una cronaca contemporanea.* 1 A ricordare
le guerre si mettono ad esempio schematiche figurazioni delle città combattute, anzi esse
assumono maggiore imponenza di porte e di torri, più che i fatti sono importanti; così quando
si comincia a parlare di Capua e si nomina per la prima volta Cartagine. Alle minute scene
del racconto talvolta si preferisce la laconicità dei ritratti; accostandosi così alle Cronache
figurate o ai Padiglioni.2 *

Anzi in un punto Livio stesso ne offre l’occasione; quando a mezzo il libro nono, par-
lando di Alessandro Magno e dei tanti popoli vinti, si domanda quale fortuna quegli avrebbe

avuto se si fosse messo contro i Romani e passa in rivista
i valorosi che Roma gli avrebbe saputi contrapporre. Gli
illustratori rispondono a quella rassegna di nomi mettendo
sotto, nell’alto margine, assisi sullo stesso sedile i dodici
prodi ciascuno con scritto il nome, coperti di ferro con le
lunghe spade e le lance, cinti d’alloro, fieri in viso e mi-
nacciosi. Di contro sta la corte del re orientale tutta fasto
e mollezza, e lo stesso Alessandro Magno col cappellone
e l’altissima corona che ci richiama le leggende medio-
evali che lo fanno l’eroe d’ogni portento.1

Nessuna precisa conoscenza dell’antichità, tratta dai mo-
numenti, turba i nostri buoni veneziani nelle loro visioni.
A rappresentare il sacerdote di Quirino e le vestali che al
sovraggiungere dei Galli vincitori trasportano sul Gianicolo
le cose sacre, vediamo un frate domenicano che porta devo-
tamente un idoletto e nel carro le vestali sono monache
con quadri e trittici goticheggianti. Cerere, nel simulacro
donato per espiazione dal padre di Spurio Cassio, sembra
una donna viva colle spighe in mano sul carro tirato da
due grifoni; e la famosa statua tolta dai Romani a Veiento
è pure una gentildonna viva incoronata e con lo scettro
gigliato che sta dentro una edicola e sorride ai giovani
rapitori.

Gli è che i nostri hanno dell’antico la visione fantastica e romantica sgorgante dalle
leggende medievali. Così Roma è la città dei portenti, con le porte guardate dalle statue
d’oro semoventi che annunciano con speciali suoni ogni pericolo che minaccia ogni più
lontana provincia dell’Impero.4

Si veda come a c. 29 sono state immaginate le mura e le porte di Roma che resiste
alle minacce del re cacciato. La Porta Pinciana è difesa da leoni e da arceri che sembrano

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c. 139. Iniziale
Gli amanti alla fontana

della fortuna, rappresentati in parecchi codici. Così
il Sercambi (.Le Croniche, a cura di Salvatore Bongi,
Lucca, 1892, Istituto Storico Italiano, Fonti) nel la-
mento del Lazzari ucciso a tradimento, si giova di
sette figure in cui rappresenta le sette più grandi
iniquità del tempo antico come Giasone che abban-
dona Medea, Tullia iniqua, Enea e Didone, Mirra, ecc.
Forse originariamente ai sette esempi di tradimento
saranno stati messi di contro sette grandi esempi di
virtù e di sacrificio.

1 Vedi ad esempio gli Annali genovesi del Caffaro

e suoi continuatori — Nuova edizione a cura di Tom-

maso Belgrano — Genova 1899 (Istituto Storico Ita-

liano, Fonti). Nei margini sono segnate con castelli
e con navi le imprese di terra o di mare. Per la bat-

taglia di Legnano abbiamo due cavalieri che inse-
guono un altro che frigge, e così rapidi segni per i
principali fatti. Anche gli incendi sono indicati con
case ardenti.

Le croniche del Sercambi che si hanno da tenere
scritte verso il 1411 sono un altro bell’esempio di
cronaca rapidamente illustrata.

2 Vedi Sidney Colvin, Fiorentine Picture-chro-
niche, London, 1898.

A. Venturi, Il libro di Giusto, voi. IV e V delle
Gallerie nazionali italiane.

3 G. Paris, La litter. francaise au moyen-àge (xi et
xivsiècle), Paris 1S90. Cap. II, Inritation de l’antiquité.

4 Arturo Graf, Roma nel Medio Evo, Torino 1S82,
pag. 194-195-
 
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