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GINO FOCOLARI
(cioè di giocoliere) col batolo infino alla cintola e più, che era cappuccio e mantello, con molti
fregi e intagli; e il becchetto del cappuccio lungo infino in terra per avvolgerlo al capo
per lo freddo ».’ Tale costume signorile troviamo largamente usato negli affreschi toscani
c. 164. Sbandito Lucano
che uccide Alessandro re di Epiro
del Trecento ; ma a Venezia non si dovea portare il batolo troppo lungo e chiuso a campana ;
ma, tenuto nelle giuste proporzioni, serviva a coprire il collo e vi stendeva attorno come
un bavero. Nei nostri disegni abbiamo parecchi esempi di cappucci infilati in simile modo,
che lasciando scoperta solo la faccia e coprendo intorno le gote, in Toscana si dicevano:
« cappucci portati a gote ».
Si veda per esempio il console alla destra, e il penultimo dei plebei seduto davanti a
Scaptio nella scena della disputa (c. 75), che stanno chiusi e fasciati nel cappuccio. Ma non
era sempre comodo sentirvisi così stretti; e si metteva allora il cappuccio in capo dall’aper-
tura fatta in origine per la faccia, e si lasciava che il batolo pendesse da una parte.
Publio Valerio, ad esempio, non ha fatto che rimboccare
una sol volta le labbra del taglio e si è messo il cappuccio
in modo che la parte inferiore o batolo pende tutta sul-
l’orecchio sinistro e il becchetto giù per le spalle. Altri,
rimboccando maggiormente i lembi, hanno fatto tutto intorno
un rigonfio si da voltarvi dentro anche il primitivo batolo
e ridurlo ad una semplice cresta che si alza da una parte.
Quest’ultimo stadio lo possiamo vedere nel cappuccio di
Scaptio nella scena della disputa a c. 75 ; mentre altri come
quello del Camerlengo de Comun (c. 144) e del padre di
Orazio (c. 15) segnano degli stadi intermedi. La parte bassa
e larga della bocca del cappuccio ridotta al nuovo ufficio
ornamentale si chiamò foggia, e, lunga o corta, stesa o rac-
colta, dritta in su o pendente, serviva a dare al cappuccio
un carattere personale e capriccioso e si disse « cappuccio
portato a foggia ». Una volta sola troviamo nei disegni un
cappuccio da donna, per le compagne della fanciulla della
plebe di Ardea (c. 76). Hanno esse un cappuccio a lungo
becchetto fatto a forma di cuffia con certe aiucce come quelle
di un fior di bocca di leone. Le dame francesi portavano di simili cappucci alla fine del 1
1 Cronica, L. XII, c. 4. Vedi C. Merkel, op. cit., pag. 77.
c. 76fiDonne che accompagnano
la pulzella de la plebe d’Ardea
GINO FOCOLARI
(cioè di giocoliere) col batolo infino alla cintola e più, che era cappuccio e mantello, con molti
fregi e intagli; e il becchetto del cappuccio lungo infino in terra per avvolgerlo al capo
per lo freddo ».’ Tale costume signorile troviamo largamente usato negli affreschi toscani
c. 164. Sbandito Lucano
che uccide Alessandro re di Epiro
del Trecento ; ma a Venezia non si dovea portare il batolo troppo lungo e chiuso a campana ;
ma, tenuto nelle giuste proporzioni, serviva a coprire il collo e vi stendeva attorno come
un bavero. Nei nostri disegni abbiamo parecchi esempi di cappucci infilati in simile modo,
che lasciando scoperta solo la faccia e coprendo intorno le gote, in Toscana si dicevano:
« cappucci portati a gote ».
Si veda per esempio il console alla destra, e il penultimo dei plebei seduto davanti a
Scaptio nella scena della disputa (c. 75), che stanno chiusi e fasciati nel cappuccio. Ma non
era sempre comodo sentirvisi così stretti; e si metteva allora il cappuccio in capo dall’aper-
tura fatta in origine per la faccia, e si lasciava che il batolo pendesse da una parte.
Publio Valerio, ad esempio, non ha fatto che rimboccare
una sol volta le labbra del taglio e si è messo il cappuccio
in modo che la parte inferiore o batolo pende tutta sul-
l’orecchio sinistro e il becchetto giù per le spalle. Altri,
rimboccando maggiormente i lembi, hanno fatto tutto intorno
un rigonfio si da voltarvi dentro anche il primitivo batolo
e ridurlo ad una semplice cresta che si alza da una parte.
Quest’ultimo stadio lo possiamo vedere nel cappuccio di
Scaptio nella scena della disputa a c. 75 ; mentre altri come
quello del Camerlengo de Comun (c. 144) e del padre di
Orazio (c. 15) segnano degli stadi intermedi. La parte bassa
e larga della bocca del cappuccio ridotta al nuovo ufficio
ornamentale si chiamò foggia, e, lunga o corta, stesa o rac-
colta, dritta in su o pendente, serviva a dare al cappuccio
un carattere personale e capriccioso e si disse « cappuccio
portato a foggia ». Una volta sola troviamo nei disegni un
cappuccio da donna, per le compagne della fanciulla della
plebe di Ardea (c. 76). Hanno esse un cappuccio a lungo
becchetto fatto a forma di cuffia con certe aiucce come quelle
di un fior di bocca di leone. Le dame francesi portavano di simili cappucci alla fine del 1
1 Cronica, L. XII, c. 4. Vedi C. Merkel, op. cit., pag. 77.
c. 76fiDonne che accompagnano
la pulzella de la plebe d’Ardea