RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA
U
stesso, al volo innalzato (Aragona-Sicilia). Nel 2.° di az-
zurro ad otto fiordalisi di oro 3, 2, 3, alla bordura svaccata
d'argento e di rosso (Borgogna moderna). Nel 3° spaccato:
Nel i.° tagliato in grembo, nel primo di nero al leone d'oro
passante (Brabante). Nel 2.° d'argento all'aquila rossa, co-
ronata dello stesso col volo spiegato (Anversa). Nel 2.° di
argento alla croce d'oro scorciata potenziata accantonata da
quattro crocette semplici dello stesso (Gerusalemme).
Nel quarto ed ultimo grande partito: di oro a sei palle 1,
2, 2, 1. La prima d'azzurro caricata da tre gigli d'oro, 2,
1, le altre di rosso. Sul tutto d'azzurro a tre gigli d'oro, 2, 1.
Corona Reale V).
Collari: San Gennaro, Costantiniano, San Ferdinando,
Toson d'oro, Carlo III.
Lo stemma in S. Martino non è completo di tutti i
quarti, ed inoltre l'arma di Granata, per errore di chi
la scolpì che del blasonatore, il quale non poteva commet-
tere uno sbaglio così madornale, anziché rappresentare un
granato, raffigura una coppa, per non dir peggio, col suo
manico perfettamente delineato.
Un altro stemma, appartenente alla casa d'Aragona, rin-
venuto nei fossati del castello Nuovo nel mese di ottobre
del 1884, dall'ing. cav. Adolfo Giambarba (2), venne a quel
tempo chiesto al Municipio per S. Martino dalla Direzione
di questo Museo, che, ottenutolo dopo pochi giorni, lo
conservò nei depositi insieme con altri marmi.
La lastra di marmo, su cui è magistralmente scolpito lo
stemma, venne trovata nei lavori di scavo all'antico fos-
sato presso il bastione, detto di Santo Spirito, e rimonta
probabilmente al regno di Alfonso I che — scrive il Car-
letti (3): « Avendo occupata la città nostra si avvidde che
« la costruzione del Castello Nuovo, fondato da Carlo I
« di Angiò, non era servibile alla regolar difesa secondo
« il sistema de' tempi suoi; perciò si dispose lasciarlo
« come maschio della nuova fortificazione, che egli me-
« desimo ne architettò all'attorno dilatandone il ricinto
« con vallo di sode mura e torri, fosso e spianata.... ».
Lo stemma porta il numero d'Inv. 6821, misura m.
0.80 X 0.65, e si descrive come segue:
Inquartato: Nel i.° e 4.° di oro a quattro pali di rosso
(Aragona). Nel 2° e 3.° interzato in palo: nel i.° fasciato
d'argento e di rosso di otto pezzi (Ungheria); Nel 2.° d'az-
zurro seminato di gigli d'oro (Angiò); nel 3° d'argento alla
croce scorciata potenziata di oro, accantonata da quattro cro-
cette semplici dello stesso (Gerusalemme).
A proposito dell'arma di Gerusalemme, blasonata con-
trariamente alle leggi dell'araldica, le quali non ammettono
metallo su metallo e colore su colore, denominando « per
inchiesta » quegli stemmi in cui ciò si osserva, lo storico
napoletano Scipione Mazzella (U, nota quanto segue:
« Questo Gottifredo (2), fu il primo, che per insegna,
« over'arme del suo Regno fece no una Croce (come il
« volgo crede) ma un nome abbreviato di due lettere
« maiuscole d'oro in capo d'argento, le quali lettere erano
« un'H che dentro di se haveva la lettera I, che attaccate
« insieme facevano questo segno che significava il nome
« della città e Regno di Hierusalem, e ne i quattro lati
« di dette lettere, e nome abbreviato vi pose quattro pic-
« ciole crocette medesimamente d'oro, la qual arme ben-
« chè sia composta di metallo sopra metallo, cioè d'oro,
« e d'argento, ella però è solamente fra tutte l'arme pri-
« vilegiata ».
Lorenzo Salazar.
MONUMENTI ED OGGETTI D'ARTE
trasportati da Napoli a Palermo nel 1806
Nel principio dell'anno 1806, Ferdinando IV di Borbone
pensò di trasportare in Sicilia quanto più fosse possibile delle
collezioni di monumenti ed oggetti d'arte contenuti nei palazzi
di Capodimonte, di Francavilla, dei Vecchi Studi e di Portici.
Un estesissimo carteggio riguardante tale spedizione si con-
serva nel nostro Archivio di Stato (Casa Reale, fascio 951). Vi
si trovano parecchi elenchi di oggetti spediti in Sicilia, dai quali
traggo le notizie che seguono, utili per fare la storia dei singoli
oggetti, come per rintracciare quelli che, dopo la ristorazione,
non furono restituiti alle collezioni di Napoli.
Dalla Galleria di Francavilla furono presi quarantasei quadri.
Riporto la lista senza discuterne le attribuzioni.
I. Tavola (palmi 11, once 8 x palmi 7, once 8 %): L'Assun-
zione della V. di Fra Bartolommeo di S. Marco.
2. Tela (p. 7, on. 10 % x p. 8, on. 6): Sileno del Ribera.
3. Tela (p. 7, on. 1 x p. 3, on. 9): Ritratto di Luigi Farnese,
di Tiziano.
4. Tela (p. 3 x p. 2, on. 4 %): Ritratto di Vecchio con cap-
pello, di Rembrand.
5. Tela (p. 3 x p. 2, on. 4 %): Ritratto di Vecchio con barba,
di Rembrand.
6. Tela (p. 5 x p. 6, on. 6) (3): Giovaneteo nudo, di schiena,
Caracci.
7. Tav. (p. 2, on. 2 x p. 1, on. 5): S. G. Battista. L. da Vinci.
8. Tela (p. 6, on. 2 x p. 9): Ercole seduto tra il Vizio e la
Virtù. Caracci.
(1) Conte S. de Ciutiis e Conte G. Anguissola, in Calendario
d'Oro, 1898, pag. 279-280.
(2) V. Napoli, giornale politico, letterario, commerciale. Martedì 14
ottobre 1884, pag. 2.
(3) Carletti, op. cit., pag. 79.
(1) Descrittone del Regno di Napoli, pag. 480.
(2) Gottifredo di Buglione.
(3) In un'altra nota contenuta in questo medesimo fascio 951 si
legge soltanto: palmi 6, ma nell' inventario degli oggetti trasportati
in Palermo, fatto nel 1807, la sua larghezza è segnata di palmi 6 %.
U
stesso, al volo innalzato (Aragona-Sicilia). Nel 2.° di az-
zurro ad otto fiordalisi di oro 3, 2, 3, alla bordura svaccata
d'argento e di rosso (Borgogna moderna). Nel 3° spaccato:
Nel i.° tagliato in grembo, nel primo di nero al leone d'oro
passante (Brabante). Nel 2.° d'argento all'aquila rossa, co-
ronata dello stesso col volo spiegato (Anversa). Nel 2.° di
argento alla croce d'oro scorciata potenziata accantonata da
quattro crocette semplici dello stesso (Gerusalemme).
Nel quarto ed ultimo grande partito: di oro a sei palle 1,
2, 2, 1. La prima d'azzurro caricata da tre gigli d'oro, 2,
1, le altre di rosso. Sul tutto d'azzurro a tre gigli d'oro, 2, 1.
Corona Reale V).
Collari: San Gennaro, Costantiniano, San Ferdinando,
Toson d'oro, Carlo III.
Lo stemma in S. Martino non è completo di tutti i
quarti, ed inoltre l'arma di Granata, per errore di chi
la scolpì che del blasonatore, il quale non poteva commet-
tere uno sbaglio così madornale, anziché rappresentare un
granato, raffigura una coppa, per non dir peggio, col suo
manico perfettamente delineato.
Un altro stemma, appartenente alla casa d'Aragona, rin-
venuto nei fossati del castello Nuovo nel mese di ottobre
del 1884, dall'ing. cav. Adolfo Giambarba (2), venne a quel
tempo chiesto al Municipio per S. Martino dalla Direzione
di questo Museo, che, ottenutolo dopo pochi giorni, lo
conservò nei depositi insieme con altri marmi.
La lastra di marmo, su cui è magistralmente scolpito lo
stemma, venne trovata nei lavori di scavo all'antico fos-
sato presso il bastione, detto di Santo Spirito, e rimonta
probabilmente al regno di Alfonso I che — scrive il Car-
letti (3): « Avendo occupata la città nostra si avvidde che
« la costruzione del Castello Nuovo, fondato da Carlo I
« di Angiò, non era servibile alla regolar difesa secondo
« il sistema de' tempi suoi; perciò si dispose lasciarlo
« come maschio della nuova fortificazione, che egli me-
« desimo ne architettò all'attorno dilatandone il ricinto
« con vallo di sode mura e torri, fosso e spianata.... ».
Lo stemma porta il numero d'Inv. 6821, misura m.
0.80 X 0.65, e si descrive come segue:
Inquartato: Nel i.° e 4.° di oro a quattro pali di rosso
(Aragona). Nel 2° e 3.° interzato in palo: nel i.° fasciato
d'argento e di rosso di otto pezzi (Ungheria); Nel 2.° d'az-
zurro seminato di gigli d'oro (Angiò); nel 3° d'argento alla
croce scorciata potenziata di oro, accantonata da quattro cro-
cette semplici dello stesso (Gerusalemme).
A proposito dell'arma di Gerusalemme, blasonata con-
trariamente alle leggi dell'araldica, le quali non ammettono
metallo su metallo e colore su colore, denominando « per
inchiesta » quegli stemmi in cui ciò si osserva, lo storico
napoletano Scipione Mazzella (U, nota quanto segue:
« Questo Gottifredo (2), fu il primo, che per insegna,
« over'arme del suo Regno fece no una Croce (come il
« volgo crede) ma un nome abbreviato di due lettere
« maiuscole d'oro in capo d'argento, le quali lettere erano
« un'H che dentro di se haveva la lettera I, che attaccate
« insieme facevano questo segno che significava il nome
« della città e Regno di Hierusalem, e ne i quattro lati
« di dette lettere, e nome abbreviato vi pose quattro pic-
« ciole crocette medesimamente d'oro, la qual arme ben-
« chè sia composta di metallo sopra metallo, cioè d'oro,
« e d'argento, ella però è solamente fra tutte l'arme pri-
« vilegiata ».
Lorenzo Salazar.
MONUMENTI ED OGGETTI D'ARTE
trasportati da Napoli a Palermo nel 1806
Nel principio dell'anno 1806, Ferdinando IV di Borbone
pensò di trasportare in Sicilia quanto più fosse possibile delle
collezioni di monumenti ed oggetti d'arte contenuti nei palazzi
di Capodimonte, di Francavilla, dei Vecchi Studi e di Portici.
Un estesissimo carteggio riguardante tale spedizione si con-
serva nel nostro Archivio di Stato (Casa Reale, fascio 951). Vi
si trovano parecchi elenchi di oggetti spediti in Sicilia, dai quali
traggo le notizie che seguono, utili per fare la storia dei singoli
oggetti, come per rintracciare quelli che, dopo la ristorazione,
non furono restituiti alle collezioni di Napoli.
Dalla Galleria di Francavilla furono presi quarantasei quadri.
Riporto la lista senza discuterne le attribuzioni.
I. Tavola (palmi 11, once 8 x palmi 7, once 8 %): L'Assun-
zione della V. di Fra Bartolommeo di S. Marco.
2. Tela (p. 7, on. 10 % x p. 8, on. 6): Sileno del Ribera.
3. Tela (p. 7, on. 1 x p. 3, on. 9): Ritratto di Luigi Farnese,
di Tiziano.
4. Tela (p. 3 x p. 2, on. 4 %): Ritratto di Vecchio con cap-
pello, di Rembrand.
5. Tela (p. 3 x p. 2, on. 4 %): Ritratto di Vecchio con barba,
di Rembrand.
6. Tela (p. 5 x p. 6, on. 6) (3): Giovaneteo nudo, di schiena,
Caracci.
7. Tav. (p. 2, on. 2 x p. 1, on. 5): S. G. Battista. L. da Vinci.
8. Tela (p. 6, on. 2 x p. 9): Ercole seduto tra il Vizio e la
Virtù. Caracci.
(1) Conte S. de Ciutiis e Conte G. Anguissola, in Calendario
d'Oro, 1898, pag. 279-280.
(2) V. Napoli, giornale politico, letterario, commerciale. Martedì 14
ottobre 1884, pag. 2.
(3) Carletti, op. cit., pag. 79.
(1) Descrittone del Regno di Napoli, pag. 480.
(2) Gottifredo di Buglione.
(3) In un'altra nota contenuta in questo medesimo fascio 951 si
legge soltanto: palmi 6, ma nell' inventario degli oggetti trasportati
in Palermo, fatto nel 1807, la sua larghezza è segnata di palmi 6 %.