RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA
127
L'ARTE IN PUGLIA
I Campanili della Cattedrale di Giovinazzo.
Il teologo Luigi Marziani nel primo volume delle sue
Istorie della città di Giovenazzo C) opina che quella cattedrale
venisse principiata all'inizio del secolo XII e proseguita
per lungo tempo. Nel 1150 era ultimata la sola cripta (2)
e la consacrazione della chiesa avvenne nel 1283. Ma del-
l'origine e delle vicende della cattedrale avrò occasione di
Cattedrale di Giovinazzo. Facciata.
occuparmi diffusamente un'altra volta. Ora mi restringo a
trattare dei due campanili che si elevano sulla facciata po-
stica. Essi hanno la stessa disposizione planimetrica e quasi
lo stesso organismo e decorazione di quelli della vecchia
cattedrale di Molfetta. Certo dovettero essere murati presso
a poco nello stesso tempo, cioè verso la metà del sec. XII.
La pianta è un quadrato, i cui lati misurano sei metri:
lo spessore del muro è di metri 1,90. All'interno sono
scale a chiocciola con un diametro di metri 2,10.
Come si vede, questi campanili ebbero a sopportare re-
stauri, 0 meglio, deturpazioni tali che a mala pena in un
solo dei due si scorge ancora qualche poco della forma
originaria.
È quello dell'angolo a sud-est, dove la costruzione ori-
ginaria si mostra soltanto dal quarto ordine in sopra es-
sendo stato il basamento completamente rifatto.
La fabbrica di questo basamento è a forti bozze, appa-
rentemente buona, ma è applicata male, attaccata come è
addosso alla vecchia struttura senza legamenti interni, come
ebbi ad accertarmi. È perciò staticamente inefficace; è una
infoderatura che col suo ingrossamento a scaglioni verti-
cali disturba le linee originarie. È un rimedio peggiore del
male!
Simili rafforzamenti senza criterio, veri attentati al buon
senso estetico, li vediamo perpetrati molto spesso. Ne re-
stò deturpata, per esempio, la basilica di S. Nicola a Bari,
nella quale nel sec. XVII fu rinforzato l'angolo nord-ovest
su cui gravava uno dei campanili. Era un metodo spiccio,
che non richiedeva nessuno studio tecnico. Chi era pre-
posto all'opera, per lo più un ignorante muratore, aveva
interesse a fabbricare muri molto spessi per aumentare il
guadagno; e li faceva senza riguardo alle ragioni dell'arte,
occultando le belle linee e decorazioni e sopprimendole
addirittura se gli davano imbarazzo.
Anche ai giorni nostri si osò proporre un tal metodo
di rinforzamento per un campanile, che pericolava. Si vo-
leva riempirne il vano interno con massiccia muratura fino
al quinto ordine, lasciando nel mezzo lo spazio per una
stretta scala a chiocciola, ovvero ostruendo le graziose
finestre trifore e quadrifore.
Al campanile a sud-est della cattedrale di Giovinazzo
un restauro così balordo fu eseguito dopo il terremoto
del 1560 che lo aveva danneggiato. Era allora vescovo
monsignor Briziano (1549-1,74), che fece rinforzare allo
stesso modo anche l'altro campanile dell'angolo opposto.
Ma quest'altro dovette poi dopo un secolo essere rifab-
bricato di nuovo, mentre era vescovo monsignor Alfieri
(1671-1692).
Si seguì un disegno in tutto differente dall'antico, or-
nando le fronti con pilastrate doriche, tra le quali si aprono
delle finestre strette e lunghe di brutte proporzioni. In-
terrottasi la costruzione, il campanile rimase senza coro-
namento. Di un restauro fatto nel secolo XV a tutta la
facciata orientale nella quale sono i due campanili, parla
un'epigrafe graffita sul muro dell'ambulacro sull'abside
che fu letta dall'arch. Sante Simone I1). È a caratteri me-
dioevali e suona a questo modo: ego dopnus. nicls bog-
GERI REST SAGRISTA. H. T. AN. D. C. MCCCCLXIIIII. Questo
(1) Bari, 1878.
(2) Ebbi la fortuna nel 1895 di liberare questa bella cripta dagli
stucchi che la deturpavano.
(1) S. Simone, Una fugace visita a Giovinazzo, Trani, Vecchi, 1891.
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L'ARTE IN PUGLIA
I Campanili della Cattedrale di Giovinazzo.
Il teologo Luigi Marziani nel primo volume delle sue
Istorie della città di Giovenazzo C) opina che quella cattedrale
venisse principiata all'inizio del secolo XII e proseguita
per lungo tempo. Nel 1150 era ultimata la sola cripta (2)
e la consacrazione della chiesa avvenne nel 1283. Ma del-
l'origine e delle vicende della cattedrale avrò occasione di
Cattedrale di Giovinazzo. Facciata.
occuparmi diffusamente un'altra volta. Ora mi restringo a
trattare dei due campanili che si elevano sulla facciata po-
stica. Essi hanno la stessa disposizione planimetrica e quasi
lo stesso organismo e decorazione di quelli della vecchia
cattedrale di Molfetta. Certo dovettero essere murati presso
a poco nello stesso tempo, cioè verso la metà del sec. XII.
La pianta è un quadrato, i cui lati misurano sei metri:
lo spessore del muro è di metri 1,90. All'interno sono
scale a chiocciola con un diametro di metri 2,10.
Come si vede, questi campanili ebbero a sopportare re-
stauri, 0 meglio, deturpazioni tali che a mala pena in un
solo dei due si scorge ancora qualche poco della forma
originaria.
È quello dell'angolo a sud-est, dove la costruzione ori-
ginaria si mostra soltanto dal quarto ordine in sopra es-
sendo stato il basamento completamente rifatto.
La fabbrica di questo basamento è a forti bozze, appa-
rentemente buona, ma è applicata male, attaccata come è
addosso alla vecchia struttura senza legamenti interni, come
ebbi ad accertarmi. È perciò staticamente inefficace; è una
infoderatura che col suo ingrossamento a scaglioni verti-
cali disturba le linee originarie. È un rimedio peggiore del
male!
Simili rafforzamenti senza criterio, veri attentati al buon
senso estetico, li vediamo perpetrati molto spesso. Ne re-
stò deturpata, per esempio, la basilica di S. Nicola a Bari,
nella quale nel sec. XVII fu rinforzato l'angolo nord-ovest
su cui gravava uno dei campanili. Era un metodo spiccio,
che non richiedeva nessuno studio tecnico. Chi era pre-
posto all'opera, per lo più un ignorante muratore, aveva
interesse a fabbricare muri molto spessi per aumentare il
guadagno; e li faceva senza riguardo alle ragioni dell'arte,
occultando le belle linee e decorazioni e sopprimendole
addirittura se gli davano imbarazzo.
Anche ai giorni nostri si osò proporre un tal metodo
di rinforzamento per un campanile, che pericolava. Si vo-
leva riempirne il vano interno con massiccia muratura fino
al quinto ordine, lasciando nel mezzo lo spazio per una
stretta scala a chiocciola, ovvero ostruendo le graziose
finestre trifore e quadrifore.
Al campanile a sud-est della cattedrale di Giovinazzo
un restauro così balordo fu eseguito dopo il terremoto
del 1560 che lo aveva danneggiato. Era allora vescovo
monsignor Briziano (1549-1,74), che fece rinforzare allo
stesso modo anche l'altro campanile dell'angolo opposto.
Ma quest'altro dovette poi dopo un secolo essere rifab-
bricato di nuovo, mentre era vescovo monsignor Alfieri
(1671-1692).
Si seguì un disegno in tutto differente dall'antico, or-
nando le fronti con pilastrate doriche, tra le quali si aprono
delle finestre strette e lunghe di brutte proporzioni. In-
terrottasi la costruzione, il campanile rimase senza coro-
namento. Di un restauro fatto nel secolo XV a tutta la
facciata orientale nella quale sono i due campanili, parla
un'epigrafe graffita sul muro dell'ambulacro sull'abside
che fu letta dall'arch. Sante Simone I1). È a caratteri me-
dioevali e suona a questo modo: ego dopnus. nicls bog-
GERI REST SAGRISTA. H. T. AN. D. C. MCCCCLXIIIII. Questo
(1) Bari, 1878.
(2) Ebbi la fortuna nel 1895 di liberare questa bella cripta dagli
stucchi che la deturpavano.
(1) S. Simone, Una fugace visita a Giovinazzo, Trani, Vecchi, 1891.