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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 10.1901

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Nr. 11
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Colombo, Antonio: Il monastero e la chiesa di Santa Maria della Sapienza, 2
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Maresca di Serracapriola, Antonino: Battenti e decorazione marmorea di antiche porte esistenti in Napoli, 3,[4]-4,[1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.71019#0186

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NAPOLI NOBILISSIMA

e Porzia Mirto (0, dopo alcuni anni slargando a poco a
poco i ristretti suoi limiti, incorporava, per acquisti fatti,
altre case contigue (2). Di tal che verso l'anno 1640 le re-
verende monache ampliando, con nuove costruzioni, la loro
clausura « cominciarono una fabbrica di tale altezza a se-
« condo il disegno di d.° monistero », che non solamente
al contiguo chiostro della Sapienza « veniva ad impedire
« la vista del mare, ma anche a levare l'aria et il sole,
« et a rendere infinito preiudicio ».
Una briga scoppiò allora fra i due monasteri; e mentre
per l'intervento dell'ecc.m° Monsignor Nunzio furono so-
spesi i cominciati lavori, d'ambo le parti si ricorse a Roma
a sostenere i proprii dritti. Tuttavia l'illustre prelato, in-
caricato dalla Curia papale di riferire sulla vertenza, cercò
comporre il dissidio; e, « con la sua gran prudenza »,
procurò che ambedue i monasteri « eligessero persone
« con le quali si potesse trattare et concludere qualche
« ragionevole concordia ». Nè le pratiche fallirono. Scelti
i principi di Bisignano dalle monache della Sapienza, e di
Cellammare da quelle della Croce di Lucca, si riuscì fi-
nalmente, dopo qualche tempo, a comporre le cose mercè
un accordo accettato dalle suore dei due monasteri. Al-
l'uopo, con istrumento del 12 marzo 1646 per notar
Vincenzo de Gennaro, fu convenuto « che il dormitorio
« che tiene le spalle al muro divisorio» fra i monasteri
della Sapienza e della Croce di Lucca, « non dovesse al-
« zarsi più che un ordine, seu un appartamento sopra le
« arcate et loggie del claustro del detto monastero della
« Croce di Lucca », per modo che l'accennato « appar-
tamento » non risultasse di una « maggiore altezza » di
quella « che è l'ultimo dente del muro divisorio » addos-
sato « alla fabrica dell'infermaria » del monastero della
Sapienza. Inoltre fu pure stabilito che le reverende mona-
che della Croce di Lucca dovessero allantanarsi « palmi
« 50 dal muro di detta infermaria e finestrone di essa
« con la testa dell'altro braccio che ha le spalle alla casa
« che fu del q.m principe di Conca » (3), potendo « nel
« detto braccio » far sopralzare « due ordini seu apparta-
« menti solamente sopra le dette loggie et arcate nella
« detta distanza ». D'altra parte le suore della Sapienza
vollero ancora concorrere all'ampliamento del limitrofo
monastero della Croce di Lucca, al quale, con l'enunciato
istrumento, alienarono per due. 8,00 alcune case « grandi
«e piccole » di loro proprietà, poste nel vico S. Maria
Maggiore (4), unitamente ad alcune botteghe « et altre ca-

(1) Colombo, cit. Palazzo dei Principi di Conca, p. 8. Avena, Due
palazzi napoletani del cinquecento, in Nap. nobilissima, IX, p. 152.

(2) Ivi.

(3) Cioè prospettava sull'antica strada S. Pietro a Maiella, ove,
come è detto, sporgeva il lato posteriore del palazzo Conca.

(4) O vico Sole e luna.

« sette che voltano alla strada principale »; edificii tutti
che negli anni 1596-1597 le monache avevano acquistati
da Marcello e Felice d'Aponte e da Giacomo de Franco (D.
Anche nell'anno 1663, un altro piato si agitò fra i due
monasteri a cagione di nuove fabbriche fatte cominciare
dalle monache della Croce di Lucca per l'impianto di un
granaio « nell'ultimo della grada » di un palazzo, appar-
tenuto ai de Curtis, e incorporato alla loro clausura. Ma
anche questa volta le cose vennero a comporsi, mercè
l'intervento del rev.m° Monsignor Vicario Generale; il quale
stabilì che ad evitare alle suore della Sapienza possibili mo-
lestie fossero le finestre del granaio custodite al di den-
tro e al di fuori da rezze di ferro, piazzate contrariamente
l'una dall'altra (2).
continua.
Antonio Colombo.

BATTENTI E DECORAZIONE MARMOREA
DI ANTICHE PORTE ESISTENTI IN NAPOLI

Parte III. — Cinquecento.
(Cont., vedi fase. VII).
Unici nel loro genere in Napoli sono i battenti dell'uscio
della sagrestia della Certosa di San Martino, costruiti negli
ultimi anni del millecinquecento.

(1) Cit. vol. 3170, p. 98 a 101. Con istrumento del 3 aprile 1596
il ven. monastero della Sapienza comprò per due. 8000 da Marcello e
Felice D'Aponte « una casa grande palatiata.... con giardino in piano
« al I.° appartamento di d.a casa.... sita nella strada di S. Maria Mag-
« giore seu del ven. monastero della Sapienza in frontespitio della
« porta piccola di d.a chiesa di S. Maria Maggiore, insta li beni di
« d.° nostro ven. monastero, li beni del ven. monastero della Croce
« di Lucca, li beni del Reggente Sig. Consigliere Giacomo Franco, la
« via publica che saglie verso S. Aniello et altri confini » (cit. vol.
3170, p. 91. Cfr. Avena, art. e 1. c., p. 152). Il cennato palazzo escluso
dalla clausura fu nel 1620 dalle monache ceduto in fitto per due. 360
l'anno ad Ottavio Brancaccio, e alle signore Porzia Poderico e Bea-
trice D'Aponte (Avena, 1. c., p. 151). La contigua casa venduta poi
al monastero della Sapienza, con istrumento del 19 luglio" 1597, da
Giacomo de Franco, componevasi di « due case in più e diversi mem-
« bri consistentino inferiori e superiori, site.nella strada detta
« Arco, seu di S. Maria Maggiore a detto D. Giacomo pervenuta,
« cioè una di esse con potecha iusta li beni del q.m Michele D'Aponte,
« li beni del q.m Rutilio Munitio, iusta due vie publiche et altri con-
( fini per compra fattane dalla casa Santa et Ospidale A. G. P. herede
« della q.m Laura d'Avalos...., come dall'istrumento di d.a vendita
« rogato per mano del notaio Giov. Ambrogio de Lesa.... a 30 giu-
« gno 1590, e l'altra casa contigua alla sopra detta a d.° Giacomo
« pervenuta per compra fattane sub asta M.C.V. ad istantia dei cre-
« ditori di Giov. de Rosa per prezzo di due. 900 » (cit. vol. 3170,
p. 95, 96). Chiamavasi poi strada d'Arco quel tratto che prolungavasi
dal quadrivio ora formato dall'attuale via Tribunali, strada Atri e vico
Nilo, oltre alla chiesa di S. Maria Maggiore, oggi Pietrasanta. Fu detta
così da una torre laterica alta e quadrangolare che sorgeva nel detto
quadrivio, chiamata nei tempi ducati arco cabredato, la quale nel 1564
dal Tribunale della Mattonata fu fatta demolire. Capasso, La torre ad
arco e la casa del Pontano, in Strenna Giannini, anno IV, p. 97 seg.
Parise, op. e 1. c., anno IX, vol. I, fase. I, p. 12 seg.
(2) Comunicazione del mio amico cav. Adolfo Avena, che senti-
tamente ringrazio.
 
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