20
NAPOLI NOBILISSIMA
e l'eruzione del Vesuvio, popolando eziandio i suoi dipinti
di figure. Altri artisti si occuparono a trasformare special-
mente il R. Palazzo di Portici, che fece sorprendere gli
stessi Borboni più tardi (0, e tutti quelli che avevano un
tantino di bravura e d'ingegno trovaron sempre in man-
canza di altro a ritrarre il Re e la Regina, come Tom-
maso Bucciano che fu ancora adoperato nelle sculture de-
corative alla Reggia di Caserta (2), Valerio Villareale che
fu nominato scultore del R. Museo, e Giorgio Castrese,
con altri di minor conto, obliati tra i molti e che pur
ebbero per un momento l'illusione della gloria.
L'anno 1808 il Re ordinò di elevar nell'interno della
Piazza di Gaeta un monumento a nome dell'armata di Na-
poli alla memoria del generale Leone Pascal Vallongue
morto in quell'assedio ed un altro colonnello Claudio
Denis Noél Bruyere morto per man di briganti sul cam-
mino di Roma tra Fondi ed Itri; ma Wicar che tenea la
somma delle cose d'arte, propose il concorso non poten-
dosi dar commissioni ad artisti singolarmente, perchè in Na-
poli mancavano ancora nella scultura ingegni trascendenti (2).
Difatti, presentarono i progetti architettonici Serafino Ca-
drò fatto alla prima con calata di sole si fa ammirare per la maestria
colla quale è eseguito. Il piccolo Vesuvio è uno schizzo per essere ese-
guito in grande.
«Malgrado che questi quadri non sieno dei migliori dell'Autore,
sono di parere che se ne può fare l'acquisto per avere nella Galleria
del Museo delle opere di un Artista dei più celebri del suo genere.
« Ho l'onore di essere con profondo rispetto
« Dell' Eccellenza Vostra «U.mo e d.mo ser.e
« Giacomo Berger ».
Non mi costa che se ne facesse l'acquisto secondo la giusta pro-
posta del Berger, perchè poco di poi gli eredi fecero domanda per ot-
tenere il permesso di estraregnare quadri, disegni ed altre cose di stu-
dio del loro parente. Solo posso aggiungere che le opere del Denis
fatte per conto della R. Corte o R. Camera col ritorno dei Borboni
passarono nella Galleria del Principe di Salerno, che, come tutti sanno,
fu un grande amatore di arte.
(1) Lady Morgan, L'Italie, Paris, Dufart, 1821, tome IV, pag. 142.
(2) T. Bucciano ritrasse nel 1813 la Regina in due bassorilievi ed
in un mezzo busto, e fu confezionato nel Ministero un articolo pel
giornale ufficiale per far noto al pubblico il merito di questi ritratti,
un dei quali trovò posto nelle R. Scuole del Disegno. Un anno prima,
e propriamente nel giugno del 1812, egli, già vecchio, aveva spedita
al Re la supplica seguente non priva d'importanza:
« Signore, S. R. M.
« Tommaso Bucciano di S. Giorgio la Molara espone a V. M.
come l'orat.e ebbe l'onore di servire alla passata Corte R.le con aver
fatto fra le altre opere i bassi rilievi, e li busti colossali nel R.1 Pa-
lazzo di Caserta. In un salone vi è rappresentata la morte del console
Marcello: la fuga di Annibale cartaginese. In altro salone vi sono i bu-
sti colossali rappresentanti l'Astronomia, laPoesia, la Matematica ed altro.
« L'oratore sculture, e rattristato chiede la Grazia a V. M. di am-
metterlo nello stesso R.1 Palazzo di Caserta, e lo riceverà a grazia
ut Deus ».
(2) Nel programma della R. Accademia napolitana delle Belle Arti
pel concorso dell'anno 1812, per l'Architettura fu dato il tema: — Un
edifizio in uso di Borsa — col premio di una medaglia d'oro del va-
lore di 150 ducati, e per la Pittura: — Teti in atto che dà in edu-
cazione suo figlio Achille al Centauro Chirone — col premio di una
sella romano, Leonardo Olivieri, Saverio Mastriani, il pit-
tor Cosimo De Focatiis, che ebbe più spirito intrapren-
dente e coltura che pratica e merito artistico, ed il capi-
tano del genio Loiacono che superò tutti col suo disegno
di una piramide egizia. Furono pure scelte le iscrizioni di
Francesco Daniele, mettendo da parte quelle di Domenico
Martuscelli; ma non si provvide poi alle sculture nè per
questi eroi del dovere, nè pel Tasso, eziandio designato
ad avere il suo monumento, rimanendo tutto allo stato
di progetto (0.
continua.
Angelo Borzelli.
IL LIBRO DI S. MARTA
(Cont. e fine, v. fase. prec.).
Nella tavola di Giovanni, cardinale di S. Adriano fi-
gliuolo di Ferrante I (1482, fol. 17), lo scudo è sostenuto
da quattro puttini nudi, due reggono di sopra il cappello
cardinalizio. Un fascio di foglie d'alloro orlato d'oro cir-
conda il fondo azzurro, nel quale è campato lo scudo.
Nella decorazione esterna le spire dei ramoscelli s'inter-
rompono nel mezzo della facciata d'ogni lato, e l'artista pose
nel vuoto e altrove animali fantastici: di sopra due mostri
marini, a sinistra un uccellaccio strano, a destra un grifone,
in giù due uccelletti d'una tinta gialla azzurrognola uniti
con una coda serpentina.
Al fol. 25 vedesi lo scudo di Giovanna d'Aragona, chiuso
da un fascio d'alloro in fondo: due angioletti sostengono
questo fascio, due la corona regia, due lo scudo. La de-
corazione esterna è gaia, ma gli angioli non sono ben di-
segnati. In alto due pappagalli verdi s'affrontano innanzi
ad un gruppo di foglie, un uccello d'azzurro e argento con
la coda rossa e dorata becca frutti in una coppa posta nel
mezzo della fascia ornamentale a sinistra, ed anche in
mezzo di quella inferiore è una coppa colma di frutti fra
due pavoni, agli angoli si acquattano alcuni leprotti.
Lo scudo del conte Quirra, a fol. 41, è sostenuto da
cinque angioletti disegnati e condotti meglio degli altri,
nell'ornato abbondano uccelli e fiere. Nel fregio della fa-
scia superiore un angioletto coll'arco saetta un'arpia, un
medaglia d'oro del valore di 300 ducati; ma nessun tema fu dato per
la scultura, che, come tutti convengono, era ancor nel periodo dei ten-
tativi. — Antichità e Belle Arti, fascio 5061.
Difatti sappiamo che solo un Francesco Nicolai, alunno di Napoli
più innanzi nel modellare, andò per consiglio di Wicar a Carrara a
lavorar qualche saggio della sua arte e, nel '14, tornò portando due
busti copiati dall'antico: l'imperatore Adriano ed Achille. — Carte
cit., fasci 51-3 e 51-4.
(1) Carte cit., 51-3, e Monitore napolitano, venerdì 19 febbraio 1808,
n. 207.
NAPOLI NOBILISSIMA
e l'eruzione del Vesuvio, popolando eziandio i suoi dipinti
di figure. Altri artisti si occuparono a trasformare special-
mente il R. Palazzo di Portici, che fece sorprendere gli
stessi Borboni più tardi (0, e tutti quelli che avevano un
tantino di bravura e d'ingegno trovaron sempre in man-
canza di altro a ritrarre il Re e la Regina, come Tom-
maso Bucciano che fu ancora adoperato nelle sculture de-
corative alla Reggia di Caserta (2), Valerio Villareale che
fu nominato scultore del R. Museo, e Giorgio Castrese,
con altri di minor conto, obliati tra i molti e che pur
ebbero per un momento l'illusione della gloria.
L'anno 1808 il Re ordinò di elevar nell'interno della
Piazza di Gaeta un monumento a nome dell'armata di Na-
poli alla memoria del generale Leone Pascal Vallongue
morto in quell'assedio ed un altro colonnello Claudio
Denis Noél Bruyere morto per man di briganti sul cam-
mino di Roma tra Fondi ed Itri; ma Wicar che tenea la
somma delle cose d'arte, propose il concorso non poten-
dosi dar commissioni ad artisti singolarmente, perchè in Na-
poli mancavano ancora nella scultura ingegni trascendenti (2).
Difatti, presentarono i progetti architettonici Serafino Ca-
drò fatto alla prima con calata di sole si fa ammirare per la maestria
colla quale è eseguito. Il piccolo Vesuvio è uno schizzo per essere ese-
guito in grande.
«Malgrado che questi quadri non sieno dei migliori dell'Autore,
sono di parere che se ne può fare l'acquisto per avere nella Galleria
del Museo delle opere di un Artista dei più celebri del suo genere.
« Ho l'onore di essere con profondo rispetto
« Dell' Eccellenza Vostra «U.mo e d.mo ser.e
« Giacomo Berger ».
Non mi costa che se ne facesse l'acquisto secondo la giusta pro-
posta del Berger, perchè poco di poi gli eredi fecero domanda per ot-
tenere il permesso di estraregnare quadri, disegni ed altre cose di stu-
dio del loro parente. Solo posso aggiungere che le opere del Denis
fatte per conto della R. Corte o R. Camera col ritorno dei Borboni
passarono nella Galleria del Principe di Salerno, che, come tutti sanno,
fu un grande amatore di arte.
(1) Lady Morgan, L'Italie, Paris, Dufart, 1821, tome IV, pag. 142.
(2) T. Bucciano ritrasse nel 1813 la Regina in due bassorilievi ed
in un mezzo busto, e fu confezionato nel Ministero un articolo pel
giornale ufficiale per far noto al pubblico il merito di questi ritratti,
un dei quali trovò posto nelle R. Scuole del Disegno. Un anno prima,
e propriamente nel giugno del 1812, egli, già vecchio, aveva spedita
al Re la supplica seguente non priva d'importanza:
« Signore, S. R. M.
« Tommaso Bucciano di S. Giorgio la Molara espone a V. M.
come l'orat.e ebbe l'onore di servire alla passata Corte R.le con aver
fatto fra le altre opere i bassi rilievi, e li busti colossali nel R.1 Pa-
lazzo di Caserta. In un salone vi è rappresentata la morte del console
Marcello: la fuga di Annibale cartaginese. In altro salone vi sono i bu-
sti colossali rappresentanti l'Astronomia, laPoesia, la Matematica ed altro.
« L'oratore sculture, e rattristato chiede la Grazia a V. M. di am-
metterlo nello stesso R.1 Palazzo di Caserta, e lo riceverà a grazia
ut Deus ».
(2) Nel programma della R. Accademia napolitana delle Belle Arti
pel concorso dell'anno 1812, per l'Architettura fu dato il tema: — Un
edifizio in uso di Borsa — col premio di una medaglia d'oro del va-
lore di 150 ducati, e per la Pittura: — Teti in atto che dà in edu-
cazione suo figlio Achille al Centauro Chirone — col premio di una
sella romano, Leonardo Olivieri, Saverio Mastriani, il pit-
tor Cosimo De Focatiis, che ebbe più spirito intrapren-
dente e coltura che pratica e merito artistico, ed il capi-
tano del genio Loiacono che superò tutti col suo disegno
di una piramide egizia. Furono pure scelte le iscrizioni di
Francesco Daniele, mettendo da parte quelle di Domenico
Martuscelli; ma non si provvide poi alle sculture nè per
questi eroi del dovere, nè pel Tasso, eziandio designato
ad avere il suo monumento, rimanendo tutto allo stato
di progetto (0.
continua.
Angelo Borzelli.
IL LIBRO DI S. MARTA
(Cont. e fine, v. fase. prec.).
Nella tavola di Giovanni, cardinale di S. Adriano fi-
gliuolo di Ferrante I (1482, fol. 17), lo scudo è sostenuto
da quattro puttini nudi, due reggono di sopra il cappello
cardinalizio. Un fascio di foglie d'alloro orlato d'oro cir-
conda il fondo azzurro, nel quale è campato lo scudo.
Nella decorazione esterna le spire dei ramoscelli s'inter-
rompono nel mezzo della facciata d'ogni lato, e l'artista pose
nel vuoto e altrove animali fantastici: di sopra due mostri
marini, a sinistra un uccellaccio strano, a destra un grifone,
in giù due uccelletti d'una tinta gialla azzurrognola uniti
con una coda serpentina.
Al fol. 25 vedesi lo scudo di Giovanna d'Aragona, chiuso
da un fascio d'alloro in fondo: due angioletti sostengono
questo fascio, due la corona regia, due lo scudo. La de-
corazione esterna è gaia, ma gli angioli non sono ben di-
segnati. In alto due pappagalli verdi s'affrontano innanzi
ad un gruppo di foglie, un uccello d'azzurro e argento con
la coda rossa e dorata becca frutti in una coppa posta nel
mezzo della fascia ornamentale a sinistra, ed anche in
mezzo di quella inferiore è una coppa colma di frutti fra
due pavoni, agli angoli si acquattano alcuni leprotti.
Lo scudo del conte Quirra, a fol. 41, è sostenuto da
cinque angioletti disegnati e condotti meglio degli altri,
nell'ornato abbondano uccelli e fiere. Nel fregio della fa-
scia superiore un angioletto coll'arco saetta un'arpia, un
medaglia d'oro del valore di 300 ducati; ma nessun tema fu dato per
la scultura, che, come tutti convengono, era ancor nel periodo dei ten-
tativi. — Antichità e Belle Arti, fascio 5061.
Difatti sappiamo che solo un Francesco Nicolai, alunno di Napoli
più innanzi nel modellare, andò per consiglio di Wicar a Carrara a
lavorar qualche saggio della sua arte e, nel '14, tornò portando due
busti copiati dall'antico: l'imperatore Adriano ed Achille. — Carte
cit., fasci 51-3 e 51-4.
(1) Carte cit., 51-3, e Monitore napolitano, venerdì 19 febbraio 1808,
n. 207.